Il Prof. Tommaso Maggiore, Professore Ordinario di Agronomia Generale e Coltivazioni Erbacee (in quiescenza) e Accademico ordinario dei Georgofili, Firenze (nella foto), racconta a Grano Italiano il difficile percorso del trasferimento dell’innovazione all’operatore agricolo. Dal miglioramento genetico al mercato delle sementi, il passaggio è stato storicamente particolarmente complesso. Vediamo come il ruolo di Nazareno Strampelli e le esperienze portate dagli Stati Uniti siano stati fondamentali per raggiungere il sistema della registrazione ufficiale della varietà.
Arriva Nazareno Strampelli
Quando il miglioramento genetico cominciò ad interessare il frumento, però, emersero difficoltà per la diffusione delle nuove varietà . All’inizio del secolo circolavano già sementi apprezzate, come ad esempio il Rieti, noto per la resistenza alle ruggini e prodotto nell’area reatina, che era venduto anche al Nord.
Con l’arrivo di Nazareno Strampelli a Rieti, infatti, il miglioramento genetico diventò sistematico. Tuttavia, lo stesso Strampelli si rese conto di quanto «diffondere le varietà costituite fosse difficilissimo» e non ci fossero gli strumenti adeguati per farlo, ci racconta il Prof. Maggiore.
Le prime società sementiere
La risposta fu organizzativa. Strampelli creò due società sementiere: l’ARS (Associazione Rietina Sementi) a Rieti, con una forte partecipazione pubblica, e successivamente, con la Battaglia del Grano, la Polesana Sementi a Badia Polesine, guidata da Maliani prima e da Trentin dopo, per garantire la produzione di seme agli operatori agricoli. Fu un passaggio decisivo: le nuove varietà, infatti, non potevano diffondersi senza una struttura che le moltiplicasse e le distribuisse.
Lo stesso a Bologna dove Francesco Todaro, professore di Agronomia, che aveva creato l’Istituto di Allevamento Vegetale per diffondere la famosa “serie F” ( Funo, Funotto, Funello, Farnese…..) dapprima da lui diretto e dopo da Bonvicini dovette convincere la Cassa di Risparmio locale a fondare la Produttori Sementi prima e la SIS ( Società Italiana Sementi) dopo. Anche molti Consorzi Agrari Provinciale e dal 1907 anche la Federconzorzi si dotarono di stabilimenti per la produzione delle “sementi elette” come le chiamava Strampelli.
La necessità di un Registro Varietale
Il sistema, però, restava ancora privo di un vero controllo. La certificazione era volontaria e il registro varietale particolarmente debole. Solo negli anni ’70 venne istituito il Registro Nazionale delle Varietà, dopo decenni di iscrizioni basate su descrizioni morfologiche approssimative. Questo vuoto normativo generava distorsioni: ad esempio «le varietà Capeiti e Patrizio erano esattamente uguali dal punto di vista genetico», ci racconta Maggiore, ma vendute come cultivar diverse in aree regionali differenti. Il caso del San Pastore è anche emblematico: ultima varietà prodotta da Nazareno Strampelli, venne affiancata dalla “Famiglia 14”, geneticamente identica, ma iscritta da Cirillo Maliani con il vantaggio per lui di poterne incassare le royalty. Solo con il Registro (RVN) emerse, quindi, il tema dell’identità genetica. Si tratta di episodi che mostrano quanto fosse fragile il sistema prima dell’introduzione di regole chiare.
Da Strampelli ad oggi
Strampelli, poi, aveva intuito l’importanza del sistema delle foundation seed, appreso negli Stati Uniti: si trattava fondazioni legate alle università, anello di congiunzione tra pubblico e sementiere privato. Provò a importare il modello in Italia, organizzando strutture per la conservazione in purezza delle varietà (nell’Az. Inviolatella a Roma, nella San Pastore a Rieti e infine a Sant’Angelo Lodigiano) Dopo la sua morte, però, il progetto non fu portato avanti e anche i tentativi successivi si scontrarono con resistenze politiche e istituzionali.
Il contesto che viviamo oggi è radicalmente cambiato. Una varietà di frumento attuale dura mediamente 5-6 anni, contro i decenni del passato. Questo rende ancora più cruciale l’esistenza di una filiera sementiera efficiente, controllata e trasparente. Senza una rete credibile di dati, controlli e strutture, l’innovazione rischia di essere guidata dal rumore del mercato più che dall’agronomia.
Immagini gentilmente concesse dal Prof. Tommaso Maggiore
Autore: Azzurra Giorgio
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