L’agricoltura del futuro dovrà essere produttiva, resiliente e al tempo stesso sostenibile, sotto tutti i punti di vita. I biostimolanti stanno assumendo, in questo scenario, un ruolo sempre più rilevante come strumenti capaci di migliorare la nutrizione delle colture, ottimizzare l’uso delle risorse e aumentare la resistenza agli stress ambientali.
L’interesse per questi prodotti è in forte crescita: negli ultimi dieci anni il mercato europeo è aumentato di oltre il 10% annuo, raggiungendo un valore di circa 5 miliardi di euro. Lo sottolinea Paolo Girelli, presidente di Assofertilizzanti: «I biostimolanti, attualmente, rappresentano una quota rilevante del mercato dei fertilizzanti, ma si tratta di una tipologia di prodotti in intensa e rapida evoluzione, sostenuta dai notevoli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende del settore».
Cosa sono i biostimolanti
Secondo il Regolamento UE 2019/1009, i biostimolanti sono prodotti che stimolano i processi di nutrizione delle piante indipendentemente dal loro contenuto di nutrienti, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza d’impiego, la tolleranza agli stress abiotici, la qualità delle produzioni e la disponibilità di nutrienti nel suolo. Si tratta di formulazioni a base di sostanze naturali o microrganismi che, attraverso diversi meccanismi biochimici, favoriscono la crescita, la qualità e la resilienza delle colture.
Gli effetti positivi determinati dai prodotti biostimolanti sulle colture derivano da meccanismi di diversa natura, ancora oggetto di studio. Vi sono molecole che migliorano l’assorbimento di acqua e nutrienti; microrganismi che supportano le radici e arricchiscono la rizosfera; sostanze che favoriscono germinazione e sviluppo vegetativo. Ancora, composti ad azione antiossidante che proteggono la pianta da siccità, salinità e temperature estreme; principi attivi che arricchiscono la qualità nutrizionale delle produzioni. Grazie a questa versatilità, i biostimolanti si adattano sia all’agricoltura convenzionale sia a quella biologica, rispondendo alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla crescente domanda alimentare globale.
L’interesse della ricerca scientifica
La ricerca scientifica sta ampliando progressivamente le conoscenze e le applicazioni nel campo dei biostimolanti. Studi recenti hanno dimostrato, ad esempio, che formulazioni a base di Cystoseira barbata migliorano lo sviluppo radicale del frumento, oppure estratti di alghe brune possono ridurre gli effetti della siccità nel pomodoro. Ancora, nanoparticelle di chitosano e acido fulvico aumentano la tolleranza del mais allo stress idrico, mentre batteri benefici come Bacillus zanthoxyli mitigano gli effetti di caldo e salinità in orticole come cocomero e cavolo.
Risultati come questi confermano come i biostimolanti rappresentino una leva strategica per un’agricoltura capace di produrre di più con meno input chimici, riducendo l’impatto ambientale e garantendo qualità e sicurezza alimentare. La loro diffusione è destinata a crescere, trasformandoli in un pilastro della fertilizzazione del futuro.
Fonte: Assofertilizzanti
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