L'importanza della CUN e del registro nazionale
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CUN E REGISTRO TELEMATICO AIUTERANNO IL GRANO

Parla Ivan Nardone, area economica di Cia

L’importanza della CUN e del registro nazionale, ma anche le dinamiche dei prezzi e la prospettiva che le semine confermino l’ettarato del grano duro ed evidenzino un calo del tenero: sono gli argomenti affrontanti da Ivan Nardone, dell’area economica di Cia-Agricoltori italiani, in questa intervista esclusiva per Granoitaliano.eu.

Guardando agli ultimi anni, il frumento sembrerebbe la coltura più sensibile alla volatilità dei prezzi. 

Fino a qualche anno fa, nel periodo “d’oro” della globalizzazione, in un mondo più o meno “pacificato” e “ normalizzato”  non vi era molta volatilità per il prezzo del grano. I costi di produzione erano più o meno  costanti ed i prezzi di mercato abbastanza stabili anche se  cronicamente bassi per gli agricoltori. La guerra Russia  – Ucraina ha riportato il grano come strumento di geopolitica su base mondiale con conseguenze assai complicate per tutti.

Ed ora?

La situazione resta complessa, in un mondo sempre più “connesso” le dinamiche internazionali pesano. Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori mondiali di cereali e di grano, avevano più o meno destinazioni di export definiti tra nord Africa, medio oriente, sud est asiatico. Oggi la Russia è di gran lunga il primo paese esportatore di grano tenero con circa 46 milioni di tonnellate che vende a buon mercato in giro per il mondo soprattutto per questioni di alleanze geopolitiche. L’Ucraina che esporta oramai non più di 10 milioni di tonnellate di grano tenero,  di fatto con i porti sul Mar Nero bloccati dai bombardamenti russi,  prova ad esportare cereali via terra soprattutto in Unione Europea a prezzi stracciati con conseguenze complicate sul mercato comunitario. Sono all’ordine del giorno i camion ucraini bloccati alla frontiera polacca e le manifestazioni degli agricoltori polacchi, rumeni, slovacchi, cechi,  ungheresi,  contro l’arrivo del grano ucraino. In Polonia gli agricoltori hanno portato alle dimissioni dell’ex  Ministro dell’agricoltura il giorno della visita di Stato del Presidente Zelensky, non proprio un bel gesto. 

Quali sono state le risposte dell’UE?

La Commissione Europea ha provato ad arginare il problema elargendo risorse comunitarie importanti per i  soli cinque paesi confinanti con l’Ucraina. Alcuni paesi hanno ritirato le misure di contenimento del grano ucraino, in  Polonia, nonostante il nuovo governo dell’ Europeista Tusk il ministro dell’Agricoltura Czesław Siekierski ha appena annunciato di mantenere il divieto sulle importazioni di grano ucraino nel mercato interno fino a nuovi accordi con l’UE. La situazione  resta insomma complessa e delicata.

Le dinamiche internazionali  pesano sempre di più quindi, anche in Italia, si pensi ai costi di produzione. 

Sicuramente! Dopo l’inizio della guerra, il blocco dell’export del grano ucraino i prezzi sono saliti tantissimo, per le preoccupazioni di mercato ma soprattutto per l’aumento dei costi di produzione su scala mondiale a partire dai fertilizzanti e prodotti azotati in genere legati al prezzo del gas e alle conseguenze delle sanzioni con la Russia paese leader per l’esportazione di tali prodotti. Nel 2022 gli agricoltori italiani hanno coltivato con prezzi di produzione altissimi e si sono ritrovati al raccolto 2023 con prezzi di mercato non proprio brillanti. Con i prezzi attuali, i produttori  di grano duro ad esempio, non riescono nemmeno a coprire le spese perché sono costretti a vendere con una PLV intorno ai 1100 euro per ettaro con prezzi di produzione avuti intorno a 1400. Annata commerciale difficile! 

Confronto costi di produzione grano duro 2020-2022
Dati Cia – Agricoltori Italiani 

Questo è il periodo delle semine: cosa succederà nelle due filiere?

