Da un lato i sindacati come Coldiretti e Confagricoltura che applaudono all’inizio della revisione della Pac. Dall’altro il movimento spontaneo dei trattori che si sta muovendo verso Roma con l’intenzione di costringere il governo a ripristinare la detassazione Irpef. La Coldiretti sostiene di aver ottenuto da Bruxelles la sospensione del 4% delle terre incolte e Confagricoltura di aver avuto un ruolo nella decisione della Commissione europea di ridurre gli oneri amministrativi che gravano sui produttori. Al momento, però, nessuna decisione è stata presa. Il governo Meloni starebbe pensando a ripristinare l’esenzi0ne Irpef per i piccoli agricoltori. La sensazione è che la sovrapposizione tra le motivazioni delle proteste tedesche e francesi e le ragioni italiane del malcontento sia una maionese impazzita e che nessuno abbia in mente una versa strategia.
«Nei prossimi giorni – annuncia il leader della rivolta dei trattori Danilo Calvani – ammasseremo i trattori fuori da Roma. Non ci saranno blocchi, ma sicuramente disagi: ci aspettiamo migliaia di adesioni da tutta Italia». Blocchi sono già avvenuti in diverse aree del Paese. Da martedì a Milano centinaia di agricoltori con una settantina di mezzi protestano alle porte di Milano al casello di Melegnano. Il governo assiste all’escalation di un malcontento che non sa realmente con chi prendersela.
A parole, si sfila contro l’Europa, ma è un nemico apparentemente inafferrabile, perché le sue regole hanno tempi di revisione lunghissimi. Di fatto, si contesta la politica italiana, anche se al governo ci sono partiti vicini a chi manifesta. L’aggravante è la palese impreparazione dell’esecutivo a capire i problemi dell’agricoltura e a darvi una risposta. Meloni e Lollobrigida sono tentati di limitare la fine dell’esenzione dall’Irpef per i redditi dominicali e agrari soltanto a chi ha grandi estensioni. Ma non sanno dove trovare i soldi. I sindacati sono in affanno. Un tavolo si riunirà a Roma proprio mentre arriveranno i trattori.
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