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L’ACQUA STA FINENDO DI NUOVO

Cattive notizie da ANBI sullo stato delle riserve idriche: le testimonianze da Puglia e Sicilia

Il caldo torrido che soffocava l’Italia dalla fine del mese di giugno ha concesso una tregua ma, nello stesso periodo, il nostro paese è stato segnato da eventi meteorologici estremi. In dieci giorni si sono verificati ben 162 fenomeni violenti tra tornado, nubifragi e grandinate. Il calo delle temperature ha temporaneamente raffreddato le acque del Mediterraneo occidentale che, nel mese di giugno, avevano toccato valori altissimi, sicuramente record, e con anomalie superiori ai +5°C. Senza il solito effetto mitigatore marino, quindi, l’Europa ha vissuto un giugno bollente, con picchi di 46°C registrati nella penisola iberica.

Questa tregua, però, sta volgendo al termine: nel prossimo fine settimana sono attesi oltre 40°C nel Materano e nel Foggiano, con punte fino a 44°C in Sardegna e Sicilia orientale. Anche le acque marine torneranno a scaldarsi, toccando i 30°C. L’allarme è lanciato dall’Osservatorio ANBI che segnala condizioni climatiche inedite, dalle conseguenze ancora sconosciute sull’agricoltura, l’ambiente e la salute.

L’acqua sta finendo: Puglia in crisi

Ne abbiamo parlato più volte sulle nostre pagine: in Capitanata, nel cuore della Puglia granaio d’Italia, la stagione irrigua non è nemmeno partita a causa della carenza di acqua. l’invaso di Occhito è sotto i minimi storici e le risorse idriche rimaste sono destinate solo all’uso potabile. Il Consorzio di Bonifica lo aveva detto già mesi fa e, come ci confermano le nostre fonti locali, sono tanti gli agricoltori che hanno deciso di ridurre drasticamente le superfici coltivate a pomodoro in questa estate. Anche in Basilicata avanza la crisi idrica, con i bacini che trattengono 33 milioni di metri cubi in meno rispetto all’anno scorso. i nostri contatti locali ci dicono che sono in grande difficoltà dighe come quella di San Pietro e quella di Conza.

Leonardo Di Stefano, agricoltore e terzista di Ascoli Satriano (Foggia) ci presenta una situazione drammatica. Le condizioni sono molto critiche per chi ha una attività di coltivazione di orticole nel territorio. Anche chi ha deciso di mantenerle, perchè aveva un pozzo, deve fare i conti con la falda che si abbassa e con il cuneo salino, soprattutto se le terre sono più spostate verso il mare. Dopo le dichiarazioni di stop da parte del Consorzio di Bonifica c’è stata una corsa a fare pozzi ma, dopo almeno 2 anni di siccità, di certo le risorse sotterranee non sono in salute. Le temperature sono ancora molto alte, le piante sono in difficoltà. I valori termici in campo raggiungono i 38-40 gradi: anche gli incendi proliferano, con la vegetazione estremamente secca.

Le temperature elevate hanno portato ad una stagione molto anticipata, con trebbiature chiuse intorno al 6-7 luglio. Anni fa si terminava intorno al 20 luglio. Almeno le rese, nei terreni sui Monti Dauni, hanno dato soddisfazioni: alcuni hanno fatto rese medie di 50 quintali/ ettaro. In pianura, però, dove le temperature sono state meno fresche, le medie di produttività non superano i 25 quintali/ ettaro. La speranza è che riprendano le attività per creare nuove infrastrutture per le risorse idriche, come potrebbe essere la derivazione delle acque del Liscione, corso d’acqua molisano. Ma non ci sono novità importanti: gli agricoltori possono solo aspettare.

Il deficit resta alto in Sicilia

In Sicilia il deficit resta alto (-48%), mentre in Sardegna alcune aree, come la Nurra e l’Alto Cixerri, hanno bacini al 15% della capacità. In controtendenza l’Ogliastra, con invasi oltre il 90%.

Dalla provincia di Caltanissetta ci arriva la testimonianza di Marco Dilena, cerealicoltore, che ci conferma di aver avuto precipitazioni durante la stagione del frumento ma di avere ancora segnali di crisi idrica, soprattutto per l’abbeveraggio degli animali. Purtroppo nella zona l’acqua che arriva dai consorzi di bonifica è poca e spesso insufficiente per coprire le necessità della zootecnia; sotto questo punto di vista Marco Dilena ci ricorda che la Regione aveva pubblicato un bando, con scadenza il 30 settembre, per sostenere le aziende agricole nella realizzazione di pozzi, vasche, serbatoi e altre attrezzature utili a migliorare la gestione idrica. Ad oggi non c’è stato ancora nessun decreto, ci dice.

Marco Dilena e altri agricoltori come lui sono in attesa degli aiuti straordinari destinati ai seminativi. Ad oggi l’unico contributo arrivato è stato il bonus foraggio, concesso lo scorso anno. E conclude: «in pratica, ci stiamo riprendendo da soli, con molta fatica. I prezzi di mercato, soprattutto nei seminativi, sono spesso sotto i costi di produzione, e dove le rese non superano i 40 quintali per ettaro diventa impossibile coprire le spese. Senza interventi rapidi e concreti, tante aziende rischiano di non farcela». La fatica di andare avanti con questi prezzi è un sentimento comune anche ad altri cerealicoltori che abbiamo sentito sul tema della crisi idrica. Quasi a testimoniare che, ormai, la carenza di acqua sia un elemento cronico con cui fare i conti.

Il resto d’Italia non è messo meglio

Come va nel centro Italia? Nel Lazio, i laghi Albano e Nemi continuano a calare. In Umbria il lago Trasimeno è sceso di un metro e mezzo sotto lo zero idrometrico. Le portate dei fiumi sono in crescita solo in alcune zone. In Abruzzo, il lago di Penne ha perso oltre 2,7 metri in due settimane, riducendo ulteriormente le risorse per gli agricoltori.

In Valle d’Aosta e Piemonte, scarse precipitazioni e temperature sopra la media hanno fatto crollare le portate di Dora Baltea e altri fiumi. Tra i laghi, solo il Benaco (Garda) tiene; i laghi di Como, Maggiore e Iseo sono sotto le medie. In Lombardia, le riserve idriche sono inferiori del 14% alla media. In Veneto, dopo un giugno secco, i nubifragi di luglio hanno riportato temporaneamente in equilibrio alcuni bacini. Anche il fiume Po è in affanno, con un flusso ridotto del 46% nella zona del Delta.

Nella foto in alto: il lago di Occhito

Autore: Azzurra Giorgio

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