Si alzano sempre più le temperature e la siccità non sembra dare tregua alla Puglia. Lo testimoniano due voci dal foggiano
Le riserve di acqua
«Per quanto riguarda le riserve di acqua, noi siamo a un 30% in meno dell’anno scorso, che già era un 30-40% in meno dell’annata normale». A fare il quadro sulla situazione siccità in Puglia è Michele Mazzeo, presidente della cooperativa La Croce Farascuso, che riunisce 82 associati. Continua: «Il consorzio di bonifica che come nostra dotazione normale ci dava 2050 metri cubi di acqua ad ettaro, quest’anno ce ne ha dati 600. Mentre l’anno scorso ci aveva dato 1750 metri cubi, però al 12 agosto ha chiuso i rubinetti, quindi ci siamo trovati senza acqua e con metà campagna ancora da irrigare».
Uno degli associati è Pasquale di Sapio, vicepresidente dell’associazione Monti Dauni e Tavoliere: «Con queste quantità – dice – non arriviamo a tre mesi di continuità di irrigazione. Sappiamo che se non c’è acqua nelle dighe perché non piove non possiamo dare la colpa a nessuno, però non sempre c’è una gestione oculata».
Entrambi spiegano che per affrontare la questione della siccità in Puglia serve una politica mirata. Mazzeo: «Non si può pensare di fare l’agricoltura senza acqua. Abbiamo grano, frutteti e ortaggi che devono dare reddito a tante famiglie. L’anno scorso è andata male, se anche quest’anno non ci sarà acqua non so quanto potremo andare avanti».
Sono a rischio tante aziende, spiega Di Sapio: «Come possiamo decidere sugli investimenti futuri se non ha abbiamo almeno l’idea di chela politica ci sta vicino nel senso di programmare per futuro. Ci sono dei lavori che vanno fatti. Il problema è che abbiamo infrastrutture ferme, penso, minimo da 40 anni. I contributi ci sono sempre, ma sembra non ci sia la volontà di risolvere questo problema della siccità qui in Puglia».
Il punto sui cereali
Nonostante le molte difficoltà idriche, spiegano che la produzione dei cereali sta andando abbastanza bene. Spiega Di Sapio: «Durante la stagione primaverile, è arrivata poca pioggia, però quella poca pioggia che è arrivata è arrivata nel momento giusto per i cereali».
Le semine però sono state ridotte in quantità: «Abbiamo seminato forse il 50% rispetto alle annate normali perché il mercato del grano è in difficoltà. I costi di produzione – continua Mazzeo – sono molto elevati e, rispetto ai ricavi, non riusciamo a sostenerli. Poi anche qui interviene la questione siccità: se non abbiamo l’apporto idrico giusto, non possiamo seminare colture che ci offrirebbero un reddito maggiore sul raccolto».
Autore: Rachele Callegari
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