Il controllo delle malerbe su frumento, soprattutto in questa epoca di cambiamento climatico, non può prescindere dal considerare e attuare strategie integrate, affiancate da pratiche agronomiche a scopo di ottimizzazione: ne abbiamo parlato con Giovanni Campagna, agronomo malerbologo.
La flora infestante
Il nostro Paese – ci racconta – presenta una grande variabilità di condizioni pedoclimatiche a partire dai differenziati areali del Sud e del Nord: questo, in particolare in successione a colture erbacee o a rottura di prati, medicai o impianti arborei, determina altrettanta variabilità anche nella flora infestante del frumento, come dei cereali a paglia in generale.
In tutti gli areali sono molto temute le graminacee Avena sterilis e Lolium spp. che includono popolazioni resistenti, oltre alla Poa spp. che ha maggiore rilevanza dopo la rottura di medicai. Infestazioni di Alopecurus myosuroides e di Apera spica-venti sono più localizzate, in particolare nell’arco occidentale sul versante della Francia, mentre quelle di Bromus spp. non sono da sottovalutare soprattutto in caso di lavorazioni ridotte (semina su sodo) o nei pressi di aree abbandonate. Al Centro-Sud e verso la Pianura Padana, invece, preoccupano le infestazioni di Phalaris spp., in particolare P. paradoxa.
Guardando alle dicotiledoni annuali, poi, Papaver rhoeas e Sinapis arvensis sono ormai le più diffuse nei cereali a paglia, preoccupanti per le popolazioni resistenti della papaveracea al Centro-Sud e in Pianura Padana e, anche se in misura ridotta, della crucifera in Sicilia, Lazio e Toscana.
Oltre alle specie resistenti, preoccupa gli agricoltori la flora di sostituzione selezionata con il ricorso continuo agli erbicidi solfonilureici, tra cui le più ricorrenti infestazioni di Veronica, Geranium dissectum e composite. Tra queste i cardi selvatici e le più ricorrenti infestazioni di Matricaria chamomilla e altre; particolarmente diffuse risultano anche le grandi crucifere e le ombrellifere.
Notevole impegno richiedono anche le infestazioni perennanti di Rumex spp. (soprattutto in successione a prati e medicai e nelle aree zootecniche), Convolvulus arvensis, Cirsium arvense, Equisetum spp., ecc., nonché i ricacci di medica da considerare come perennante a emergenza ritardata nelle strategie di lotta; con questo obiettivo bisogna considerare la rinascita delle colture precedenti, tra cui vi sono anche quelle ALS-resistenti come girasole, colza e barbabietola da zucchero.
Integrare le strategie di intervento
Come ci sottolinea Giovanni Campagna, «soprattutto la lotta alle graminacee richiede che le pratiche di contenimento delle malerbe siano integrate, sebbene ad oggi, con la revoca degli erbicidi a meccanismo d’azione differenziato, questo valga anche per le dicotiledoni se non viene adottata una strategia che preveda l’alternanza del diserbo preventivo. Oramai per le graminacee la scelta degli erbicidi è ridotta a soli due meccanismi d’azione monosito, ovvero inibizione dell’enzima ALS (solfoniluree, triazoloni, triazolopirimidine) e ACCasi (Arilossifenossipropionati/ fop e Fenilpirazoline/DEN). Per le dicotiledoni, invece, è limitata al gruppo B che inibisce l’enzima ALS e al gruppo O delle auxine sintetiche. In sintesi, i meccanismi d’azione degli erbicidi fogliari per gli interventi in post-emergenza sono tre, di cui solo il gruppo O è meno soggetto alla comparsa di popolazioni resistenti rispetto ai gruppi A e B». E’ importante ricordare, poi, che dal 2023 la transizione della classificazione dei meccanismi d’azione è in corso di implementazione, con il passaggio da A a 1, da B a 2 e da O a 4, anche se ci sarà una coesistenza delle codifiche per alcuni anni.
