Cambio di paradigma: avreste mai detto che le infestanti fanno danni prima di fare danni? Le infestanti fanno danni alle colture (grano, nel nostro caso), causando perdite produttive anche ingenti, superiori al 30%, mediamente con punte anche del 50%. I danni poi non sono solo quantitativi ma anche qualitativi (aspetti fitosanitari), in certi casi poi possono anche ostacolare la raccolta o aumentarne il grado di umidità.
Competitori pericolosi
La perdita produttiva è dovuta primariamente alla competizione per le risorse: le infestanti infatti sottraggono alla coltura preziose risorse, principalmente acqua, nutrienti (azoto soprattutto) e luce. Alcune malerbe come papavero e loietto sono perfettamente adattate all’ambiente agrario e convivono bene con i cereali paglia, riuscendo ad accrescersi velocemente in modo molto aggressivo. In certi casi riescono anche a svettare sulla coltura, aumentando la competizione e creando ancora più danni sino alla soppressione della coltura stessa.
Lo stress
Ma non c’è solo l’aspetto della competizione da tenere in considerazione per garantirsi un’ottima produzione: vi è anche l’interazione coltura-infestante. Che cosa si intende quindi per interazione se non la percezione della coltura di individui estranei? Ci riferiamo ovviamente ad altre piante, infestanti che vengono identificate dalla coltura stessa come un pericolo, generando uno stress. E’ come se la coltura si accorgesse della presenza della malerba, reagendo immediatamente a questa presenza considerata minacciosa.
La difesa
La risposta della coltura alla presenza dell’infestante (stress) consiste nel cambiare il proprio metabolismo (da produttivo a difensivo), ovvero la coltura comincia a pensare più a difendersi che a produrre, perché percepisce di non essere più in un ambiente favorevole alla produzione e al proprio sviluppo, ma in un ambiente ostile e minaccioso. Il metabolismo quindi cambia e la pianta produce più sostanze difensive che necessarie alla produzione (amido), ad esempio il tipo di essudati che vengono rilasciati nella rizosfera cambia di composizione. Si consideri che la coltura investe più del 50% delle proprie riserve nel suolo circostante le radici. Questo cambiamento del metabolismo comporta delle perdite produttive inevitabili. In aggiunta la stessa luce che viene riflessa dalle infestanti non è utilizzabile dalla coltura come la luce diretta; un po’ come quando in formula 1 l’auto davanti crea delle turbolenze aerodinamiche, mettendo in difficoltà la vettura all’inseguimento perché non riceve l’aria diretta per l’effetto suolo… Tutte problematiche che l’agricoltore moderno può conoscere e affrontare seguendo il progetto Cerealiamo. Ma proseguiamo…
L’effetto memoria
Ancora più interessante è il fenomeno che si verifica dopo l’eliminazione della fonte di stress, ovvero dell’infestante: l’effetto memoria – così definito – determina un mantenimento dell’assetto difensivo della pianta che in definitiva è avverso alla produzione; per un certo periodo di tempo, quindi, la pianta, ricordandosi dello stress ricevuto, è incapace di riprendersi e tornare alla situazione originaria, più consona ad una elevata produttività. Alla fine, il ritorno ad un metabolismo di tipo produttivo richiede un tempo più o meno lungo.
Meccanismi da capire
Concludendo, l’interazione coltura infestante è molto più complessa di quello che si pensava fino a pochi anni fa e le piante interagiscono non solo per la competizione delle risorse, quando entrano in contatto e hanno una certa dimensione e quindi si “rubano” le risorse a vicenda (acqua, luce e nutrienti); ma soprattutto interagiscono perché già nelle primissime fasi di sviluppo – per motivi non ancora del tutto chiari – le piante percepiscono la presenza di altri individui (infestanti) e reagiscono immediatamente, mettendo in atto una risposta fisiologica che tuttavia va a danno della loro produttività. Vuoi saperne di più? Consulta Cerealiamo!
Autore: Mirko Guarise, Category Marketing Manager CP
Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook e Instagram