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75MILA FIRME PER LA PETIZIONE SALVA-GRANO

CIA denuncia i disagi dei cerealicoltori italiani

CIA-Agricoltori Italiani lancia un nuovo appello a sostegno del comparto del grano italiano, tra prezzi bassi e costi troppo elevati, denunciando un ulteriore calo delle superfici per altri 130 mila ettari

La petizione online

In un comunicato, CIA dichiara di aver raccolto oltre 75mila firme con la petizione online “salva-grano” Made in Italy. Chiede al governo di stringere i tempi e dare risposte concrete al comparto cerealicolo in emergenza e dichiara inaccettabile che gli agricoltori lavorino in perdita.

«Oggi, considerando le ultime quotazioni sul grano duro pari a circa 37 euro al quintale e le rese degli agricoltori di circa 30 quintali a ettaro, si arriva di fatto a una produzione lorda vendibile di 1.100 euro a ettaro, ma con costi di produzione di gran lunga superiori ai 1.400 euro a ettaro. Non solo, i primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari, una perdita tale da far prospettare per il Paese, anche a causa dei cambiamenti climatici, un raccolto tra i più bassi di sempre».

Attenzione al grano duro

«E, come se non bastasse, ci sono le politiche Ue penalizzanti per gli agricoltori, i bassi prezzi di listino e l’import sempre più significativo da Paesi terzi che rischiano di mortificare le imprese del comparto costringendole all’abbandono con gravi ripercussioni, non solo economiche, ma anche sociali e ambientali. Serve più attenzione e trasparenza per il mercato del grano duro, chiosa Cia, non sottovalutando l’import crescente da Russia e Turchia, non tradizionalmente esportatori verso l’Italia».

“Granaio Italia”

Il Presidente nazionale di CIA, Cristiano Fini, conclude: «Non ci stancheremo di ribadire le nostre istanze  e tra queste, l’urgenza del registro telematico sulle giacenze, Granaio Italia, per garantire maggiore trasparenza sui mercati, e una certificazione dei costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione. In gioco il nostro patrimonio cerealicolo, materia prima d’eccellenza per la pasta,  simbolo del Made in Italy nel mondo con quasi 4 milioni di tonnellate di produzione nazionale annua e un fatturato sui 7 miliardi di euro».

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