La campagna del frumento in Puglia nell’estate 2024, come abbiamo visto in una precedente analisi, è stata negativa. Quel che rimane da capire è cosa succederà nelle prossime annate e quali saranno le sfide maggiori da affrontare per gli agricoltori e tutta la filiera. Per approfondire la questione abbiamo parlato con il Dott. Giuseppe Depinto, tecnico Corteva (www.corteva.it/cerealicoltura) attivo in Puglia ed esperto conoscitore del grano.
Un clima tutto nuovo per la Puglia
«A parte qualche oasi felice, cioè le zone più a ridosso del Molise, la quasi totalità delle Murge, del tarantino e del foggiano hanno avuto produzioni veramente irrisorie. Siamo scesi anche a punte minime di 10-15 quintali a ettaro. Annate disastrose come questa non le ho mai viste, sinceramente. La siccità che si è abbattuta quest’anno è stata importante», commenta Depinto.
E la prima sfida da affrontare sarà proprio quella relativa ai mutamenti climatici in atto. «Sarà sempre più importante per la filiera l’utilizzo di elementi tecnici, come biostimolanti che favoriscano la pianta nel superare gli stress abiotici. Sto parlando, ad esempio, della tolleranza al caldo, di quella alla siccità. Il cambiamento climatico è un dato di fatto, è poco discutibile, lo stiamo vedendo soprattutto in annate come questa». Strumenti preziosi per una regione come la Puglia, considerata da un rapporto 2023 di Coldiretti la meno piovosa e con il 57% dei terreni a rischio desertificazione. Lo stesso rapporto stima una perdita annuale di un litro d’acqua su cinque nel 2023.
Infestanti sempre più resistenti
Le erbe infestanti continueranno a essere una spina nel fianco per i coltivatori, forse ancor più che in passato. «Una delle problematiche più importanti è quella delle resistenze dell’erba infestante agli erbicidi – spiega Depinto –. Se si usano sempre le stesse molecole per anni, c’è il rischio che si selezionino e prendano il sopravvento infestanti difficili. Penso al loietto o alla falaride. È una sfida importante e non vedendo all’orizzonte nuovi meccanismi di azione, diventerà sempre più importante il controllo degli infestanti pre-emergenza. È una pratica che da noi è sempre stata marginale per tutta una serie di discorsi legati alla praticità del post-emergenza, che è più semplice, più pratico, più veloce se vogliamo. Il pre-emergenza o post-emergenza precoce richiedono delle accortezze in più, sono più tecnici. Ma sarà l’unica alternativa».
Sulle conseguenze a medio e lungo termine, Depinto è molto chiaro: «Ho visto molte situazioni di graminacee resistenti agli erbicidi dove l’unica soluzione era cambiare cultura, oppure andare a implementare delle strategie in pre-emergenza».
Direttamente collegato al discorso delle molecole, c’è quello dei consumatori che diventano sempre più attenti ai cibi che mangiano e a come sono stati trattati. «Ci sono già diverse filiere che richiedono un bassissimo residuo, soprattutto quelle che fanno alimenti per l’infanzia, il cosiddetto baby food. Lì è richiesta l’assenza del residuo di qualsiasi agrofarmaco. Noi come Corteva sui cereali riusciamo a fornire le soluzioni adatte per chi vuole fare questi programmi all’interno di una filiera, anche grazie ai bassissimi residui di determinati erbicidi», afferma Depinto.
La crisi: PAC e deruralizzazione
Infine, l’elefante nella stanza: la PAC (politica agricola comune) che sta incentivando sempre più proprietari terreni ad abbandonare il grano.
«Credo che andremo a recuperare un po’ di ettari nelle prossime annate e lo spero sinceramente. Dovrebbero esserci un po’ meno colture alternative, come trifoglio, lenticchia o favino. Quest’anno ci sono stati dei quantitativi di favino molto importanti, perché non potendo seminare grano hanno fatto altro».
Tutto dipende anche da come funzionerà nei prossimi anni la PAC e dai fini per i quali il legislatore europeo la utilizzerà. «Già da quest’anno c’è stata una revisione di quella che è la PAC – sottolinea Depinto –. Tutto è nelle mani del legislatore. Se ci sarà un dietrofront da questo punto di vista potremo recuperare quel 15% di ettari persi. Un fattore importante per invogliare i produttori saranno i prezzi del grano nelle prossime settimane. Se c’è una ripresa dei prezzi della granella ci sarà un maggiore incentivo a investire nel cereale. Ma allo stato attuale, se si dovesse stabilizzare sui 30 euro al quintale il bilancio delle aziende sarebbe fallimentare. Non rientrano nelle spese. Se recupero 30 euro al quintale e ho prodotto un 30%, 40%, o nei casi peggiori un 50% in meno, capisce bene che il bilancio non torna».
Intanto al Parlamento il nuovo presidente della Commissione Agricoltura è la parlamentare ceca Veronika Vrecionová, che poche ore fa sul social X ha spiegato quali saranno i punti chiave del suo mandato: «La prossima riforma della Politica agricola comune; ridurre il peso burocratico per i nostri agricoltori, sostenendo le aziende agricole di piccole e medie dimensioni; andare avanti con il benessere degli animali; promuovere un vero sviluppo rurale, una campagna vivace e fiorente è l’anima dell’Europa».
Foto di Giuseppe Dipinto
Autore: Ivan Torneo
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