La bozza della Legge di Bilancio 2026 colpisce le aziende agricole che hanno investito in tecnologie 4.0 e 5.0. La denuncia arriva da Confagricoltura, per voce del Presidente della sede di Novara e VCO, Giovanni Chiò. Il Governo, infatti, ha intenzione di cambiare le carte in tavola per quegli agricoltori che, anche negli anni passati, hanno investito con la prospettiva di vedere compensate le spese con crediti d’imposta inclusivi di contributi INPS e INAIL. Se la bozza della Legge di Bilancio, già bollata dalla Ragioneria dello Stato, dovesse essere approvata con l’art. 26 inalterato, infatti, l’equilibrio finanziario di tante aziende sarebbe messo a dura prova.
Beffa sul credito d’imposta
Raggiunto da Grano Italiano, Giovanni Chiò esprime tutta la sua preoccupazione: «se i crediti degli anni passati non potranno essere compensati con i contributi previdenziali, andremo a creare una categoria di “esodati” in agricoltura. Questi contributi, infatti, ammontano a circa il 90% di quanto dovuto dalle aziende agricole, considerando che queste hanno una fiscalità agevolata e non sono tenute a redigere il bilancio». Si tratta di una norma che avrebbe valore retroattivo, con la quale il Governo, secondo Giovanni Chiò, andrebbe a disattendere l’impegno preso con le imprese agricole in passato, confermato dalle Leggi di Bilancio dal 2020 al 2025. «Bisogna pensare – conclude il Presidente – che ci sono aziende che hanno investito anche milioni di euro con la prospettiva di vedere compensati questi sforzi con i flussi degli anni futuri».
Stanziamento Industria 4.0 insufficiente
Un ulteriore problema rilevato nella Legge di Bilancio 2026 è quello dello stanziamento per l’Industria 4.0 che ammonta ad appena 1,4 mln euro per l’intero territorio nazionale. Nelle parole di Giovanni Chiò, «è un segnale da parte del Governo che non c’è la volontà di proseguire sugli investimenti 4.0 e 5.0, nonostante l’agricoltura abbia risposto molto bene, investendo non solo per la competitività in campo ma anche per aumentare l’indotto”.
Il rischio, per Chiò, è che le aziende agricole smettano di innovare: è qualcosa di preoccupante, considerando le contrazioni delle immatricolazioni di macchine agricole in Italia e i mercati dei prodotti agricoli depressi, dal frumento agli altri cereali a paglia, dal riso alle proteoleaginose. «Se i mercati non offrono redditività – conclude – servono azioni per sostenere gli investimenti e non mettere in ginocchio un intero comparto. Un comparto che ha contribuito al benessere della società attraverso il lavoro nei campi, per non fare mai mancare il cibo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, anche durante momenti difficili come quello della pandemia».
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