Come superare le difficoltà del mercato del frumento in Italia e invertire il trend di riduzione delle superfici, costante negli ultimi anni? Ne abbiamo parlato con Gennaro Masiello, Vice presidente nazionale di Coldiretti, e cerealicoltore. Gennaro Masiello ha una azienda agricola multifunzionale nella provincia di Benevento, dove coltiva circa 60 ettari a frumento duro, oltre a tabacco e vite, e che include anche un agriturismo.
Siamo con Gennaro Masiello: come è andata la stagione del frumento duro?
Ormai abbiamo superato la fase del raccolto e possiamo affermare che anche in Campania abbiamo sofferto gli effetti del cambiamento climatico, con rese basse laddove non è piovuto. Nelle zone dove si sono verificate precipitazioni nei mesi di aprile e maggio, invece, le rese sono state decenti: nella nostra azienda abbiamo ottenuto circa 30 quintali/ettaro, ad esempio. Ma ci sono zone, anche nella mia Regione, dove non si sono superati i 15 quintali/ettaro. Per non parlare delle situazioni disastrose riportate in Sicilia, ma anche in Puglia e Basilicata.
Purtroppo il cambiamento climatico mette a dura prova soprattutto le coltivazioni cerealicole in pieno campo che, tradizionalmente, non hanno mai avuto bisogno di acqua. Inoltre, la redditività del cereale non consente nemmeno di ipotizzare e realizzare azioni di soccorso in questo momento.
Parliamo dei prezzi bassi del frumento…
Esatto…è un paradosso che, a fronte di una produzione ridotta, non si verifichi un trend di risalita dei prezzi. Il mercato lamenta la scarsa disponibilità di prodotto, inclusi i pastifici, ma non c’è un effetto sul prezzo. Inoltre, la qualità è buona, come certificato dalla analisi: abbiamo valori di proteine ottime, peso specifico oltre 80, colore straordinario…e, nonostante questo, il valore alla Borsa di Foggia è calato nelle ultime settimane. Tra gli agricoltori c’è amarezza, anche perché l’azienda ci rimette: con 30 quintali ad ettaro e valori di 30€/quintale non si riescono a coprire i costi di produzione che superano i 1.000€/ettaro.
Per non parlare della PAC, i cui sostegni sono in calo costante ormai da 7 anni: in alcune aziende si sono addirittura dimezzati. Ma, certamente, non è questa la soluzione. E’ un fatto che l’assenza di programmazione rappresenti un danno per gli agricoltori, tanto quanto per l’industria: l’unica soluzione è quella di strutturare contratti di filiera adeguati.
Nella sua zona i contratti di filiera sono una realtà diffusa?
Tra gli agricoltori c’è voglia, ma purtroppo non sono molte le industrie disposte a farlo, noi lo abbiamo avviato uno con un pastificio del territorio: ci si impegna infatti, per irrobustire i contratti con servizi e altri elementi che rendano la relazione più efficace ed efficiente. Servono capacità tecniche e relazionali, non è semplice garantire le caratteristiche richieste dall’industria. Stiamo, ad esempio, compiendo sforzi per aiutare le aziende anche con consulenza tecnico-agronomica. In Italia facciamo grano di qualità, abbiamo gli strumenti per produrre grano di qualità, con prodotti e pratiche agronomiche di gran lunga più efficaci e sicure rispetto ad altri paesi.
Cosa determina le tensioni sul mercato?
Sono le importazioni a creare squilibri ed è gravissimo il fatto che, proprio all’avvio della trebbiatura, si faccia arrivare il grano con le navi ai porti di Bari e Ancona. Insieme ad altri agricoltori abbiamo manifestato al porto di Bari per contestare queste pratiche che non hanno senso, anzi rappresentano uno schiaffo alla produzione del proprio paese…
Inoltre, oggi le importazioni, oltre che dal Canada, arrivano dalla Turchia che, di fatto, è diventato da un anno esportatore di grano duro, cosa che ha creato squilibri sui nostri mercati. Attraverso la TMO ( ente statale turco), vengono gestite aste a prezzi più bassi dei nostri, mettendo in scacco le nostre produzioni. Gli equilibri politici si sono modificati e la Russia è attore di rilievo in tutto ciò.
Cosa si può fare per modulare questa invasione di grano estero?
Sicuramente, come abbiamo sempre detto, bisogna fare in modo che ci sia una etichettatura chiara ed evidente che indichi su tutti i prodotti, non solo l’ultimo luogo di produzione, ma che indichi l’origine del prodotto agricolo. E’, però, necessario andare oltre strutturando contratti di filiera che siano duraturi nel tempo e garantiscano prevedibilità e sostenibilità. La prevedibilità è dettata dalla durata del contratto, mentre la sostenibilità deve essere, certamente, di carattere ambientale e agronomico ma, soprattutto, economica. Le caratteristiche richieste dal pastificio devono essere remunerate in modo adeguato all’agricoltore: dovrebbe essere presente un prezzo minimo garantito basato sui costi di produzione, il cui livello dovrebbe essere determinato da organismi terzi (ad esempio, ISMEA).
Ad oggi CAI si sta adoperando su scala nazionale con accordi di filiera con i più importanti pastifici per cercare di offrire una remunerazione che tenga conto dei costi di produzione. Vorrei ricordare, a questo proposito, che andrebbe messo in pratica concretamente quanto previsto dal decreto sulle pratiche sleali, secondo cui non si possono scambiare prodotti sotto i costi di produzione certificati da ISMEA.
Se tutti privilegiassero un rapporto con il proprio paese in questi termini, sicuramente potremmo far crescere la coltivazione del grano duro: abbiamo perso almeno il 50% della coltivazione del grano duro in Italia perchè agricoltori sconcertati e sfiduciati hanno cambiato indirizzo produttivo , per evitare di continuare a perdere ogni anno.
Infine, sulle importazioni chiediamo con forza che ci sia il principio di reciprocità: il grano che viene importato deve aver subito gli stessi condizionamenti che abbiamo in Italia o in Europa. Non possiamo accettare che vengano importati grani prodotti con l’impiego di agrofarmaci o pratiche banditi ormai da tempo nel nostro paese.
Cosa farà il prossimo autunno?
Essendo all’interno di un contratto di filiera, nella mia azienda continueremo a seminare grano duro. La relazione tra partner ci consente di eliminare costi e passaggi intermedi e di recuperare del margine.
Autore: Azzurra Giorgio
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