I sindacati si oppongono alla legge sul ripristino della natura, invocando nuovi oneri e strade in salita per gli agricoltori.
Il Predidente di Coldiretti, Ettore Prandini ha commentato l’approvazione del Parlamento europeo molto duramente: «Quella sul ripristino natura è una legge senza logica che, tra le altre cose, diminuisce la produzione agricola. Un compromesso al ribasso rispetto alla proposta del Parlamento, anche se meno negativa della prima proposta della Commissione europea». E prosegue: «La legge resta però un controsenso perché mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore, che in realtà è il vero custode di questo patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra che si preserva l’ambiente».
Le dichiarazioni di Cia-Agricoltori Italiani non sono da meno: «(…) si prospetta un’altra strada in salita tra rischi sul potenziale produttivo e ulteriori oneri. (…) Adesso, quindi occhio al Piano nazionale di attuazione del regolamento, in virtù di quella flessibilità che il nuovo testo ha assicurato di garantire. Pesa non poco, alla luce di tutte le criticità geopolitiche e commerciali in atto, l’obiettivo ambizioso del ripristino degli ecosistemi di almeno il 30% entro il 2030, percentuale che aumenterà al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Inoltre, visti proprio gli eventi climatici estremi, oltremodo preoccupa la tendenza positiva che si dovrà registrare, per legge, rispetto alle risorse idriche, 25 mila km di fiumi, come l’impegno imposto di garantire che non vi sia alcuna perdita netta né della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani, né di copertura arborea urbana».
Anche Coldiretti si è opposta: nel manifesto per un nuovo modello agricolo si chiede di sospendere il provvedimento in attesa delle conclusioni del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura promosso dalla Commissione europea.
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