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ATTENTI AL COMPLESSO DELLA SEPTORIOSI

La Prof.ssa Mezzalama ci illustra le caratteristiche e le condizioni predisponenti la malattia

Abbiamo già affrontato gli aspetti legati alla difesa dalla fusariosi del frumento in questo articolo, sotto il punto di vista di quali sono gli accorgimenti che i cerealicoltori devono mettere in atto sin da subito, in questa fase di preparazione alle semine e programmazione della stagione agraria. Affrontiamo adesso una seconda malattia di grande rilevanza per il frumento, parliamo del complesso della septoriosi. Anche in questo caso l’instabilità meteorologica, con un andamento termo-pluviometrico anomalo, può avere un ruolo nel determinare le condizioni predisponenti o aggravare l’impatto della malattia in campo.

fusariosi spigaApprofondiamo il tema del complesso della septoriosi del frumento con la Prof.ssa Monica Mezzalama (nella foto), Prof. Associato di Patologia vegetale presso il DISAFA dell’Università di Torino. In questa prima parte dell’intervista, la Prof.ssa ci illustra le caratteristiche della malattia, il processo di infezione e le condizioni predisponenti. Si sottolinea, in particolare, dal un lato il ruolo dell’acqua proveniente dalle piogge ma anche delle temperature meno rigide che possono favorire il manifestarsi della malattia.

Prof.ssa Mezzalama, ci parli del complesso della septoriosi del frumento: perchè si definisce così?

«Il complesso della septoriosi è causato da due patogeni: la Stagonospora nodorum (Phaeosphaeria nodorum) e la Zymoseptoria  tritici (Mycosphaerella graminicola), due specie  fungine con alcune caratteristiche in comune e altre molto distinte. Si parla comunemente di “complesso”, poiché in campo i sintomi causati dai due patogeni sulla pianta sono molto simili.  In molti casi, le specie sono chiaramente distinguibili sulle foglie verdi: i centri marroni e le lesioni clorotiche ovali, a volte contenenti picnidi pallidi e traslucidi dello stadio asessuale della Stagonospora, sono facili da distinguere dalle lesioni più rettangolari, dai bordi più acuti e grigio-verdi con vistosi picnidi neri di M. graminicola. Tuttavia, su alcune varietà ospiti, o su foglie senescenti o gravemente malate, può essere molto più difficile distinguere le specie. S. nodorum provoca lesioni da scolorite a marroni sulle glume, culmi e foglie. Le spighe di grano possono annerirsi, producendo cariossidi raggrinzite di struttura anormale. Le piantine in germinazione possono anche essere attaccate con conseguente perdita di vigore.

Quando si verifica una grave infezione, possono comparire lesioni sul seme. Non è sempre possibile determinare visivamente se i semi sono infetti. Sulle piantine che nascono da semi infetti, si possono osservare lesioni sul coleoptile e le piantine possono essere deformate».

Come si diffonde l’infezione?

«Nelle regioni temperate, M. graminicola infetta sia i frumenti invernali che quelli primaverili. Le spore sessuali (Ascospore) sembrano essere l’inoculo primario dominante; invece i conidi, asessuali, sono la fonte principale dell’infezione secondaria. I conidi vengono dispersi dalla pioggia, dal vento, dagli spruzzi di rugiada e possibilmente dal contatto meccanico delle foglie. La maggior parte dei conidi dispersi con spruzzi si depositano entro 50 cm dalla sorgente, sia verticalmente che orizzontalmente».

Quali sono le condizioni ottimali per la malattia?

«L’infezione ottimale avviene a temperature comprese tra 15 e 20°C, ma può verificarsi a temperature fino a 4°C.  Sui tessuti sani, nella maggior parte delle varietà, il periodo di incubazione dell’infezione è leggermente più breve del periodo di latenza (espressione dei sintomi). Il periodo di latenza varia con la temperatura, con l’ospite e la virulenza del fungo. Nelle regioni temperate, i periodi di latenza sono lunghi, non inferiori a circa 14 giorni, e possono raggiungere i 40 giorni o più a basse temperature, suggerendo una differenziazione ecologica delle popolazioni del patogeno in diverse zone agro-ecologiche».

L’intervista proseguirà domani, con un approfondimento sul ruolo dei residui colturali e sulle pratiche per evitare il manifestarsi della malattia.

Nella foto in alto: picnidi di S. nodorum su lesioni causate dalla septoriosi; foto di Monica Mezzalama, CIMMYT

Autore: Azzurra Giorgio

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