In tanti hanno già iniziato a trebbiare in provincia di Foggia, cuore pulsante del frumento duro italiano. E’ qui che raggiungiamo Silvana Roberto, imprenditore agricolo e Vicepresidente di CIA Capitana; oltre ad essere cerealicoltore, è anche Commissario in Borsa Merci a Foggia e all’interno della CUN, la Commissione Unica Nazionale, ancora in fase sperimentale. L’azienda, che oggi produce cereali vernini, soprattutto frumento duro, e ortaggi, sorge nelle terre che un tempo erano del Senatore Cappelli: «sono nata nel grano», ci dice Silvana Roberto, «mio padre aveva adottato l’indirizzo cerealicolo-zootecnico ma, dopo numerosi periodi di crisi, abbiamo deciso di diversificare e oggi gestiamo anche colture orticole. Abbiamo anche un asparageto».
Tanti cambiamenti
Come ci racconta Silvana Roberto, l’agricoltura è un settore che tanto si è dovuto adeguare ai numerosi cambiamenti intercorsi negli ultimi decenni: da quelli del mercato a quelli climatici, oltre alle novità della ricerca che produce varietà con potenziali produttivi sempre maggiori, in grado di combattere le nuove avversità. «Il clima che cambia ha portato nuove avversità contro le quali dobbiamo difenderci: si pensi alla fusariosi, ad esempio, che solo 20 anni fa non c’era nelle nostre zone. Oggi, invece, dobbiamo effettuare trattamenti fitosanitari fondamentali per la salubrità delle produzioni” dichiara, e conclude: «dobbiamo anche selezionare con attenzione i fungicidi, perchè ci sono filiere a cui distribuiamo che richiedono specifici formulati, in grado di garantire l’assenza di residuo di prodotti fitosanitari in granella».
Secondo Silvana Roberto questo incrementa di molto la complessità, in quanto aumentano sempre di più le spese, a fronte di prezzo di vendita che non sale: «ad oggi bisogna spendere circa 1.800€ ad ettaro per coltivare per bene e, con la variabilità meteorologica, non si è comunque sicuri di avere delle produzioni adeguate».
Rese incerte
In questa zona le rese del frumento duro si aggirano sui 35-40 quintali ad ettaro, con annate eccezionali in cui si raggiungono i 60 quintali, ad esempio in rotazione su maggese. Nella scorsa stagione, però, nei terreni di Silvana Roberto non si sono superati i 20 quintali ad ettaro, seppur con una altissima qualità: la gravissima siccità ha determinato un calo drastico, pur su terreni particolarmente fertili grazie alla rotazione con colture orticole tra cui pomodoro, broccolo e cavolo. L’areale dell’azienda è servito dalla risorsa idrica, per la presenza della diga di Occhito: irrigare il grano, in ogni caso, non sarebbe conveniente dal punto di vista economico, considerando le condizioni di mercato. Questo anche in caso di presenza di un pozzo, i cui costi di gestione sono molto elevati.
Serve un piano idrico nazionale
Quell0 dell’acqua è un problema molto grave in tutti gli areali italiani, secondo Silvana Roberto, che ci dichiara: «nelle nostre zone il problema è la carenza idrica e la scarsa disponibilità della risorsa, anche in presenza di impianti come la diga di Occhito che, quest’anno, riserverà l’acqua solo ad uso civile. Abbiamo, infatti, richiesto di poter deviare il flusso del fiume Liscione che scorre in Molise, con una condotta lunga 10 km, per poter ricevere l’acqua che, altrimenti, andrebbe in mare. In altri areali del Nord, invece, il problema è l’eccesso di acqua, con piogge molto intense che creano danni e impediscono di svolgere le operazioni colturali: in ogni caso, serve una pianificazione nazionale per la risorsa idrica che, a tutt’oggi, manca».
Gli strumenti di mercato devono cambiare
In un contesto difficile per le condizioni ambientali, neanche la situazione del mercato è semplice per i cerealicoltori: secondo Silvana Roberto, se non si distribuisce il plusvalore del prodotto finito su tutti gli operatori della filiera, a partire dagli agricoltori, la cerealicoltura della Capitanata è destinata a chiudere. Il frumento made in Italy deve essere valorizzato adeguatamente, così come la granella importata dall’estero che viene impiegata per prodotti particolari, di nicchia. Ne è un esempio il grano australiano, impiegato per formati di pasta speciali, che viene remunerato oggi intorno ai 60€ al quintale.
«La forbice della filiera si deve allargare» ci dice Silvana Roberto, «e questo può avvenire anche attraverso strumenti che leghino i valori offerti dai contratti di filiera con i prezzi della CUN, un riferimento nazionale unico: si tratta di una soluzione che abbiamo proposto e per cui abbiamo chiesto un tavolo tecnico per discutere e agire di conseguenza”. E conclude “noi non siamo contro le importazioni ma non possiamo accettare quelle selvagge, soprattutto in assenza di obblighi di reciprocità per quanto riguarda le caratteristiche della granella, in particolare quelle di salubrità».
Foto dell’azienda di Silvana Roberto
Autore: Azzurra Giorgio
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