Difficile fare previsioni, stiamo seguendo i dati in questi giorni. Negli ultimi anni abbiamo avuto superfici stabili per il grano duro sopra il milione e duecentomila ettari, mentre per il grano tenero, dopo anni di riduzione di superfici arrivate nel 2021 sotto i 500.000 ettari (record negativo) poi complice le prospettive di prezzi alti si era arrivati ad un fiducioso 600.000 ettari nell’ultima campagna, purtroppo le condizioni climatiche difficili  ne hanno mortificato le rese. Per le nuove semine prevediamo superfici stabili per il grano duro e riduzioni per il grano tenero.  Preoccupano le previsioni per l’annata 2024 per il rispetto “pieno” della condizionalità rafforzata,  gli eco schemi, le nuove politiche di riduzione di fitofarmaci, il rispetto delle aree di interesse ecologico, etc. Provvedimenti discutibili e che rischiano di far ridurre di molto superfici e rese. 

Cia – Agricoltori Italiani  ha lanciato una campagna per il grano: con quali risultati? 

L’organizzazione ha lanciato diverse mobilitazioni in giro per il territorio a sostegno del grano duro e del grano tenero tra cui una petizione nazionale lanciata sul noto canale on line, “change.org”.  La petizione  ha raccolto sorprendentemente in pochi mesi 75.000 firme che sono state consegnate al Ministro Lollobrigida. Diversi consigli comunali hanno poi votato ordini del giorno a sostegno dei produttori di grano. Un risultato straordinario che consegna all’organizzazione grandi responsabilità.

Quali richieste alla base della  petizione? 

Sicuramente maggiore attenzione al settore del frumento in una situazione di difficoltà, ricordiamo che l’Italia pur avendo una forte  industria agroalimentare nel campo della trasformazione del grano duro e del grano tenero, resta un pase estremamente deficitario. L’Italia importa tra il 65 e il 70%  di grano tenero, materia prima alla base di tanti prodotti del made in Italy come pane, pizza, prodotti da forno e importa tra il 35 e 40% di grano duro materia prima alla base di un prodotto simbolo del made in Italy come la pasta. 

Entrando nello specifico?

Cia chiede con convinzione controlli maggiori per le filiere con grano 100% italiano, trasparenza di mercato attraverso la Commissione Unica Nazionale (CUN), l’immediata attuazione del registro telematico dei cereali (granaio Italia) continuamente rinviato dal Governo, aumento dei fondi per i contratti di filiera, riconoscimento agli agricoltori dei costi di produzione certificati da un ente terzo ad esempio ISMEA, forti investimenti nella ricerca, promozione dei prodotti con 100% di grano italiano.

Risposte del Governo? 

Sicuramente c’è stato tanto rispetto e attenzione da parte del Ministro Lollobrigida nei confronti di Cia e della petizione sul grano. Il Ministro ha convocato la delegazione di Cia per la consegna delle firme e ha convocato più volte il tavolo di filiera. Tra le risposte positive l’impegno per maggiori controlli, il ripristino della CUN (Commissione unica nazionale) seppur in forma sperimentale. Restano le distanze sul registro telematico, per i nuovi fondi per i contratti di filiera, il riconoscimento dei costi di produzione. Temi cari a Cia e sollevati anche in occasione di una straordinaria mobilitazione a Roma lo scorso 26 ottobre, con 2000 agricoltori in piazza. Da tempo non si vedevano tanti agricoltori manifestare a sostegno dell’agricoltura. 

Perché pensate che la CUN ed il registro telematico siano importanti per il settore?

Tutti gli strumenti potenzialmente in grado di favorire maggiore modernizzazione e  trasparenza dei mercati vanno per Cia nella giusta direzione. L’attuale CUN istituita dal Governo conserva l’elemento sperimentale e continua ad operare di concerto con le borse merci territoriali.  Alla fine del percorso sperimentale, in maniera condivisa con la filiera si valuterà l’efficacia o meno dello strumento. Il registro telematico invece continua ad avere ingiustificabili resistenze da parte della filiera a monte …  eppure si tratta di uno strumento di trasparenza già in vigore per tanti altri settori dal vino all’olio etc. 

L’Italia produce soprattutto grano duro,  i produttori di grano tenero si sentono trascurati? 

In Italia si coltivano  più di 1.200.000 ettari di grano duro e poco più di 500.000 ettari di grano tenero quindi sicuramente il peso specifico “numerico” e  “politico” dei produttori di grano duro potrebbe sembrare più forte. Ma non è utile fare classifiche, grano duro e grano tenero sono due produzioni che meritano assoluto rispetto, coltivazioni di eccellenza della nostra agricoltura con ricadute economiche, sociali, ambientali, paesaggistiche, culturali importanti. Nella “gloriosa” moneta di 10 lire c’era un aratro ed una  spiga di grano non distinguibile se duro o tenero… 

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