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ANCHE VICENZA VUOLE LE COVER CROP

I suoli del Veneto si impoveriscono e servono pratiche di agricoltura rigenerativa: la testimonianza di un cerealicoltore

Serve curare la fertilità dei suoli, arricchirli in sostanza organica ed effettuare scelte agronomiche oculate, senza farsi guidare dalla sola necessità di risparmiare sui costi. E’ quello che ci dice Emilio Pellizzari, agricoltore che coltiva 50 ettari nel basso Vicentino e guida come Amministratore Delegato una cooperativa agricola, Agriberica.

Serve una agricoltura rigenerativa

Con la scomparsa degli allevamenti, gli scarsi interventi di concimazione e la poca cura dettata da prezzi dei prodotti agricoli in difficoltà, i suoli della  regione rischiano di non tornare più ai livelli produttivi di una volta. «Le mie rese di frumento nel raccolto 2025 si aggirano intorno agli 80 quintali/ ettaro, non male ma non vicini alle potenzialità dei nostri areali» ci dice Emilio Pellizzari. Secondo il cerealicoltore, è fondamentale orientarsi verso pratiche di agricoltura rigenerativa che abbiano l’obiettivo di ripristinare la fertilità dei suoli, eccessivamente sfruttati, e apportare sostanza organica attraverso pratiche da analizzare con attenzione, caso per caso.

Se la terra ha quello che serve…

Come dicevano gli anziani, se la terra ha quello che serve, le produzioni possono dare soddisfazioni all’agricoltore. Questo concetto sintetizza bene il pensiero di Emilio Pellizzari che sta studiando, infatti, le soluzioni di colture di copertura più adatte alle sue scelte colturali. Diversi, infatti, possono essere gli obiettivi prioritari che guidano la scelta delle specie da seminare prima della coltura principale: sicuramente l’arricchimento dei terreni in azoto, ma anche la lotta a certe particolari malerbe oppure ai parassiti. Oltre alla scelta della specie, è fondamentale anche studiare le tecniche e i metodi di incorporazione della biomassa nel terreno e per la preparazione successiva dei suoli: il cerealicoltore, ad esempio, sta studiando dei macchinari per la semina in presenza di residui della coltura di copertura precedente.

Accordi commerciali ancorati ai costi

Più che le scelte varietali, secondo Emilio Pellizzari contano quelle agronomiche, su cui non si può “andare al risparmio”. Certo, in un contesto di grande pressione sui costi dei mezzi tecnici e sui prezzi di vendita, questa strategia non è semplice per le aziende cerealicole del nostro paese. La scelta del cerealicoltore, come ci racconta, è quella di stipulare accordi commerciali con l’industria e non aderire ai contratti di filiera: questi ultimi sono, infatti, legati al valore di mercato della granella e non consentono di coprire i costi effettivamente sostenuti nel ciclo di produzione. «Insieme ad altre cinque cooperative» ci dichiara, «sto lavorando per la definizione di contratti con l’industria di trasformazione dei cereali che siano ancorai ai costi effettivamente sostenuti dalle aziende agricole. Gli acquirenti, così, premiano con una marginalità ma consentono ai produttori di lavorare bene per la soddisfazione dei requisiti della materia prima stabiliti nel contratto».

Autore: Azzurra Giorgio

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