Siamo stati ieri all’oasi del Quadrone a Medicina (BO) per l’iniziativa Campi in Filiera, il cui obiettivo è mettere a confronto varietà di grano tenero e duro, con caratteristiche qualitative tali da poter rientrare nei progetti di filiera. Tra questi vi è anche quello di Barilla che rappresenta il più rilevante: Barilla è partner del progetto insieme a Società Produttori Sementi (PSB). Nel campo sono presenti 50 varietà di frumento, 25 di tenero e 25 di duro, che hanno tutte seguito il medesimo percorso agronomico, dalla concia del seme, alla difesa fitosanitaria, all’utilizzo di fertilizzanti e di fungicidi. L’investimento di semente viene indicato dalle società sementiere e il team di Campi in Filiera, sotto la guida di Roberto Neri di Agrostaf, regola le seminatrici per ogni varietà. Si procede alla pesa della semente prima e dopo la semina, per conoscere l’esatto numero di semi depositato per metro quadro.
Approccio scientifico in campo
Roberto Neri ci racconta che in questo campo si segue un approccio più sientifico rispetto alla normalità delle altre iniziative di prove. Ad esempio, ci sono vere e proprie aree di saggio all’interno dei parcelloni nelle quali avviene la conta delle piantine nate, così da registrare l’effettiva emergenza effettiva per le singole varietà. Sulle stesse aree di saggio, della dimensione di 0,30 metri quadri (ovvero 2 m lineari e 0,15 m di interfila), in fase di spigatura avviene la conta delle spighe: il numero di spighe nate sulle piantine emerse definisce l’indice di accestimento di ogni varietà. Insomma, si vanno a registrare le informazioni di base utili per conoscere al meglio la varietà di interesse.
Così si lavora anche nella raccolta: in ogni singolo parcellone si utilizza un carro-pesa speciale, con tolleranza massima di 1 kg, quindi tra i più precisi presenti sul mercato: viene pesato il prodotto della parcella e rapportato alla superficie. Inoltre, vengono prelevati 3 campioni per singolo parcellone per le analisi qualitative: la media delle 3 analisi qualitative rappresenta il risultato comunicato al termine del ciclo di coltivazione.
La gestione agronomica delle varietà in campo
Per quanto riguarda la concimazione, la procedura seguita dal team di Roberto Neri parte da un prelievo dei campioni del terreno in pre-aratura: tutte le procedure seguite per i prelievi e le analisi dei campioni sono comunicate nei documenti del progetto. Con il supporto dei DSS, conoscendo la fertilità residua, le varietà e gli obiettivi quantitativi da raggiungere, si ottiene la quantità di azoto da apportare alla coltura. Sono stati, in particolare, utilizzati fertilizzanti Belor, con inibitori dell’azoto, Limus® e Vibelsol® (BASF).
I trattamenti fungicidi hanno luogo regolarmente, nei momenti di maggiore sensibilità dei patogeni. La concia delle sementi di tutte le varietà avviene con Systiva®, formulato di BASF a base di Fluxapyroxad che ha la caratteristica di contenere le malattie del seme ma, soprattutto, di contenere anche le patologie fogliari. Questo consente di mettere tutte le varietà nelle stesse condizioni, ovvero di arrivare alla fase di ultima foglia quasi sane. La scelta dei prodotti è andata su due formulati di BASF, il Revycare® in fase di ultima foglia e il Caramba®in fase di inizio spigatura, al dosaggio di 1l per ettaro.
La difesa erbicida si è svolta in fase di fine accestimento-inizio levata, con una miscela di un graminicida + dicotiledonicida, per avere la massima certezza di coprire tutte le infestanti presenti.
Non si tratta di campi sperimentali
Abbiamo chiesto a Roberto Neri perchè i campi dell’iniziativa non si possono definire “sperimentali” e qual è il valore aggiunto per gli agricoltori. Ecco cosa ci ha dichiarato: «i nostri campi hanno lo scopo di essere dimostrativi, quindi utilizziamo le stesse attrezzature dell’agricoltore. Non usiamo seminatrici parcellari ad esempio, ma seminiamo in funzione della larghezza che hanno gli strumenti successivi. La barra irroratrice, poi, è lunga 21 m, dunque predisponiamo un corsello centrale di 3 m in cui passerà la macchina per il trattamento. Questo perchè i campi devono essere il più reali possibile, così da agevolare concretamente l’agricoltore… Si pensi al fatto che il campo è composto di parcelloni, non di parcelline, di 5-600 metri quadrati (una superficie che emula un vero campo). Questa è la grande differenza rispetto ad altri campi, ovvero che rappresentano di più la realtà delle coltivazioni».
Le nostre video-interviste ai protagonisti dell’evento
Le foto dell’evento Campi in Filiera 2024
Autore: Azzurra Giorgio
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