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CREDITI DI CARBONIO: E L’ITALIA?

Prosegue l’analisi sulle prospettive per il mercato volontario dei crediti di carbonio e, con questo, del quadro regolamentare per la certificazione degli assorbimenti che potrà remunerare gli operatori agricoli che mettono in atto pratiche virtuose. Ma quali sono i tempi previsti e quanta incertezza c’è nel prossimo futuro? Abbiamo già affrontato il tema con l’aiuto delle dichiarazioni di Ilaria Falconi del CREA PB, membro del gruppo esperti della Commissione Europea attivo in relazione al regolamento sugli assorbimenti di carbonio. In particolare, nell’ambito di un webinar tenuto il 17 dicembre scorso sul progetto Ammochar e incentrato sull’impiego del biochar. Leggi la precedente dell’articolo.

Abbiamo approfondito i criteri su cui si fonderanno la valutazione e la misurazione delle attività che, appunto, garantiscono l’assorbimento. Questo è un aspetto fondamentale per tutti gli agricoltori e operatori dei settori collegati che volessero pianificare nuove fonti di reddito basate sulla nuova regolamentazione.

I crediti di carbonio in Italia

Ma cosa si sta facendo a livello nazionale? L’Italia sta provando a creare un registro nazionale dei crediti di carbonio che dovrà, poi, adeguarsi alla regolamentazione europea in termini di modalità di certificazione dei crediti. Per il nostro paese si tratta di una novità: a differenza di tanti stati europei ed extra europei, non esiste un registro valido a livello nazionale. Sul tema degli assorbimenti, c’è solo reportistica redatta da ISPRA secondo quanto definito dal protocollo di Kyoto.

Il CREA è stato incaricato di provvedere ai dettagli del registro e, a tal proposito, è stata redatta una metodologia nazionale che, per l’agricoltura, differisce dal contesto europeo sui criteri di quantificazione e addizionalità. Per la quantificazione, in particolare, si impiega una metodologia che si basa su mappe, modelli e informazioni particellari derivanti dal sistema informativo del fascicolo aziendale di AGEA. Per l’addizionalità, la scelta dello scenario di partenza è particolare: si tratta, infatti, di quello della Condizionalità, ovvero delle BCAA (Buone condizioni agronomiche e ambientali) della PAC. La scelta dipende dal fatto che non si è voluto gravare ulteriormente sulle aziende agricole, volendo premiare tutti coloro che negli anni passati abbiano già messo in pratica attività per l’assorbimento di carbonio che vanno oltre le BCAA.

I timori per il futuro mercato dei crediti in Italia

Il futuro mercato dei crediti di carbonio non è esente da preoccupazioni e timori, in particolare per gli operatori dei diversi comparti agricoli di piccole e medie dimensioni. Come illustrato da Ilaria Falconi, i valori di scambio sul mercato dei crediti sono altalenanti e tendenti verso livelli molto ridotti. Con queste condizioni, al momento, è difficile prevedere che le imprese di piccole e medie dimensioni possano entrare in questo mercato, considerando i costi di certificazione e mantenimento delle condizioni. Anche le grandi imprese dovranno valutare attentamente la sostenibilità economica di un progetto di certificazione delle attività di assorbimento di carbonio. La stessa Ilaria Falconi, ad esempio, sottolinea come nel settore agroforestry si stima che sia necessaria una superficie di almeno 50 ettari per garantire la sostenibilità del progetto. Se guardiamo le attività di gestione del suolo, per ora difficilmente il mercato sarà appetibile.

E’ da sottolineare che le incertezze e la variabilità del valore dei crediti dipendono strettamente dal fatto che i mercati hanno al momento carattere privato: il ruolo della processo di regolamentazione in corso è proprio quello di portare maggiore trasparenza e certezza nel settore. Si auspica che il mercato si possa stabilizzare per riuscire a sostenere con un reddito più certo le imprese partecipanti e, quindi, porti ad una maggiore attrattività e partecipazione, in particolare degli operatori agricoli.

Cosa fa l’Italia adesso

Intanto, l’Italia sta lavorando per redigere delle raccomandazioni utili alle istituzioni europee per la definizione dei prossimi atti normativi, come altri paesi europei in realtà già fanno in virtù di mercati storici dei crediti. Tra le possibili raccomandazioni, in Italia si sta discutendo sulla stipulazioni di convenzioni con acquirenti o assicurazioni, oltre che su un prezzo minimo dei crediti. Questo soprattutto per supportare le piccole e medie imprese agricole nel sostenere il costo della certificazione e raccogliere le competenze utili per la redazione e la presentazione del progetto ai fini certificatori. La procedura, infatti, richiede anche un costo di personale adeguato e formato, oltre che una base informativa che servirà alla definizione di formule e calcoli collegati alla certificazione.

Autore: Azzurra Giorgio

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