I prezzi restano al di sotto dei costi di produzione certificati da Ismea (LEGGI) anche nell’ultima settimana di borsa per il frumento. Le quotazioni sono, infatti, del tutto invariate nelle borse di Milano, Bologna e Foggia, con lievi variazioni solo per il tenero di origine nordamericana e comunitario.
PREZZI INVARIATI AL DI SOTTO DEI COSTI DI PRODUZIONE
Una situazione che continua a provocare malcontento tra i cerealicoltori, come spiegato nel recente comunicato di Cia Lombardia. In esso il sindacato spiega come il monitoraggio ISMEA sui costi di produzione del frumento duro e tenero confermi la crisi strutturale della cerealicoltura italiana. Viene ribadito che i costi superano i prezzi di mercato, costringendo gli agricoltori a lavorare in perdita. Nel dettaglio, riporta il sindacato, per il grano duro i costi medi raggiungono 1.400 €/ha (302 €/t), contro quotazioni di 280 €/t. Situazione analoga per il grano tenero, i cui costi medi di produzione sono di circa 1.400 euro/ha, mentre, con rese di 50 q.li/ha e un prezzo medio di 23 €/q, si arriva a circa 1.150 euro per ettaro, anche qui un risultato in perdita. Nel comunicato si ricorda anche come l’import copra ormai il 45% del fabbisogno di duro e il 70% di tenero. Una concorrenza in crescita che, aggiunta alle remunerazioni assenti, sta portando ad un calo delle superfici coltivate.
«PER TENERO LE QUOTAZIONI ATTUALI RIMARRANNO INVARIATE A LUNGO»
Nonostante questo contesto, appare difficile prevedere apprezzamenti nel prossimo futuro, soprattutto per il frumento tenero. Mario Boggini, vice presidente della Commissione Prezzi di Granaria Milano, spiega ai nostri microfoni: «Nella situazione attuale non vedo possibilità di miglioramento per le quotazioni del grano tenero. Per dirla in due parole, il mercato in questo momento sembra stia andando “in laterale”, senza dare adito a previsioni né di apprezzamento né di deprezzamento. La pressione dall’estero resta invariata e pare possa rimanere tale ancora a lungo, portandomi a pensare che questo contesto possa perdurare per molte settimane a venire.»
Per il grano duro risulta molto complesso decifrare gli andamenti globali, in contrasto gli uni con gli altri. In Canada, il prezzo per il prodotto di prima qualità cala di 11 €/t sull’Atlantico (228 €/t a Toronto), mentre sale a 250 €/t per i carichi da Vancouver. Le autorità canadesi segnalano una qualità penalizzata dalle piogge: solo il 18% del raccolto è classificato nella categoria massima, con un alto tenore proteico. Negli Stati Uniti il Northern Durum risale a 254 €/t, spinto dal cambio €/$.
FUTURES AI MINIMI DA 5 ANNI
Brutte notizie arrivano anche dai futures, scesi nell’ultima settimana sotto i 5 dollari per bushel a Chicago, toccando un minimo negli ultimi cinque anni. Ciò in seguito al fallimento delle speranze di un accordo commerciale tra USA e Cina che avrebbe potuto rilanciare le esportazioni agricole. Il calo segue l’aumento dell’offerta mondiale, con stime di raccolto russo riviste al rialzo. Le tensioni geopolitiche, legate alle minacce di nuovi dazi di Trump e all’annullamento dell’incontro con Xi Jinping, aumentano l’incertezza. Il dollaro debole ha rafforzato l’euro, influenzando la competitività del grano europeo, proveniente soprattutto da Francia, Romania e Ucraina. Unico spiraglio di possibile apprezzamento i noli di trasporto, risultati in lieve crescita nel recente passato.