La situazione dei produttori di grano duro del Molise non è positiva, anzi «tragica», nelle parole di Giulio Primiani, cerealicoltore di Ururi, in provincia di Campobasso. Le difficoltà non sono legate all’andamento della stagione 2024-25, che si è peraltro chiusa con buoni risultati, ma all’andamento dei prezzi di mercato. Come ci riferisce l’agricoltore, infatti, «il mercato si è aperto con valori un po’ più bassi rispetto la scorsa campagna. Nelle quotazioni successive, la borsa di Foggia ha ancora ceduto valore, inducendo molti agricoltori a vendere il loro prodotto stoccato presso i commercianti per paura di ulteriori ribassi. Ad oggi, qui ad Ururi (CB), il grano duro viene pagato intorno ai 28 centesimi/ kg. Altri produttori che non hanno venduto sperano in tempi migliori che, secondo me, e’ difficile arriveranno a breve».
Rese di tutto rispetto
Rispetto a tanti areali italiani, nella collina molisana le rese di frumento duro sono state apprezzabili, sia in quantità che in qualità. Le semine si sono svolte regolarmente, tra la prima decade di novembre e l’inizio di dicembre, le precipitazioni si sono presentate nei momenti giusti, facendo sì che la pianta nutrisse bene la spiga e facendo registrare delle buone rese. Le produzioni nella zona, come ci riferisce Giulio Primiani, si sono assestate tra i 40 e 60 quintali /ettaro, con peso specifico superiore ad 80 e con punte anche ad 86. Risultati di tutto rispetto, in particolare a confronto con certe zone del foggiano dove la siccità ha determinato produzioni nettamente minori.
Come sempre, anche nella stagione scorsa il cerealicoltore ha effettuato una concimazione in pre-semina e due concimazioni di copertura, una a gennaio e l’altra a marzo. Normalmente interviene con le concimazioni se ritiene sia necessario, sempre nel rispetto dei protocolli dell’agricoltura integrata a cui aderisce. Ha effettuato interventi di diserbo ma non trattamenti con fungicidi, per non aumentare le spese.
«Non si sa più cosa seminare»…
Il mercato, però, non è in grado di premiare adeguatamente questa qualità, priva di contaminanti, secondo Giulio Primiani: e prosegue riferendoci che non è in grado di farlo neanche la filiera, imponendo prezzi che non tengono conto delle esigenze e degli sforzi compiuti dai produttori di frumento. Il cerealicoltore, infatti, ragiona da tempo su possibili alternative valide, in terreni che sono, però, storicamente e naturalmente vocati alla produzione di grano duro, ovvero quelli della prima collina molisana, non raggiunta neanche dalla risorsa idrica. Al momento ci sono alcune culture alternative di nicchia, con filiere molto limitate, ancora in corso di valutazione.
Rotazioni complesse
Anche le rotazioni non sono semplici: molti sono gli agricoltori della provincia, tra cui Giulio Primiani, che aderiscono ai protocolli dell’agricoltura integrata. Per loro è obbligatoria almeno una rotazione con leguminose una volta ogni cinque anni, cosa che si sta verificando particolarmente difficile. La coltivazione del cece, infatti, soffre molto i ristagni idrici nelle condizioni locali, con il rischio di perdere buona parte delle piantine sin dai primi stadi dopo la semina. Il favino crea problemi insormontabili ai terreni, a causa delle infestazioni pesantissime da malerbe, tra cui l’orobanche. Il cerealicoltore ha provato anche con la coltivazione del trifoglio da seme ma si sono verificati problemi nell’allegagione, con il risultato che ha ottenuto rese pari a circa il 10% di quanto atteso.
Tra ricerca di alternative al frumento duro e di leguminose per la necessaria rotazione, il futuro di Giulio Primiani non è già scritto: il suo coraggio, come quello di tanti cerealicoltori italiani, sarà necessario per scriverne uno nuovo e più sostenibile, per i terreni ma anche per le aziende e le persone che vi lavorano.
Autore: Azzurra Giorgio
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