La proposta della Commissione europea per la PAC 2028-2034, presentata il 16 luglio scorso, segna una svolta che preoccupa gli agricoltori. Pur aumentando il bilancio complessivo dell’Unione da 1.211 a 1.985 miliardi di euro (+64%), le risorse destinate all’agricoltura calano da 380 a 294 miliardi (-22%). Il peso del settore sul bilancio UE scende così dal 31 al 15%, segnale evidente di un minore riconoscimento del ruolo strategico dell’agricoltura.
Addio a FEAGA e FEASR: arriva il Fondo Unico
Spariscono i due fondi storici della PAC — FEAGA e FEASR — sostituiti dal nuovo Fondo Europeo per la Prosperità e la Sicurezza Sostenibili, un maxi-contenitore da 865 miliardi che unisce risorse agricole, sociali e di coesione.
Gli Stati membri gestiranno le risorse attraverso Piani di Partenariato Nazionali e Regionali, coinvolgendo diversi ministeri e settori. Un meccanismo che, invece di semplificare, rischia di rendere la gestione più lenta e complessa, con maggiore burocrazia per gli agricoltori.
Pagamenti diretti: aboliti i titoli, arriva il capping
I Titoli PAC vengono aboliti e sostituiti da un pagamento per ettaro, variabile tra 130 e 240 euro, ridotto progressivamente oltre i 20.000 euro fino ad annullarsi oltre i 100.000. Ricompare, così, il capping, che penalizza le aziende più grandi e produttive, come molte realtà cerealicole, riducendo i margini di redditività. Aboliti anche il pagamento distributivo e il premio giovani, due strumenti che sostenevano l’insediamento e la crescita aziendale.
Pagamenti accoppiati e nuove misure ambientali
Il budget per i pagamenti accoppiati sale dal 13% al 20% del totale, con un ulteriore 5% per i settori proteici: una possibile opportunità per leguminose e cereali da rotazione. Gli Ecoschemi, invece, spariscono e lasciano spazio alle misure agro-climatico-ambientali, più flessibili ma meno definite, con il rischio di nuovi obblighi non remunerati adeguatamente.
In merito al ricambio generazionale, ogni Stato dovrà predisporre una strategia per i giovani agricoltori, con incentivi fino a 300.000 euro. Sulla gestione del rischio, infine, restano gli strumenti per le assicurazioni e nasce il sostegno ai servizi di sostituzione, utile per le imprese agricole a conduzione familiare.
Impatto sul settore cerealicolo
La riduzione dei fondi e l’aumento dei vincoli rischiano di penalizzare le aziende cerealicole professionali, che rappresentano la spina dorsale dell’agricoltura italiana.
Il nuovo modello privilegia le micro-aziende e la redistribuzione, ma trascura produttività e competitività, proprio mentre il mercato mondiale dei cereali è sempre più instabile. Senza correttivi, la riforma potrebbe indebolire la capacità produttiva europea. Per questo, serve una PAC che unisca sostenibilità e redditività, garantendo futuro e stabilità economica a chi produce ogni giorno valore e sicurezza alimentare per l’Europa.
Fonte: Confagricoltura Milano Lodi e Monza Brianza
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