Le campagne italiane, da Nord a Sud, non sono più solo teatro di coltivazioni e tradizione. Sempre più spesso diventano campo di battaglia contro la proliferazione incontrollata di piccioni domestici e corvidi (cornacchie, gazze, ghiandaie). Una situazione che, anno dopo anno, si traduce in danni economici pesanti per gli agricoltori e in rischi sanitari per cittadini e animali.
Lombardia: una piaga fuori controllo per troppi anni
Dopo anni di gestione frammentata a livello provinciale e proroghe temporanee, la Regione Lombardia ha finalmente approvato un Piano di controllo quinquennale (2025–2029) per piccioni e corvidi.
Il piano prevede la cattura o l’abbattimento controllato di 220.000 piccioni e 48.700 corvidi all’anno, con la possibilità di aumentare questi numeri del 10% in base alle esigenze locali.
«In dieci anni, corvi e piccioni hanno provocato danni per oltre 3,5 milioni di euro in Lombardia, considerando solo i casi indennizzati», spiega Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia.
La mancanza di una linea regionale ha reso inefficaci gli interventi locali, portando a una vera e propria invasione in molte aree rurali. Le specie bersaglio (cornacchia grigia, gazza, ghiandaia e piccione domestico) colpiscono colture fin dalla semina, e non si fermano neanche in fase di maturazione.
Ma non è solo l’agricoltura a soffrire: fienili, magazzini e stalle diventano ricettacoli di contaminazioni, mentre il decoro urbano e la salute pubblica vengono messi a rischio.
Province più colpite (2023):
- Piccioni: Pavia (55.726 €), Mantova (37.029 €), Milano (28.313 €)
- Corvidi: Mantova (237.588 €), Cremona (124.858 €), Pavia (45.861 €)
Si tratta di numeri che fotografano solo la punta dell’iceberg: molti danni non vengono nemmeno segnalati o rimborsati. Da qui la necessità, sottolineata da Confagricoltura, di una strategia centralizzata ed efficace.
Piemonte: una ripartenza necessaria dopo anni di stallo
Anche in Piemonte, in particolare nella zona di Vercelli e Biella, la pressione dei corvidi è diventata insostenibile. Le specie più problematiche sono la gazza e la cornacchia grigia, che colpiscono in modo mirato mais e cereali autunno-vernini, spesso in fasi delicate della crescita.
Negli ultimi anni, però, le misure di contenimento erano ferme al piano scaduto nel 2017. Questo ha lasciato scoperti per troppo tempo gli agricoltori, che si sono trovati soli a fronteggiare un problema in crescita.
Finalmente, grazie alla spinta di Confagricoltura Vercelli-Biella, è stato approvato il Piano di contenimento corvidi 2025–2029 da parte della Provincia di Biella.
Con questo nuovo strumento sarà possibile riprendere attività di controllo organizzate, che includono:
- Prelievi mirati
- Metodologie dissuasive
- Monitoraggio delle popolazioni
Il messaggio è chiaro: non si tratta di sterminio indiscriminato, ma di riportare le popolazioni a una densità ecologicamente sostenibile, riducendo al minimo l’impatto su colture, ecosistemi e biodiversità.
Anche Coldiretti Torino ha lanciato l’allarme: danni da piccioni per 5 milioni di euro all’anno, con problemi gravi legati non solo alla distruzione delle colture, ma anche alla contaminazione di mangimi con deiezioni e parassiti, tra cui la pericolosa zecca molle Argas reflexus.
Altre Regioni in movimento
Emilia-Romagna
Dal 2023 è in vigore un piano regionale quinquennale per il contenimento delle stesse specie, con riscontri positivi in termini di riduzione dei danni.
Veneto
Dal 2021 al 2025 è attivo un piano che combina metodi ecologici (dissuasori, falconeria, reti) e interventi selettivi autorizzati con armi da fuoco.
Toscana
Negli ultimi 20 anni, grazie a un sistema efficace di controllo e prevenzione, i danni da corvidi sono calati drasticamente: da oltre 100.000 euro a circa 15–20.000 euro l’anno.
Conclusione
Il problema dei piccioni e dei corvidi non è un caso isolato. Lombardia e Piemonte sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che interessa tutta Italia, con danni economici e ambientali reali.
L’attivazione di piani strutturati e scientifici rappresenta una svolta necessaria per riportare equilibrio tra agricoltura e fauna. Le Regioni che si stanno muovendo in tempo, stanno già vedendo risultati. Quelle in ritardo, rischiano di pagarla cara.
Autore: Rachele Callegari
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