«Oltre 70 mila agricoltori pugliesi saranno colpiti dal taglio della prossima Politica Agricola Comune con il passaggio al Fondo unico tra risorse agricole e di coesione. Ecco su chi pesa la scelta della presidente Ursula Von der Leyen di diluire i finanziamenti all’agricoltura in un unico contenitore». Scrive così Emanuele Imperiali, editorialista de Il Corriere del Mezzogiorno. L’articolo riprende le denunce delle associazioni agricole, in particolare della Coldiretti, ma è ricco di cifre che mette in ordine, con estrema chiarezza. «Le cifre sono preoccupanti: un taglio del 20% della Pac 2028-2034 riduce il peso dell’agricoltura al 14% del bilancio comunitario rispetto al 30-35% del passato. I fondi di coesione non andrebbero soprattutto alle zone meno sviluppate. E il ruolo delle Regioni verrebbe fortemente penalizzato. Il rischio di questa impostazione è ampliare le disparità esistenti tra i singoli Paesi. Di fatto si tratterebbe di una rinazionalizzazione dei programmi di coesione, una follia contro cui si sono già espressi i due terzi dei deputati europei, le Regioni e ben 14 Paesi membri dentro il Consiglio. Non è un caso che il governatore Michele Emiliano lo abbia definito come il peggior incubo, tacciandolo come un meccanismo paradossale, in una Puglia che finora, grazie alle risorse del Fondo di coesione, ha ottenuto circa 7 miliardi in sette anni, prima tra le regioni meridionali beneficiarie».
Imperiali si sofferma poi sull’andamento del raccolto. Secondo Italmopa, la campagna è tra le più favorevoli, grazie all’incremento delle superfici coltivate e alle maggiori rese per ettaro, ma i costi pugliesi, osserva il notista, sono troppo alti: 1.200 euro ad ettaro, mentre i prezzi sono bassissimi. «A rischio c’è la sopravvivenza di 38 mila aziende cerealicole nella regione considerata da sempre il granaio d’Italia. La Puglia è la principale regione italiana per il grano duro con 345 mila ettari coltivati e circa 688 mila tonnellate di produzione. In questo primato c’è il ruolo strategico della Daunia con circa 250 mila ettari». Nella provincia di Foggia, dalla quale viene il 20% circa di tutto il grano duro nazionale, arriva il pessimo segnale di un calo almeno del 20% rispetto al normale potenziale produttivo. Numeri e fenomeni che Granoitaliano.eu segue e continuerà a seguire, perché nulla sia passato sotto silenzio. (Immagine generata con il supporto dell’intelligenza artificiale)