Considerare la gestione agronomica
E’ fondamentale, per una corretta gestione delle infestanti, mettere in atto pratiche integrative rispetto alle applicazioni erbicide, con l’obiettivo di ottimizzare la gestione complessiva. Tra queste ricordiamo:
- un corretto avvicendamento colturale con la rotazione di specie diverse e l’alternanza di colture a ciclo autunno-primaverile ed estivo;
- la periodica aratura (ogni 4-5 anni) per interrare i semi poco longevi delle graminacee, in particolare per quelli delle popolazioni resistenti, ma anche delle problematiche infestazioni legate a pratiche di agricoltura conservativa come quelle di Bromus;
- una appropriata gestione dei terreni nei periodi intercolturali per ridurre il potenziale di disseminazione (in particolare per le infestazioni di composite);
- un’epoca di semina ritardata su terreni preparati anticipatamente, oltre all’impiego di sementi selezionate, per devitalizzare il maggior numero di piante resistenti di Avena, Lolium, Phalaris e Alopecurus, nonché di Papaver e Sinapis, comprese le più difficili infestazioni di sostituzione (come Bromus, Veronica, Geranium) e tutte le malerbe a emergenza anticipata e di difficile gestione tramite gli erbicidi preventivi, come Galium aparine;
- l’alternanza di erbicidi residuali multisito per contrastare le infestazioni più difficili da contenere e per le popolazioni resistenti;
- modalità di intervento appropriate con i prodotti fogliari monosito di post-emergenza per ottimizzare le potenzialità erbicide, ovvero l’uso di irroratrici ben tarate e funzionanti, con sufficiente volume di acqua o con l’ausilio della manica d’aria in caso di manto vegetativo denso, evitando di intervenire su coltura e malerbe non troppo sviluppate per eliminare l’effetto “schermatura” o “ombrello”.
La scelta dei prodotti
La gestione delle malerbe dicotiledoni annuali e perennanti dei cereali vernini può essere effettuata mediante due grandi gruppi di prodotti dicotiledonicidi:
- Il gruppo degli ALS-inibitori che è rappresentato dalle solfoniluree (tribenuron-metile, tifensulfuron-metile, metsulfuron-metile, tritosulfuron e bensulfuron) e dalla triazolopirimidina florasulam. Quest’ultima ha una maggiore attività verso Galium e una minor influenza negativa nei confronti dei ritorni di freddo. Tutti si applicano precocemente per esaltare la secondaria azione radicale (dalla 3a foglia-inizio accestimento dei cereali, meglio se entro il mese di marzo).
- Il gruppo dei fitormonici, cosiddetti ormonici (2,4 D, MCPA, MCPP-P, diclorprop-P) e ormonosimili (fluroxipir, clopiralid, dicamba, aminopiralid e la più recente sostanza attiva Arylex Activ, ovvero halauxifen- metile, appartenente alla nuova famiglia chimica degli Aril-picolinati). Questi prodotti sono più adatti a partire dalla fase di accestimento (in genere da marzo), con temperature miti e in caso di malerbe annuali (comprese le popolazioni resistenti di Papaver rhoeas e Sinapis arvensis) e perennanti (Cirsium, Convolvulus, Rumex, Equisetum). Le miscele di halauxifen-metile con florasulam (Zypar), f luroxipir (Tekken) e aminopiralid (nuovo formulato Trezac) consentono di differenziare la disponibilità erbicida per il contenimento delle specie di sostituzione, tra cui Chrysantemum segetum, Centaurea napifolia, Anethum graveolens, ecc., oltre alle popolazioni ALS-resistenti come Papaver e Sinapis.
Inoltre, dallo stadio di terza foglia – inizio accestimento, si possono utilizzare prodotto graminicidi del Gruppo HRAC A ad azione inibitoria dell’enzima ACCasi), oltre alle solfoniluree più spiccatamente graminicide, dei triazoloni e della triazolopirimidina piroxsulam, soprattutto nelle semine su sodo e in seguito a per la buona azione nei confronti di Lolium, Poa e Bromus. Questi prodotti permettono di agire anche sulle infestanti a foglia larga, in funzione della composizione dei formulati.
Ricordiamo che al fine di ottimizzare il grado di azione erbicida è bene controllare le condizioni pedoclimatiche, ovvero con malerbe in pieno turgore vegetativo e temperature diurne di almeno 6-7 °C, e valutare l’addizione degli specifici bagnanti, tra cui Biopower per i formulati di Atlantis, Adigor per Serrate e Wetting Plus per Senior.
“Cross Spectrum”
Giovanni Campagna conclude: «questi erbicidi in condizioni di limitata e sensibile presenza di specie dicotiledoni possono essere considerati “cross spectrum”, in quanto agiscono congiuntamente verso specie a foglia larga e stretta. Qualora abbondino malerbe a foglia larga è necessario ricorrere alle più specifiche soluzioni “cross spectrum”, propriamente definite “one pass” per il contenimento in un unico passaggio delle principali specie a foglia larga e graminacee (annuali e perennanti)».
Foto: Giovanni Campagna (vietata qualsiasi riproduzione)
Autore: Azzurra Giorgio