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CONCIMARE PREVIENE LE MALATTIE

Vediamo come con Claudio Cristiani di CAI

La concimazione nel frumento deve rispondere alle esigenze nutritive della pianta in funzione dello sviluppo, dei fattori genetici e di quelli ambientali. Fondamentale è la definizione della dose: ottimizzare la concimazione vuol dire garantire elevato assorbimento e riduzione delle perdite. Anche nel frumento, si nota una proporzionalità diretta tra assorbimento delle sostanze nutritive e resa, fino ad una certa soglia oltre la quale la curva arriva ad un plateau. La fase in cui il frumento assorbe la maggior parte degli elementi nutritivi è prima e durante la fase della levata.

Nel frumento l’azoto ha un ruolo fondamentale sui componenti della resa, promuovendo la moltiplicazione cellulare, la crescita, l’accestimento, la densità di spighe e di cariossidi per spiga, oltre alla proteina contenuta nelle cariossidi. Inoltre, ha anche un ruolo nel ritardare la senescenza dell’apparato fogliare e nel promuovere l’assorbimento di altri elementi nutritivi.

La migliore concimazione

Una buona concimazione aggiunge all’approccio empirico, di osservazione delle condizioni del campo, quello basato sul bilancio degli elementi nutrizionali; più di recente, si utilizzano  misure dirette e indirette della concentrazione di elementi nella coltura, oltre alle tecniche a rateo variabile con strumenti di agricoltura di precisione (ne abbiamo parlato qui).

A livello operativo bisogna conoscere la dose totale, il frazionamento con cui viene distribuita e la forma dell’elemento da apportare; poi si sceglie il metodo più conveniente e adeguato alle condizioni contingenti. Per evitare carenze che minano la resa, è bene conoscere le esigenze nutritive in funzione della fase fenologica: la pianta di frumento assorbe gli elementi necessari soprattutto dall’accestimento alla fioritura, mentre fino all’emissione della terza foglia sono le riserve del seme a soddisfare i fabbisogni.

Il frazionamento è fondamentale

E’ fondamentale conoscere cicli e dinamiche degli elementi attraverso le fasi fenologiche e nel sistema suolo-pianta, così da redigere un piano di concimazione efficiente ed efficace. Questo anche in base alla destinazione produttiva della nostra coltura. A seconda della tipologia di frumento, infatti, si distinguono diverse strategie di frazionamento della concimazione azotata, sempre con 2 o 3 passaggi. Per le varietà biscottiere e panificabili è possibile una distribuzione all’accestimento (uscita dall’inverno) e una al viraggio/ inizio levata per il 60% della dose. Per le varietà superiori e di forza si può aggiungere una terza distribuzione a fine levata/ emissione della foglia bandiera (apportando il 30%, il 45% e il 25% della dose totale), allo scopo di supportare i maggiori contenuti proteici nella cariosside.

Il ruolo nella prevenzione delle malattie

Abbiamo chiesto a Claudio Cristiani, responsabile agronomico Ricerca e Sviluppo di CAI – Consorzi Agrari d’Italia, di illustrarci i meccanismi della concimazione azotata nella prevenzione delle malattie del frumento. Ecco cosa ci ha detto: «la concimazione azotata, correttamente calibrata alle specifiche esigenze di ogni realtà colturale,  migliora nella pianta la resistenza alle patologie, rendendola più resistente nella risposta indotta da attacchi dei patogeni, siano essi insetti o funghi. D’altro canto, dosi eccessive di azoto possono causare nella pianta di frumento un ingentilimento dei tessuti, ovvero una riduzione della resistenza meccanica, quindi maggiore suscettibilità all’allettamento e, in generale, ad una maggiore suscettibilità alle malattie fogliari.

Inoltre, un eccessivo sviluppo si traduce in un aumento della superficie traspirante, quindi in maggiori esigenze idriche e una sensibilità pronunciata alla stretta da caldo. Alcune fasi del ciclo, poi, potrebbero allungarsi determinando una maggiore probabilità di periodi siccitosi durante la granigione».

Autore: Azzurra Giorgio

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