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PERCHE’ CI PREOCCUPIAMO PER L’UREA

La sua importanza economica e agronomica: ce lo spiega il Prof. Massimo Blandino

Analizziamo il ruolo dell’urea, considerato il principale fertilizzante azotato nell’agricoltura della Pianura Padana, alla luce del previsto bando all’impiego a partire dal 2018. Tante sono le voci di dissenso che il provvedimento ha sollevato, dagli agricoltori agli industriali. Ma perché questo concime ricopre una importanza tanto rilevante? Quali sono i suoi vantaggi nell’ambito della gestione di una azienda agricola di seminativi nell’areale padano? Ce lo spiega il Prof. Massimo Blandino, che ringraziamo per il suo contributo.

Perché l’urea è così importante

Tanti sono gli aspetti positivi che l’urea offre per le aziende agricole dell’areale padano e non solo. Come ci spiega Massimo Blandino, «i vantaggi dell’utilizzo dell’urea per la fertilizzazione delle colture e, in particolar modo dei cereali, per i quali le dosi da distribuire sono elevate, risiedono in primo luogo nel basso costo dell’unità fertilizzante. Di fatto è il concime azotato più economico. Inoltre, l’elevato titolo e l’ottima conservabilità, ne semplificano le operazioni logistiche di approvvigionamento e di distribuzione in campo, in particolare su colture come il mais, per il quale apporti anche superiori a 300 unità di azoto possono essere condotti in un unico intervento».
Anche nella gestione agronomica l’urea garantisce una ampia versatilità e una gradualità di rilascio degli elementi nutritivi, oltre all’elevata solubilità. Nelle parole del Prof. Blandino: «dal punto di vista tecnico, il concime può essere applicato a un’ampia gamma di colture, e in diverse condizioni pedo-climatiche. A seguito dell’applicazione al suolo è necessario un processo di idrolisi e poi di nitrificazione, prima che l’elemento nutritivo venga assorbito dalle colture; pertanto è una forma di azoto non immediatamente disponibile, con un rilascio più progressivo nel tempo rispetto alle forme nitriche anche in suoli sciolti. Al tempo stesso, con presenza di umidità nel suolo e temperature adeguate, l’urea garantisce in alcune settimane una efficace nutrizione della coltura , valorizzandone applicazioni tempestive e stimolando la crescita colturale nelle fasi fenologiche chiave. Infine, la buona solubilità in acqua permette eventualmente anche l’impiego nei sistemi di irrigazione».

Le criticità ambientali dell’urea

Nel contempo, il concime è oggetto di attenzione da parte del legislatore. Tanto da doverne imporre un bando nel Bacino Padano nel Piano Nazionale per la qualità dell’aria. Il tema degli effetti negativi sulle emissioni in atmosfera, è nella natura stessa del prodotto o nelle modalità di utilizzo? Lo abbiamo chiesto a Massimo Blandino, che ci spiega: «la criticità dell’uso dell’urea risiede nelle rilevanti perdite di azoto per volatilizzazione, là dove venga distribuita in presenza soprattutto di alte temperature. I dati in letteratura stimano che, laddove il concime venga distribuito in copertura senza interramento in giornate molto calde, anche oltre il 50% dell’azoto distribuito si disperda in atmosfera come ammoniaca.

Oltre al danno economico per le aziende agricole, in areali ad alto impiego di questo fertilizzante, come la Pianura Padana, diventa rilevante l’effetto negativo sulla qualità dell’aria, in quanto le emissioni di ammoniaca, contribuiscono all’inquinamento atmosferico e alla formazione di particolato fine».

Tornando alle modalità di applicazione, però, Massimo Blandino conclude sottolineando come queste possano sostanzialmente azzerare gli effetti negativi. «Una corretta applicazione del fertilizzante, che preveda, soprattutto nelle colture primaverili-estive sarchiate quali il mais, il rapido interramento del concime, riduce quasi completamente questo impatto».

Autore: Azzurra Giorgio

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