In questo momento dell’anno il Nord ha ultimato sostanzialmente tutte le semine, mentre al Centro-Sud si è parecchio indietro, come è normale che sia. Si può affermare che per il tenero le superfici si siano ridotte, come ci confermano anche gli agricoltori sul territorio (vedi articolo), mentre per il duro è ancora presto per fare previsioni sui dati: è necessario attendere almeno la fine del mese di gennaio, poi vedremo.
Alcuni agricoltori e operatori del settore ci confermano di aver seminato le stesse superfici di frumento duro rispetto allo scorso anno, cosa che farebbe ritenere che ci possa essere un assestamento per questa campagna. Certo è che gli agricoltori sono rimasti scottati da quella scorsa, con il clima che ha messo a dura prova le rese e la qualità della granella. D’altra parte, come ci confermano nostre fonti, i grani di forza potrebbero essere in aumento considerati i listini generosi: si può, quindi, ipotizzare uno spostamento delle quantità tra le diverse qualità ma è tutto da vedere, ad oggi è ancora troppo presto.
Non dimentichiamoci dei set aside
Quello che è certo, però, è che una riduzione generalizzata sul frumento dipende dalle percentuali dei set aside che, lo scorso anno, erano state fatte seminare: parliamo di almeno il 4% delle superfici per le aziende coinvolte, cosa che non è di scarsa importanza.
Tra i cerealicoltori, comunque, un certo malcontento aleggia per le scelte degli amministratori: si attendeva un tavolo sul grano duro promesso dal Masaf, una Commissione sperimentale per la determinazione del prezzo e l’entrata in funzione del “Granaio d’Italia” per tracciare le importazioni. Nulla è ancora partito, mentre per molti la PAC genera solo tante incertezze: il 2024 sarà l’anno chiave per poter chiarire i dubbi ancora troppo numerosi, tra rotazioni difficilmente applicabili ed ecoschemi di difficile interpretazione.
Listini di fine anno stabili
Quel che è certo è che lo scorso anno gli agricoltori hanno investito pagando costi di produzione elevati ma in presenza di listini generosi; i prezzi sono poi scesi, con salti relativamente importanti, mentre le instabilità internazionali continuano a non far intravedere costi di produzione quantomeno più equilibrati. A cavallo tra fine e inizio anno, poi, i listini del tenero sono rimasti inchiodati: non ci sono stati incrementi, se non ridicoli, cosa che lascia intravedere una situazione di mercato internazionale in cui, con la domanda attiva, si rileva una buona disponibilità di prodotto, quindi una produzione europea di buon livello quantitativo.
Autore: Azzurra Giorgio