Il Crea prevede un calo produttivo del dieci per cento nella produzione di frumento duro italiano. Di «calo» ha parlato il direttore della sezione cerealicoltura Nicola Pecchioni al Durum Day promosso ieri a Foggia da Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Fedagripesca Confcooperative, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, con il patrocinio della Siga (Società Italiana Genetica Agraria), la collaborazione del Crea e la partecipazione tra i relatori di Areté e ICG (International Grains Council) e degli sponsor Basf e Corteva. Insomma un parterre nutrito e rinforzato dalla partecipazione di un manipolo di “agricoltori italiani”, il movimento nato dalla rivolta dei trattori, che hanno interrotto più volte la tavola rotonda contestando l’industria e i mugnai e sostenendo le posizioni della Cia di Foggia.
Il grano duro cala dell’8% su base annua
I numeri forniti dal Crea, durante l’intervento del responsabile della sede di Foggia Pasquale De Vita, sono questi: 3,4 milioni di tonnellate attese, con un decremento del 10-15% rispetto alla media di lungo periodo e un calo dell’8% su base annua. Se nel Centro italia il grano duro contiene i danni (3,74 tonnellate ad ettaro di resa) e al Nord potrebbe esser un anno quasi normale o addirittura buono (5,04 a Nord-ovest e 5,58 a Nord-est) al Sud precipitano le rese: 2,83 sul continente e 2,74 sulle isole. Pesa soprattutto la situazione siciliana: si parla di perdite del 70% e da settimane molti agricoltori hanno abbandonato la coltura al suo destino.
Tutti d’accordo su questi dati, peggiorati da un quadro globale incerto. Carlotta De Pasquale (Arete) ha ricordato che, dopo il calo dello scorso anno, le produzioni di grano duro a livello mondiale sono viste in ripresa, con aumenti nell’ordine del 10%, grazie a Canada (+40%), Stati Uniti (+25%), Russia (+20%), Turchia (+5%). Si tratta di aumenti che contribuiranno a incrementare le scorte finali, le quali tuttavia resteranno tuttavia lontane dalle medie di lungo periodo. I prezzi non saliranno moltissimo, a meno che non ci siano eventi particolari, come una crisi produttiva in Canada o sanzioni che blocchino le esportazioni dalla Russia.
Il mercato è instabile
Anche l’International Grain Council ritiene che il mercato del grano sia instabile e parla di un ridimensionamento dell’offerta mentre il consumo continua ad aumentare. Lo spauracchio sono «scorte al livello più basso del quinquennio». Il grano ucraino dovrebbe avere rese inferiori alle aspettative e sulla Russia non ci si pronuncia ancora. «Meno export di grano» è il verdetto Igc che vede la produzione di duro al livello più basso degli ultimi decenni, per quanto si attende una ripresa degli investimenti in Nord America. I prezzi sono in leggero aumento ma restano sotto media. Per gli esperti Igc il meteo condizionerà il mercato nel breve ma sul medio periodo bisogna guardare alla domanda dei consumatori, in crescita, mentre le rese si mantengono basse. (Di seguito alcune slide per gentile concessione di Crea e Areté)
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