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DAL 1 LUGLIO MONITORATI GLI STOCK

Il governo attiva il programma di Granaio Italia. Salvaguardia da Strasburgo

Monitorati gli stock. Dal primo luglio, sarà attivato il Registro telematico sulle giacenze dei cereali: parte Granaio Italia, il governo stringe i tempi per iniziare a riportare trasparenza sui mercati. Granaio Italia doveva partire infatti dal 2025. La novità arriva dal tavolo aperto al Masaf dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra. Ci sarà quindi un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, con la comunicazione, nell’apposito registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), delle operazioni di carico e scarico dei quantitativi di cereali e di farine di cereali.

Certificazione

«Prossimo passo -ricorda Cia che plaude alla mossa del governo – l’introduzione di uno strumento di certificazione dei costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione. In gioco il nostro patrimonio cerealicolo, materia prima d’eccellenza per la pasta, simbolo del Made in Italy nel mondo con quasi 4 milioni di tonnellate di produzione nazionale annua e un fatturato sui 7 miliardi di euro». Favorevole anche Confagricoltura, secondo cui «va alzata la soglia minima da sottoporre alla registrazione sul SIAN, attualmente fissata a 30 tonnellate annue; che si garantisca il buon funzionamento del portale dove andranno effettuate le comunicazioni da parte delle aziende cerealicole, e che si valuti una deroga al regime sanzionatorio fino a quando il registro telematico non sarà a pieno regime».

Le importazioni

L’Italia importa il 40% del fabbisogno di grano duro, il 65% di tenero e il 55% del mais. Eppure, nonostante la carenza di prodotto nazionale e la continua richiesta da parte dei consumatori di prodotti 100% italiani, le quotazioni dei maggiori cereali sono sempre più mortificanti per gli agricoltori. Oggi, considerando le ultime quotazioni sul grano duro pari a circa 34 euro al quintale e le rese degli agricoltori di circa 30 quintali a ettaro, si arriva di fatto a una produzione lorda vendibile di 1.100 euro a ettaro, ma con costi di produzione di gran lunga superiori ai 1.400 euro a ettaro. I dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre.

Sempre oggi, con votazione odierna della Plenaria a Strasburgo, l’Europarlamento ha approvato gli emendamenti del PPE per includere frumento tenero, orzo, avena, mais e miele nell’attivazione automatica del sistema di misure di salvaguardia.

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