Grano italiano torna in Emilia Romagna, in provincia di Bologna, per fare il punto sulla stagione con un cerealicoltore che continua ad avere fiducia nel frumento e che utilizza strumenti di mercato innovativi per poter sostenere la sua redditività. Luigi Maccaferri, cerealicoltore e presidente di COPROB-Italia Zuccheri, racconta a Grano italiano la sua esperienza e le sue soluzioni. Ripensare il posizionamento sul mercato e mettere in atto pratiche e tecniche agronomiche adeguate è la chiave per sostenere il reddito nella coltura del frumento.
Luigi Maccaferri, di quali colture si occupa?
«Gestisco insieme a mia sorella un’azienda di circa 175 ettari in provincia di Bologna. La nostra prima coltura, per superficie, è il frumento, tenero e duro, segue la barbabietola da zucchero, coltiviamo anche mais e cereali minori, leguminose, erba medica e, da alcuni anni, colture da seme come colza e ravanelli. Abbiamo in casa tutte le attrezzature necessarie alle diverse operazioni, quindi realizziamo tutto in autonomia, dalla preparazione del terreno alla raccolta».
Il vostro frumento è destinato a qualche filiera?
«Si, produciamo per diverse filiere tramite il consorzio agrario d’Italia, come quella di Barilla. Non vendiamo direttamente ai mulini ma lavoriamo, appunto, con il consorzio: questo ci consente di valorizzare il nostro prodotto con contratti particolari, anche a prezzi definiti. Negli ultimi tempi si stanno affacciando anche da noi contratti che prevedono prezzi in parte bloccati già ad inizio campagna: è uno strumento a cui non siamo molto avvezzi in Italia ma che ci consente di eliminare l’incognita del valore di realizzo. L’unica variabile, nel corso della stagione, resta la quantità prodotta, insomma la resa. Con strumenti come questo devi tenere un quantitativo di prodotto bloccato e puoi gestire la quota restante provando a ottenere la remunerazione massima quando il mercato è in rialzo. E’, in sostanza, uno strumento di copertura».
Che vantaggi ha avuto usando questi strumenti?
«Il beneficio che si ottiene è sicuramente una stabilizzazione del prezzo nel corso degli anni. Poi, certamente, siamo sul mercato globale: le importazioni che arrivano, a partire dal nostro vicino porto di Ravenna, hanno un impatto e modificano gli equilibri tra domanda e offerta a livello locale. Pensi alla scorsa stagione: la produzione non eccezionale del 2023-24 avrebbe dovuto comportare prezzi in crescita, invece c’è stato un calo generalizzato a causa di movimenti in areali molto distanti dal nostro. Senza dubbio, è fondamentale stipulare tanti contratti differenti: avere opportunità diverse mette l’agricoltore al riparo dalle fluttuazioni del mercato su cui non può agire».
Le sue superfici a frumento sono calate negli ultimi anni?
«No, non sono andate diminuendo: ho molta fiducia nella coltura del grano, il consumo nazionale è alto e non siamo autosufficienti, nè sul duro, nè sul tenero. Sono fiducioso, quindi, che possa dare dei risultati alle aziende. Nella nostra azienda la quota dei terreni dedicata al frumento è sempre stata, negli ultimi anni, intorno al 40%, anche perchè ritengo che la corretta rotazione sia fondamentale per la gestione aziendale. Il grano, sotto questo punto di vista è fondamentale: ci sono sinergie positive ad esempio con la barbabietola per la preparazione del terreno, oppure con ravanello o crucifere che offrono numerosi vantaggi con una successione di frumento. Anche con la soia, infine, nell’ambito di una rotazione quadriennale».
Rientra, quindi, nelle vostre strategie agronomiche…
«In generale, la gestione della successione colturale è uno strumento che sto impiegando per giungere ad un equilibrio ottimale, un compromesso positivo che porti vantaggi in termini di lavorazioni del terreno ma anche di nutrizione dei nostri suoli. Impiegando strategie di successione colturale e di fertilizzazione organica e organo-minerale riesco ad avere buoni risultati di qualità del suolo, nonostante nelle nostre zone la sostanza organica è generalmente bassa. Questa strategia è premiante a maggior ragione in un contesto economico difficile, dove ci tocca fronteggiare il caro concime. Infatti impieghiamo anche ammendanti e biostimolanti che, insieme ad una corretta gestione delle stoppie e della fertilizzazione organo-minerale, ci aiutano a sostenere la redditività».
Autore: Azzurra Giorgio
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