Prosegue l’intervista a Gaetano Laghetti, coordinatore della Banca del Germoplasma dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari e coordinatore del progetto SaveGrain-CER, “Biodiversità dei cereali antichi pugliesi per la sostenibilità e la qualità”. In questa seconda parte, analizziamo le opportunità per gli agricoltori pugliesi offerte dalla messa a disposizione da parte della Regione Puglia della semente della varietà recuperate. Vedremo, poi, alcuni esempi di varietà di frumento autoctone e delle loro caratteristiche agronomiche e qualitative (leggi la prima parte dell’articolo).
Popolazioni autoctone in Puglia: scrigno di biodiversità
Gaetano Laghetti ci spiega che le varietà autoctone recuperate nell’ambito del progetto sono, in effetti, delle popolazioni di piante di cereali. Non si tratta, quindi, di linee pure ma di «miscugli costituiti da vari genotipi, a differenza delle cultivar moderne. E’ per questo motivo che questo “scrigno di biodiversità” è in grado di resistere ai cambiamenti che si verificano nell’ambiente. Sebbene alcuni individui possano soccombere in seguito a variazioni ambientali, la popolazione è costituita anche da piante con altri genotipi che sono in grado di resistere e, quindi, di offrire all’agricoltore una certa stabilità produttiva che, invece, non è garantita dalle varietà moderne».
Semente a disposizione degli agricoltori
Nell’ambito del progetto, poi, è prevista la moltiplicazione della semente delle varietà recuperate: questo sia al fine di averne una copia da conservare presso la Banca del Germoplasma del CNR, ma anche per consegnare quantitativi congrui alla coltivazione agli agricoltori interessati. Una volta che le varietà saranno definite come autoctone, ovvero diffuse localmente da almeno 50 anni, Gaetano Laghetti ci spiega che «queste saranno iscritte nell’anagrafe regionale: chiunque potrà collegarsi sul sito dedicato e informarsi sulle caratteristiche tecnico-agronomiche e qualitative delle varietà. E’ quanto abbiamo già fatto, nell’ambito di un progetto precedente, per altre specie, tra cui leguminose da granella e foraggere che, infatti, sono già visionabili all’interno dell’anagrafe regionale».
Gaetano Laghetti prosegue illustrandoci l’iter che dovrà essere seguito: «una commissione regionale valuterà l’opportunità dell’iscrizione all’anagrafe in base alla nostra proposta. Poi, qualora il quantitativo richiesto non fosse già disponibile, bisognerà aspettare verosimilmente un paio di stagioni per poter disporre di quantitativi di semente utili per gli agricoltori che ne volessero fare richiesta per la coltivazione». E conclude: «anche la Regione Puglia si sta attrezzando, come altre regioni, per creare una sua Banca del Germoplasma pugliese di cui, successivamente, anche la nostra banca farà parte: in questo modo, si potranno garantire sempre maggiori quantitativi per soddisfare la domanda dei coltivatori».
Alcune delle varietà recuperate
Vediamo di seguito due delle varietà autoctone già recuperate e analizzate dal progetto SaveGrain-CER, con tutte le loro caratteristiche agronomiche e qualitative (fonte: sito del progetto SaveGrain-CER).
Le altre varietà con tutti i dettagli sono disponibili sul sito del progetto (https://savegrain-cer.com).
GRANO TENERO GENTIL ROSSO
Triticum aestivum L.
Storia e curiosità
Varietà locale molto coltivata in Italia centro-settentrionale nel XIX secolo (poi diffusa anche nelle provincie meridionali), fu impiegata dal genetista Francesco Todaro nel 1911 come capostipite di razze “elette”, in particolare la selezione 48 contraddistinta dalla presenza sulle spighette soprattutto apicali delle ariste. Le due forme (la mutica e la semi-aristata) furono introdotte in Puglia intorno al 1920 e soprattutto la selezione 48 riscosse un discreto successo dal punto di vista produttivo e molto apprezzata per le farine di qualità ritenute ottime per la panificazione. Il monitoraggio del territorio nell’ambito del progetto ha consentito di rilevare la presenza di questa varietà nel sub Appenino Dauno, Puglia centrale e Salento delle Serre e di registrare la presenza nell’ambito della medesima
popolazione della forma mutica ed aristata.
