Il frumento è bersagliato da malattie fungine, virosi e batteriosi che possono essere prevenute e contrastate. In questo articolo spieghiamo come si fa, utilizzando la resistenza genetica, la lotta agronomica, l’uso di fungicidi, la lotta integrata e i microrganismi competitori.
Resistenza genetica
Consiste nell’impiego di varietà selezionate per la loro tolleranza o resistenza alle malattie; risultati rilevanti si sono ottenuti sinora per la difesa contro l’oidio, la ruggine gialla e bruna.
Lotta preventiva o agronomica
L’impiego di diverse pratiche colturali influenza il sistema suolo-pianta e le interazioni con i funghi: l’avvicendamento, la gestione dei residui nell’ambito delle lavorazioni, la data di semina e la concimazione azotata possono avere un effetto in modo variabile sull’entità di inoculo e la sensibilità della pianta all’agente patogeno.
Ad esempio, contro la Fusariosi la gestione dei residui con lavorazioni del terreno e interramento può avere un effetto rilevante poiché i macroconidi del Fusarium non si adattano bene all’ambiente, specialmente se interrati. Per lo stesso motivo, sono da evitare le pratiche di semina su sodo, la monosuccessione e l’avvicendamento con mais e sorgo da granella.
Lotta diretta con fungicidi
I metodi diretti di difesa sono una realtà generalizzata negli areali dove la pressione della malattie fungine è molto forte, come in Europa Centrale e Nord Italia: questi si esplicano attraverso la concia della semente, l’irrorazione della coltura sulle foglie e sulla spiga.
Il trattamento alla semente certificata può controllare efficacemente mal del piede, carboni e carie della granella, anche con azione biostimolante e sistemica a lunga durata.
La difesa dalle malattie fogliari si esplica con l’applicazione di fungicidi ad ampio spettro per via fogliare; in questi casi il momento di applicazione in relazione alla fase fenologica è fondamentale e, considerando l’efficacia, il momento più diffuso è tra T1 e T2 per la protezione della foglia bandiera.
La difesa della spiga dalla fusariosi si esplica con l’irrorazione alla piena fioritura (T3) che è il trattamento più frequente, soprattutto negli areali del Nord Italia, per agire contro l’accumulo di DON (deossinivalenolo) nella granella e in favore della sua sanità. Si veda un nostro articolo sul tema micotossine.
In agricoltura biologica fungicidi a base di rame e zolfo vengono utilizzati per il controllo in particolare delle malattie fogliari: per la ridotta persistenza ed efficacia è necessario ripetere i trattamenti ogni 12-20 giorni dalla levata alla fioritura, in condizioni favorevoli allo sviluppo delle malattie.
Lotta integrata
Consiste nella combinazione razionale dei metodi che si basano sulla resistenza genetica, quelli preventivi e diretti per poter ridurre la pressione delle patologie, l’impiego di fungicidi e i costi colturali connessi alla difesa dalle malattie. In questo ambito hanno un ruolo anche le pratiche di distribuzione di prodotti di sintesi a rateo variabile e l’impiego di sistemi di allerta territoriali basati su modelli di simulazione.
Il Piano di Azione Nazionale (PAN) relativo al “quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci” identifica un livello di applicazione della difesa integrata obbligatorio ed uno volontario, basato su disciplinari di produzione integrata.
Utilizzo di microrganismi competitori
Questi mezzi, ancora nei primi stadi di applicazione, potranno raggiungere una rilevanza crescente se inseriti in una strategia di lotta integrata con la genetica e le tecniche agronomiche. Consistono nell’induzione di una sorta di reazione preventiva della pianta attraverso l’introduzione di un microrganismo non patogeno che mima un processo di aggressione, così che la pianta stessa sia predisposta a rispondere ad un agente patogeno pericoloso.
Fonte: Coltivazioni erbacee, Vol. 1 – Cereali e colture industriali, a cura di G. Mosca e A. Reyneri, Edagricole, 2023.