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SICILIA: SERVONO INFRASTRUTTURE

Prosegue l’intervista a Gerardo Diana sul futuro della Sicilia: l’importanza delle infrastrutture

Prosegue l’intervista a Gerardo Diana sulla ripartenza della cerealicoltura siciliana. In questa seconda parte, alla luce delle difficoltà di mercato e del cambiamento climatico, esploriamo con l’imprenditore agricolo le soluzioni possibili, dalle evoluzioni dei contratti di filiera alla necessità di sviluppo delle infrastrutture. Leggi la prima parte dell’intervista.

I contratti di filiera vi aiutano?

«Certamente, ci sono dei vantaggi. Sarebbe, però, una buona cosa poter ragionare con gli altri operatori a valle, come i mugnai, per impostare nei contratti criteri di qualità che possano premiare le nostre produzioni per le loro specificità. Sarebbe ottimale, ad esempio, ragionare in termini di contaminazione da micotossine: il nostro grano duro, infatti, ha sì un contenuto proteico inferiore ma, d’altra parte, non ha praticamente presenza di micotossine. Questo parametro dovrebbe essere premiato, altrimenti il rischio è che i nostri agricoltori siano indeboliti perchè le specificità locali non sono valorizzate.

Anche la politica, poi, potrebbe modulare i premi in base alle particolarità territoriali: pensi al premio per il grano duro che non presenta differenze, mentre potrebbe essere più generoso per quelle zone, come la Sicilia, in cui le alternative colturali sono pochissime, se non completamente assenti».

Come trovare delle soluzioni?

«Tante sono le discussioni sui tavoli agricoli e tante le proposte valide: il problema è che l’attenzione, sia politica che mediatica, non è costante ma si concentra in alcuni momenti critici. Passati questi, le istanze dell’agricoltura cadono nel dimenticatoio, nonostante il nostro sia un settore che tanto contribuisce alla ricchezza del paese».

Quale futuro vede nel medio-lungo termine per l’agricoltura siciliana?

«Il cambiamento climatico è una realtà da cui non si può fuggire e la siccità ne è un’evidenza che sta facendo tanti danni, in Sicilia come in tanti areali del Meridione italiano. Cambiare per adattarsi è la sola strada: le alternative sono possibili, si pensi all’agrivoltaico. Mi dispiacerebbe, però vedere una Italia del Sud che non produce più grano…sarebbe la fine per tante aziende agricole e per tutto il sistema dell’indotto. Bisogna, dunque, lavorare sulla genetica per incrementare la resistenza della piante di grano alla siccità, soprattutto adesso che ci sono nuove tecniche possibili, dopo che abbiamo perso l’opportunità degli OGM nei decenni passati. Molto, però, riguarda il tema delle infrastrutture: a partire da quelle necessarie per incrementare la disponibilità della risorsa idrica, dagli invasi per la raccolta dell’acqua piovana, alle condutture per il trasporto dell’acqua verso le aziende agricole.

Andando oltre il tema della siccità, poi, c’è quello della viabilità su strada e su ferro, ancora scarsa e difficile all’interno della Sicilia e verso il continente; anche il trasporto su nave e, con esso, le strutture portuali, potrebbero essere incentivati. Infine, non è necessario solo far evolvere le infrastrutture fisiche, ma anche  promuovere e sviluppare quelle digitali, che garantiscano agli operatori agricoli di essere adeguatamente connessi alla rete internet. Si tratta, ormai, di un canale per noi fondamentale non solo per la commercializzazione dei prodotti ma anche per la digitalizzazione delle attività in campo».

Foto di Gerardo Diana.

Autore: Azzurra Giorgio

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