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FORSE MEGLIO NON SEMINARE…

Prosegue l’intervista a Leonardo Di Stefano che ci racconta le sue scelte di semina

Prosegue l’intervista a Leonardo Di Stefano, cerealicoltore e conterzista dell’areale foggiano (leggi la prima parte dell’intervista). In questa seconda parte l’agricoltore ci racconta le sue scelte di semina che vedono il grano duro a rischio: l’andamento meteorologico, i prezzi di vendita bassi, i costi di produzione elevati e le complicazioni imposte dalla Politica Agricola Comune, spingono gli agricoltori della zona ad associarsi per difendere il territorio.

Leonardo Di Stefano, lei cosa ha deciso di seminare?

«Io normalmente faccio tanto grano da seme…quest’anno, però, non ho venduto nulla, per fortuna ho dei magazzini dove posso stoccare il prodotto. Se seminerò, impiegherò il minimo quantitativo richiesto di semente certificata e, poi, impiegherò la mia semente. Però, fa ancora troppo caldo per seminare…se il terreno resterà caldo, piuttosto che perdere l’investimento, preferisco non seminare grano e lasciarlo a maggese. Con le spese che ci sono, non conviene rischiare…purtroppo i costi di produzione sono al  massimo, è anche per questo motivo che non faccio ormai più arature presso le mie aziende clienti: è diventato antieconomico. Suggerisco di fare rotazioni e intervengo con la minima lavorazione, nient’altro per preparare i terreni».

Qual è il livello dei costi nei vostri areali?

«Ad oggi, per fare un buon frumento duro, si impiegano circa 1.000-1.100 euro/ettaro nella mia zona…questo perché siamo in pianura e i campi sono particolarmente regolari. Se ci si sposta, però, in una zona di montagna i costi aumentano di molto: leggevo che in Umbria i costi rilevati sono circa  1.750euro/ettaro, in condizioni ambientali più complesse. Come fanno gli agricoltori, in queste condizioni, a prendere parte alla filiera da protagonisti? La redditività è messa a serio rischio se l’annata va male dal punto di vista meteorologico, come è avvenuto in quella 23-24. In più, non avendo venduto nulla, gli agricoltori non hanno la liquidità necessaria per sostenere le spese di avvio stagione…per questo preferiscono lasciare i terreni incolti o farli coltivare a qualcun altro».

Le politiche europee hanno dato un sostegno?

«Purtroppo no…ho 47 anni e non ho mai visto una PAC peggiore di quella attuale. Ormai non è più un aiuto al reddito, le condizioni imposte per poter avere i  premi mettono solo in difficoltà gli agricoltori, impedendo i diserbi e obbligando a seminare colture non adatte. Pensiamo all’Ecoschema 4, per cui tanti hanno seminato solo favino: ormai non è più possibile coltivarlo dalle nostre parti, a causa dell’esplosione di orobanche…. Io ho aderito ma, per fortuna, ho avuto l’idea di diversificare le colture miglioratrici riducendo il favino solo laddove non c’era infestazione».

Cosa stanno facendo i cerealicoltori della sua zona?

«Personalmente ho partecipato alle proteste e agli scioperi che ci sono stati all’inizio di quest’anno: ho portato avanti le motivazioni ripetendo che questa PAC è sbagliata, che non esiste più l’aiuto al reddito e che, se anche si vogliono importare prodotti esteri, non è possibile farlo a spese dei produttori italiani. Purtroppo le regole sono state scritte da persone che non sono a conoscenza dei veri problemi di noi agricoltori. Gli scioperi e le proteste sono iniziati perché siamo stati portati all’esasperazione: siamo il primo anello della filiera ma non ne siamo protagonisti, ci perdiamo sempre, a maggior ragione in periodi di difficoltà ambientali come la scorsa annata agraria. Su questo, purtroppo, il consumatore finale non ha visibilità e non è neanche sufficientemente consapevole per poter scegliere un prodotto che proviene da frumento sano e di qualità.

E’ per questi motivi, oltre che per difendere il nostro territorio e le sue produzioni, che ho fondato l’Associazione Agricoltori e Allevatori Pugliesi – Monti Dauni e Tavolieri insieme ad altri circa 150 agricoltori. Il numero sta crescendo e accogliamo nuovi associati per portare avanti le nostre posizioni».

 

Autore: Azzurra Giorgio

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