Come si esce dalla morsa siccità-mercato? Ci si interroga in Calabria come altrove, in questa campagna difficilissima. Il raccolto è stato scarso ma i rapporti domanda-offerta preoccupano ancora di più. Anche un ammassatore d’esperienza come il crotonese Agostino Biondi non è ottimista e ora l’agronomo cosentino Marco Lo Prete solleva un ulteriore problema.
Non basta l’acqua: il nodo filiera
C’è il problema – dice – di una maggiore comunicazione interna alla filiera. «Penso sia fondamentale aumentare il dialogo con i nostri interlocutori finali», dichiara Lo Prete, «cioè la grande distribuzione, i pastifici, i mulini e quant’altro. Non danno la dovuta importanza alla qualità del nostro frumento, acquistandolo per una mera condizione economica dall’estero. Un grano in cui, in certi casi, si utilizzano per concludere tutto il ciclo della cultura prodotti che da noi non sono consentiti».
La tempesta perfetta
Quella cui si assiste in queste ore è dunque una tempesta perfetta per il settore del frumento in Calabria. Agricoltori e tecnici sottolineano l’urgenza di strategie di adattamento e supporto, anche da parte delle istituzioni, che possano aiutare gli agricoltori a navigare in queste acque turbolente. Un lato positivo che la carenza d’acqua ha portato con sé – se proprio vogliamo trovarne uno – è stata la quasi totale assenza di avversità nelle fasi di crescita e fino alla raccolta. «La Calabria non ha sofferto quasi per nulla di malattie fungine, che comunque sono più tipiche della Sicilia. Qui in questa annata non abbiamo avuto nulla». Ma l’acqua da sola non basta. Resilienza e capacità di adattamento saranno cruciali per garantire che la regione possa continuare a produrre frumento, nonostante le sfide poste da madre natura e dalla congiuntura economica globale.