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AGRICOLTURA RIGENERATIVA A TORINO

Al 13° Convegno AISTEC si parla di agricoltura rigenerativa e innovazione delle filiere produttive

Dal 19 al 21 giugno si svolge a Torino il 13° Convegno dell’Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali, co-organizzato da AISTEC, dal CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) e dal DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) dell’Università degli Studi di Torino. Tema di quest’anno è la transizione dei sistemi colturali cerealicoli e delle filiere alimentari collegate, per rispondere all’esigenza di mitigare e adattarsi al cambiamento climatico e di garantire produzioni in linea con le richieste qualitative dell’industria di trasformazione e della società. Tema centrale è l’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di conservare e rigenerare il sistema agricolo, preservare il suolo e accumulare carbonio, aumentare la biodiversità e i servizi ecosistemici.  Ciò garantendo la produttività e le richieste sanitarie, nutrizionali e qualitative delle filiere.

Allo stesso modo, si trattano argomenti di innovazione delle filiere produttive, in termini di processi tecnologici, organizzazione delle reti agroalimentari, valore d’uso delle materie prime e dei prodotti alimentari. Obiettivo è rispondere alla richiesta di sostenibilità posta dal mercato e dalla società. Le comunicazioni scientifiche hanno trattato numerose specie di cereali, tra cui ovviamente anche il frumento: ne abbiamo selezionate due, relative a Difesa e Fertilizzazione e le sintetizziamo qui di seguito.

1. Controllo delle patologie del frumento con l’applicazione di bio-fungicidi

Effetto sulla produttività e sul contenuto in micotossine da Fusarium e Alternaria

La ricerca è stata portata avanti dall’Università degli Studi di Torino (DISAFA) e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (DIPROVES e DIANA), con l’obiettivo di valutare l’impatto di alcuni bio-fungicidi disponibili in commercio e applicati alla fioritura del frumento sul controllo delle malattie della foglia e della spiga, la capacità produttiva, i parametri qualitativi e il contenuto in micotossine.  I fungicidi studiati sono miscela di rame e zolfo; microrganismi competitori, Phytium oligandrum (ceppo M1, Polyversum®, Gowan) e Bacillus subtilis (ceppo QST713, Serenade Max®, Bayer); elicitori, chitosano cloridrato (Chitosano®, Agrilete) e bicarbonato di potassio (Mallen®, Certis).

I risultati

I risultati dichiarati dagli autori sono i seguenti: «Nel 2022, con una bassa pressione delle malattie per le ridotte piogge, i bio-fungicidi hanno mostrato una buona capacità di contenimento del complesso della septoria e della fusariosi (-70% e -45% rispetto a non trattato). Il DON è stato ridotto in media del 51%, con valori al di sotto dei limiti di legge (536 ppb), tuttavia il fungicida di sintesi ha portato a un contenimento significativamente superiore e pari al 75%. Nel 2023, con elevate piogge nel mese di maggio, l’effetto dei bio-fungicidi sul contenimento delle malattie fogliari è significativo, in particolare l’impiego di rame e zolfo ha ridotto la severità del complesso della septoriosi dell’85%, mentre P. oligandrum ha minimizzato la severità della fusariosi del 76%.

Tuttavia, i bio-fungicidi non hanno permesso una riduzione del contenuto in DON, rispetto al testimone non trattato, il quale risulta sempre superiore al limite di legge. Tra le micotossine di Alternaria, TEN e TEA presentano una contaminazione media di 478 e 120 ppb nel 2022 e di 10 ppb e 56 ppb nel 2023, con una riduzione significativa del 60% solo con l’applicazione del fungicida di sintesi».

Dunque, dalla ricerca è emerso come i prodotti di difesa alternativi ai fungicidi di sintesi abbiano una capacità di controllo ancora incompleta, questo in particolare per ridurre al minimo il rischio da micotossine. E’, quindi, importante che le innovazioni in questo ambito siano inserite nei sistemi colturali valutandone attentamente l’opportunità, preservando la sostenibilità ma anche le esigenze di risultati produttivi, qualitativi ed economici.

2. La coltivazione del frumento ibrido

Per l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’azoto ed il miglioramento della produttività e sostenibilità dei sistemi cerealicoli

I genotipi di frumento ibrido, grazie al fenomeno dell’eterosi, mostrano un elevato vigore vegerativo (ne abbiamo parlato in questo articolo): la tecnologia di produzione determina un costo della semente superiore e la necessità di adeguamento delle agrotecniche, con una ridotta densità di semina. I ricercatori del DISAFA dell’Università di Torino hanno confrontato un genotipo ibrido di frumento tenero con una varietà convenzionale per definire la corretta strategia di concimazione azotata, allo scopo di massimizzarne le potenzialità produttive per ridurre l’impiego di input agronomici e l’impronta carbonica.

I risultati

I risultati dello studio, condotto nella stagione colturale 2022-23 sono stati i seguenti, nelle parole degli autori: «Il genotipo ibrido, grazie all’alto indice di accestimento, ha recuperato l’iniziale svantaggio legato alla ridotta dose di seme (-33%) rispetto al genotipo convenzionale, mostrando una densità spighe alla raccolta di poco inferiore (-6%). Dal momento che le altre componenti della produzione (cariossidi per spiga e peso delle cariossidi) sono risultate superiori, ha mostrato un vantaggio produttivo medio del +4% rispetto al genotipo convenzionale, arrivando a rese superiori anche del +10% con bassi livelli di N.

Sebbene il contenuto proteico della granella sia risultato di poco inferiore rispetto al genotipo convenzionale (in media -0.8%), la resa in proteine per unità di superficie è risultata simile tra ibrido e varietà convenzionale. Inoltre, la migliore NUE a bassi livelli di concimazione N, e il conseguente minore fabbisogno di N di sintesi, il principale input agronomico responsabile dell’emissione di gas clima-alteranti in agricoltura, ha portato ad un incremento della sostenibilità ambientale del frumento ibrido, per una riduzione dell’impronta carbonica».

In sintesi, la ricerca sottolinea come i genotipi ibridi di frumento possano rappresentare una opportunità concreta per affrontare le sfide più attuali poste all’agricoltura, tra cui quelle dei cambiamenti climatici. Ciò grazie ad una migliore stabilità produttiva ed efficienza d’uso degli input agronomici, a supporto della sostenibilità ambientale dei sistemi colturali.

Autore: Azzurra Giorgio

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