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I COMMENTI ALLA RETE DURO 24-25

Le considerazioni di Michele De Santis dell’Università di Foggia: perchè coltivare il duro al Sud?

Se guardiamo ai risultati della Rete Nazionale del Frumento Duro del CREA, i risultati produttivi sono stati certamente migliori di quelli dell’annata precedente. Un trend positivo, però, lo si vede anche rispetto ai valori dei 5 anni precedenti. E’ solo merito dell’andamento meteorologico o ci sono altri motivi? In un contesto di variabilità meteorologica, è bene che i cerealicoltori non dimentichino il potenziale produttivo delle diverse varietà. E’ un aspetto che emerge certamente in stagioni con andamenti termo-pluviometrici più regolari come lo è stata quella 2024-25.

Occhio al potenziale delle varietà

Lo abbiamo chiesto al Dott. Michele De Santis dell’Università degli Studi di Foggia, che ci ha illustrato le sue considerazioni: «i valori di resa complessivamente osservati, relativi alle prove 24-25, hanno mostrato valori complessivamente più interessanti della passata annata e dell’ultimo quinquennio, in generale. L’andamento termo-pluviometrico rappresenta, sicuramente, il più importante fattore nel determinare i livelli di resa. Bisogna tenere presente che le scorse annate sono state caratterizzate da severi deficit idrici in alcuni areali (in particolare Puglia e Sicilia) che hanno gravemente condizionato le performance produttive.

E conclude focalizzando l’attenzione sul potenziale produttivo delle diverse varietà a cui i cerealicoltori dovrebbero porre attenzione: «in una stagione agraria più regolare come quest’ultima è stato possibile apprezzare meglio il potenziale produttivo dei genotipi investigati. Chiaramente, il contributo del miglioramento genetico, con la progressiva introduzione di varietà sempre più efficienti nell’uso delle risorse (soprattutto idriche) può spiegare i recenti trend produttivi rilevati nelle prove frumento».

Perchè continuare a coltivare il duro al Sud?

E se il potenziale non viene pagato adeguatamente dal mercato? Abbiamo, dunque, chiesto a Michele De Santis perchè dovrebbe essere interessante seminare frumento duro al Sud, al giorno d’oggi. Scegliere il frumento duro al Nord, infatti, significa investire in particolare in concimazione azotata, soprattutto per garantire la qualità. Ecco cosa ci ha risposto: «ciò che ancora mantiene viva la produzione del frumento duro nel sud Italia è proprio la migliore attitudine qualitativa, ottenibile già con livelli di concimazione azotata non particolarmente eccessivi.

Questo effetto qualitativo viene spesso valorizzato nell’ambito dei contratti di filiera, strumento che sta mitigando la volatilità dei prezzi. L’ottimizzazione di tutte le diverse pratiche agronomiche, come avvicendamenti sostenibili e uso di fungicidi e prodotti biostimolanti può sicuramente contribuire al raggiungimento degli obiettivi produttivi. Un occhio ai costi va comunque dato, pertanto il supporto di tecnici esperti e/o DSS può risultare una scelta vincente».

Autore: Azzurra Giorgio

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