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SERVONO SOLUZIONI PER IL CLIMA

Effetti dannosi anche sull’agricoltura: l’Emilia Romagna ne è un esempio

Negli ultimi anni sono numerosi gli eventi meteorologici che hanno colpito l’Emilia-Romagna e messo a dura prova l’agricoltura. L’alluvione del maggio 2023, con 23 fiumi esondati e danni stimati oltre 10 miliardi, ha distrutto intere colture di frumento e orzo nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena. Nel settembre 2024 nuove piogge torrenziali hanno provocato esondazioni e allagamenti, con migliaia di ettari agricoli compromessi. Nel 2025 altre piene hanno colpito l’area tra Bologna e Forlì. Per il frumento, oltre alla perdita di superfici coltivate, si sono verificati fenomeni di allettamento in oltre il 50% delle coltivazioni, con riduzione delle rese e difficoltà nelle operazioni di raccolta. A questi problemi si aggiungono quelli del dilavamento dei nutrienti e della saturazione dei suoli, che ostacolano germinazione e sana maturazione.

Il cambiamento climatico sotto osservazione

In Emilia Romagna è l’Osservatorio Clima di ARPAE a svolgere un ruolo centrale nello studio del cambiamento climatico: il monitoraggio di parametri come temperatura, precipitazioni, umidità e radiazione solare consente di elaborare analisi su griglie regionali a 5 km, attive dal 2001. Sono tutti dati fondamentali per comprendere l’evoluzione climatica del territorio e i rischi associati, inclusi quelli alle produzioni agrarie. L’occasione per presentare il lavoro e le analisidi ARPAE è stata il convegno Stato e prospettive del biochar, tenutosi il 25 settembre nell’ambito del Forum regionale per i cambiamenti climatici.

Cosa emerge di allarmante? Il 2024 è stato l’anno più caldo dal 1961 in Emilia-Romagna. Gli eventi meteo estremi hanno colpito duramente, in particolare le alluvioni del maggio 2023 e le piogge torrenziali di settembre 2024. La differenza di intensità è stata legata anche al riscaldamento del Mediterraneo, che ha ceduto enormi quantità di vapore acqueo alle correnti atmosferiche. Nell’immagine seguente (fonte: ARPAE) emerge il dato della temperatura media giornaliera nel 2025 (anomalia media di 1,18°C).

Adattamento: agricoltura al centro

Tra le azioni che si possono mettere in campo globalmente, sicuramente ci sono quelle di mitigazione che riguardano tutti quegli interventi per ridurre le emissioni di gas serra o aumentare i sink di assorbimento, con effetti su scala globale e benefici a lungo termine. Ma cosa si può fare nell’ambito dell’agricoltura, anche per scongiurare danni rilevanti alle produzioni? L’adattamento è fondamentale: opera su scala locale o regionale e produce benefici immediati riducendo la vulnerabilità agli eventi. E’ qui che entrano in gioco le pratiche agricole, l’evoluzione varietale, i lavori infrastrutturali per la difesa del territorio.

Le emissioni e il ruolo del settore AFOLU

In questo contesto il settore dell’Agricoltura, Foreste e Altri Usi del Suolo (AFOLU nelle azioni di decarbonizzazione) è cruciale perché include non solo emissioni, ma anche assorbimenti di carbonio, considerate vere e proprie ‘emissioni negative’. A generarle ci sono anche i suoli agrari su cui si applicano particolari pratiche. Dal 2023 anche il biochar entra ufficialmente negli inventari regionali dei gas serra e, quindi, può rappresentare una innovazione importante. Il biochar, infatti, agisce come stock permanente di carbonio nel suolo e riduce le emissioni climalteranti riutilizzando stoppie e potature. Può contribuire a diminuire l’uso di fertilizzanti azotati, con benefici anche per la qualità dell’aria. Apportato ai suoli, riduce lo stress idrico delle piante, il compattamento del suolo e il rischio di ruscellamento, migliorando la resilienza agricola.

Cos’è il biochar, come si genera e quali funzioni può avere nei suoli agrari? Ne abbiamo parlato qui: AAA CERCASI SOSTANZA ORGANICA

Autore: Azzurra Giorgio

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