I biostimolanti sono un prodotto che sempre più sta prendendo piede nel mercato, sia nelle offerte dell’industria sia nelle pratiche agricole degli agricoltori. I prezzi dei prodotti non sono ancora a buon mercato, motivo per cui sono più ampiamente diffusi nelle coltivazioni a maggior valore aggiunto come le orticole. Ma non è solo questa la realtà: abbiamo provato a capirne di più attraverso una analisi sui contenuti diffusi dai ricercatori e con l’aiuto di tecnici esperti del settore provenienti dal mondo dell’industria e della consulenza tecnica.
Cosa sono i biostimolanti
Ma cosa si intende esattamente per biostimolanti? Si tratta di sostanze e materiali, non inclusive di nutrienti e fitofarmaci, che vengono applicati a piante, semi o substrati di coltivazione in formulazioni specifiche. Così facendo, sono in grado di “modificare i processi fisiologici delle piante in modo tale da fornire potenziali benefici alla crescita , allo sviluppo e/o risposta allo stress”. (Du Jardin,2012)
Gli effetti che l’applicazione dei biostimolanti hanno sulla pianta sono molto vari e complessi, nel senso che ciò che vediamo è un effetto complessivo sulla pianta, mentre i composti chimici e i meccanismi sottostanti sono differenti. “Alcuni dei composti hanno effetti fisici in superficie e / o all’interno degli organi della pianta , altri sono regolatori delle aperture delle foglie che diffondono il vapore acque, gli stomi”. Si parla, in quest’ultimo caso, di regolatori stomatici che agiscono sulle cellule di guardai. (Du Jardin , 2012)
I prodotti biostimolanti possono essere applicati al suolo, quindi assorbiti dalla pianta attraverso le radici, oppure applicati alle foglie, entrando nell’organismo tramite gli stomi. Esistono poi casi di applicazione direttamente sui semi, laddove la concia può essere realizzata dal produttore oppure dall’utilizzatore, direttamente in azienda prima dell’operazione di semina. Per tali motivi, sono fondamentali per i biostimolanti la qualità delle molecole dal punto di vista chimico ma anche in termini di dimensione; così come lo sono le dosi e il numero di applicazioni che può essere anche più di uno nell’ambito di un ciclo fenologico.
Come funzionano i biostimolanti
I meccanismi di azione, quindi, sono numerosi e diversificati; possono essere complessi e toccare tanti processi fisiologici della pianta. I biostimolanti, infatti:
- aumentano la disponibilità dei nutrienti nel suolo
- stimolano l’assorbimento dell’azoto
- solubilizzano minerali insolubili attraverso la produzione di acidi organici
- mostrano un’attività ormonosimile (parliamo in particolare di auxine e giberelline, IAA GA)
- incrementano il contenuto di pigmenti come la clorofilla e i carotenoidi
- incrementano il contenuto di sostanze antiossidanti
- aumentano la resistenza della pianta agli stress come calore , siccità , pH, traffico e e salinità, inducendo una resistenza specifica o aspecifica.
I principali cosiddetti “claims” o, meglio, le finalità associate all’impiego di biostimolanti in agricoltura sono legati al miglioramento della tolleranza della coltura a stress abiotici, all’incremento dell’efficienza d’uso dei nutrienti (la NUE, nutrient use efficiency), e all’incremento della qualità della coltura e, quindi, del prodotto di coltivazione.
L’esperienza di Corteva sui biostimolanti
Abbiamo chiesto a Debora Giromini, Biostimulants Customer Agronomist Italy di Corteva Agriscience, di darci una definizione dei biostimolanti nell’ambito della sua esperienza; ecco cosa ci ha detto: «I biostimolanti sono sostanze o microrganismi che, applicati alle piante o al suolo, stimolano i processi naturali delle piante per migliorare l’assorbimento e l’uso dei nutrienti, la tolleranza agli stress abiotici (come siccità o salinità) e la qualità delle colture. Agiscono in sinergia con i prodotti di nutrizione speciale, per ottimizzare la crescita e lo sviluppo delle piante. Corteva offre una soluzione completa di biostimolanti e prodotti di nutrizione speciale che agiscono a livello radicale e fogliare».
Debora Giromini ci racconta anche quali vantaggi concreti l’agricoltore può trarre dall’impiego dei biostimolanti, in particolare dal punto di vista del recupero di redditività. «I vantaggi consistono nel predisporre le piante nelle condizioni ideali per esprimere al meglio il loro potenziale produttivo e aumentare la resistenza agli stress abiotici. Questo porta a un incremento della resa produttiva e a un miglioramento dei parametri qualitativi». E, con riferimento in particolare al grano, prosegue: «grazie alla nostra linea pensata per la coltura del frumento, gli agricoltori possono beneficiare di soluzioni innovative che supportano lo sviluppo ottimale delle colture, ottimizzano l’assorbimento dei nutrienti e migliorano la resilienza delle piante. Questi prodotti sono progettati per affrontare le sfide agricole moderne, garantendo risultati eccellenti e sostenibili nel lungo termine».
L’approfondimento proseguirà domani, con un focus sugli aspetti della regolamentazione europea e sulla convenienza economica dell’uso dei biostimolanti.
Fonti: Università degli Studi di Milano, autori citati nel testo, sito CEN – CENELEC
Autore: Azzurra Giorgio
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