Quali sono le strategie per il controllo delle infestanti da programmare sin da subito, in questa fase di preparazione alle semine e programmazione dell’annata agraria? Denis Bartolini, del dipartimento Ricerca e Sviluppo della Soc. Coop. Terremerse di Ravenna, offre ai lettori di Grano italiano un quadro completo da cui partire per una programmazione efficace. Il diserbo di pre-emergenza assume un ruolo chiave alla luce delle resistenze in incremento e della variabilità meteorologica sempre più imprevedibile.
Denis Bartolini: le resistenze sono un problema che si può gestire con anticipo, come?
«E’ un tema su cui sto discutendo molto con gli agricoltori che seguo: nuovi casi di resistenza sono segnalati ogni anno ed è un processo che difficilmente si può fermare. In quest’ottica, il diserbo di pre-emergenza sta tornando ad essere una soluzione praticabile. Partendo dall’avena e proseguendo dal loietto e per finire al papavero ed alle crucifere, i classici prodotti utilizzati in post-emergenza a fine inverno stanno avendo dei grossi problemi. Se escludiamo l’avena (contro la quale i prodotti in pre-emergenza non hanno efficacia sufficiente), il pre o il post-emergenza precoce, diventa una vecchia abitudine da riconsiderare. Ovviamente ci sono delle limitazioni di cui tenere conto: bisogna sempre considerare l’esposizione all’andamento stagionale e le limitazioni dei disciplinari a cui si aderisce.
Iniziare con un diserbo di pre-emergenza vuol dire mettere in atto una strategia di lotta preventiva: comporta un investimento leggermente superiore, ma in molti casi può permettere un ritorno economico interessante. Questo confermato anche dalle recenti linee della produzione integrata, i cui disciplinari ultimamente hanno sempre di più aperto le maglie in questo senso.
Si tratta di una sorta di assicurazione che permette di evitare situazioni che l’agricoltore potrebbe non essere in grado di risolvere: può capitare che a fine inverno-inizio primavera i campi non siano praticabili e, con un trattamento di pre-emergenza, i livelli di infestazione saranno sicuramente più tollerabili. In caso contrario, il rischio è di non poter entrare in campo per 2-3 settimane con la flora infestante ormai fuori controllo, che continua a nutrirsi ai danni della coltura. Con tutti i danni produttivi che ne conseguono»…
La recente instabilità meteorologica sta determinando dei cambiamenti nella flora infestante?
«Non in modo specifico…sicuramente le specie composite, più resistenti alla siccità, si stanno espandendo nei cereali, ma non in maniera rilevante. Il vero problema determinato dall’instabilità è che non è semplice capire quando poter entrare in campo, data anche l’ormai scarsa affidabilità delle previsioni meteo. Le maggiori difficoltà, quindi, sono nell’individuazione dell’epoca migliore di intervento che non può più essere standardizzata. Gli agricoltori devono essere sempre pronti ad intervenire, osservando costantemente le condizioni ambientali e meteorologiche».
L’intervista proseguirà domani.