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TRA MAIS E LOIETTO, SI METTE IL GRANO!

Perchè scegliere il frumento da foraggio? Ce lo racconta Alberto Braghin

La stagione 24-25 è ormai in chiusura per il frumento e occorre iniziare a fare qualche ragionamento anche per la prossima, valutando nuove opportunità di reddito. La ricerca di alternative al mercato della molitura per impiego alimentare è più che mai attuale: i prezzi della granella in calo costante e i costi in crescita si affiancano all’affermarsi di numerose criticità in produzioni più tradizionali impiegate per l’alimentazione animale. L’impiego del mais in zootecnia, infatti, è messo alla prova dalla variabilità meteorologica, dalle politiche comunitarie che chiedono la rotazione e dalle caratteristiche di una coltura che richiede elevati livelli di input (concimi, prodotti fitosanitari, acqua, ..).

Tutto ciò offre nuove opportunità per il frumento da foraggio che, infatti, sta vivendo un periodo di rivalutazione nei piani colturali di tante aziende zootecniche. Le destinazioni di impiego sono tipicamente come foraggio essiccato o insilato, sia per la razione delle vacche da latte che per le manze e i capi in asciutta.

Il frumento da foraggio: dal Ludwig ad oggi

Ormai dall’anno 2010, le varietà Ludwig e quelle similari del cosiddetto “gruppo Ludwig&Co.” si stanno affermando nelle aziende della pianura padana e trovano estimatori tra numerose realtà agro-zooteniche, come quelle del comprensorio delle grandi DOP del formaggio, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano. A raccontarlo a Grano italiano è Alberto Braghin, Agronomo e consulente per la società sementiera austriaca Karntner Saatbau, l’uomo che con la società La Cerealtecnica di Udine – importatore esclusivo, ha portato il Ludwig in Italia a partire dai primi anni 2000. Questa varietà, classificata come grano di forza, presenta caratteristiche peculiari come l’altezza (tra 135 e 150 cm), la resistenza  all’allettamento e le elevate produzioni di biomassa, tra le 40 e le 55 ton/ettaro al 28-30% di sostanza secca.

Più in generale, le qualità del frumento tenero da foraggio sono la taglia elevata, una buona massa vegetale e la resistenza all’allettamento. La spiga mutica, poi, conferisce una maggiore gradevolezza per il bestiame, mentre la salubrità della pianta deve essere garantita da una buona tolleranza alle fitopatie, così da avere un alimento sano e accettabile.

Confronto con il loietto e il mais

Se messo a confronto con il loietto, tipica coltura foraggera dell’areale Padano, il frumento foraggero ha un ciclo medio-tardivo e si raccogliere circa 15 giorni dopo, quando è maggiore la probabilità di avere migliori condizioni meteo per la fienagione. In tal modo, si limitano i rischi di autocombustione dovuti all’eccessiva umidità. Inoltre, il periodo di sfalcio è più ampio perchè si estende dalla maturazione lattea a quella cerosa: la raccolta consente, comunque, di liberare i campi nella terza decade di maggio, in tempo per seminare altre colture foraggere o estive come il sorgo o la soia. Le produzioni di foraggio si collocano sull’ordine di 12-13 ton/ha di s.s. al 12-13% umidità; quelle di biomassa sull’ordine delle 45-50 ton./ha (33% di s.s.).

In termini di rapporto fibra/ proteina, il frumento è ben equilibrato e si pone, quindi, come una valida alternativa al loietto: in più, ha la particolarità di essere molto digeribile, lasciando spazio velocemente per l’ingestione successiva di un altro alimento da parte dell’animale. In tal modo, si può massimizzare l’ingestione di sostanza secca, un tipico fattore limitante la potenzialità produttiva nelle vacche da latte. Inoltre, il contenuto proteico si colloca intorno al 9% di sostanza secca, valore superiore di circa 1-2 punti rispetto a quello che si ritrova nell’insilato ceroso di mais: questo significa che, dal punto di vista proteico, una base foraggera con frumento riduce la necessità di integrazione proteica nella dieta per le bovine da latte, a confronto con il granturco.

Foto di Alberto Braghin

Autore: Azzurra Giorgio

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