Il Gentil rosso è un frumento tenero autunnale adatto anche alle semine primaverili. Predilige terreni di pianura mediamente fertili ma si adatta anche in collina e quindi in situazioni climatiche e pedologiche differenti. La produttività è buona anche se variabile in funzione dei luoghi, è mediamente resistente all’allettamento ed alle ruggini. Le piante sono alte mediamente 100-150 cm, la spiga è fusiforme, sia nella forma mutica che semi-aristata. Le cariossidi sono perlopiù allungate, di colore rossiccio. La farina di colore bianco è di buona qualità panificatoria, ma poco adatta ad una lavorazione industriale.
DESCRIZIONE MORFOLOGICA
Pianta
- Portamento: da eretto a semi-eretto
- Altezza (culmo, spiga e reste) (cm): 100-140 cm
- Glaucescenza spiga: da assente o molto debole a media
Spiga
- Reste o barbe: presenti
- Colore a maturazione: colorata
- Forma: fusiforme
- Densità: media
Cariosside
- Forma: semi-allungata
- Colore: rosso
TIPO DI SVILUPPO
- Invernale
CARATTERI PRODUTTIVI
- Epoca di spigatura (gg da 01.04): 40-46
- Peso mille semi: 35-53 g
GRANO DURO SARAGOLLA LOCALE DI PUGLIA
Triticum durum Desf.
Storia e curiosità
Il grano duro Saragolla è un grano duro noto da tempo in Italia Centro-Meridionale, tanto da essere stato incluso nel gruppo delle così dette “Saragolle” al quale appartengono secondo molti documenti storici non soltanto frumenti duri. Nel “Delle cose rustiche” tomo secondo, opera di P. Niccola Onorati del 1793, si menziona un grano con “acini lunghetti, sodi e di color biondo al quale appartengono il gran turchesco che ha acini più lunghi e la calabrese che riesce bene in Puglia”.
Numerosi altri autori tra cui il De Cillis nel 1927, hanno successivamente sottolineato l’attribuzione di un nome a varietà differenti da quella originaria i cui centri di diffusione potrebbero essere le province di Avellino e Benevento. Nel medesimo anno Giuseppe Conti descrivendo il lavoro svolto dalla Stazione Agraria di Bari nel cuore di una regione eminentemente agricola parla del Duro di Puglia e del Granoro raccolto in Calabria e posto in prova presso le aziende pugliesi al fine di definirne i caratteri morfologici principali.
Conosciuto all’estero già dal 1800 non solo come Saragolla ma anche come grano di Xeres, si è diffuso in Puglia anche con il sinonimo di Duro di Puglia spesso presente in miscuglio con
il frumento turanico, così come rilevato in altre regioni italiane. Il grano duro Saragolla, di portamento eretto anche se molto alto, spiga mediamente compatta con reste leggermente colorate e cariossidi di forma allungata, è anche noto per essere un grano di pregio e di interesse per i genetisti ed in particolare quello di produzione pugliese è apprezzato per il raffinato sapore che conferiva alla pasta così come segnalato dal Dipartimento dell’Agricoltura americano nel 1903. Predilige quale areale di coltivazione la pianura anche se presente in collina, in particolare nel Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia e soprattutto le regioni calde.
DESCRIZIONE MORFOLOGICA
Pianta
- Portamento: da eretto a semi-eretto
- Altezza (culmo, spiga e reste) (cm): 140-156 cm
- Glaucescenza spiga: da media a debole
Spiga
- Colorazione delle reste: da bruno chiaro a bruno
- Colore a maturazione: leggermente colorata
- Forma: piramidale e fusiforme
- Densità: media
Cariosside
- Forma: allungata
- Colore: giallo-ambrato
TIPO DI SVILUPPO
- Invernale
CARATTERI PRODUTTIVI
- Epoca di spigatura (gg da 01.04): 31-41
- Produzione spiga: 1,5-3,7 g
- Peso mille semi: 42-54 g
Fonte immagini: progetto SaveGrain CER
Autore: Azzurra Giorgio
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