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QUEI DAZI ARRICCHIRANNO I RUSSI

Avvenire svela gli scenari probabili del settore fertilizzanti

La strategia dei dazi sui fertilizzanti russi e bielorussi si ritorcerà contro l’Europa. Lo dice chiaramente un’analisi di Avvenire in edicola oggi, il quale ricorda che «le società di trading che si approvvigionano in Russia, Bielorussia, ma anche Iran per vendere i fertilizzanti sono maestre nelle triangolazioni con cui cambiano bandiera, ad esempio, a intere navi di cloruro di potassio ed urea». Nel 2023 oltre il 25 per cento delle importazioni di fertilizzanti nell’Ue proveniva dalla Federazione Russa, per un volume di 3,6 milioni di tonnellate e un valore di 1,28 miliardi di euro.

«Che il quadro non cambi lo sanno anche a Bruxelles, se hanno deciso di introdurre i dazi in modo graduale. Del resto, sono anni che sull’urea prospera la speculazione e che i nostri agricoltori ne pagano il prezzo. A questo scenario rischia di sovrapporsi adesso una improvvisa indisponibilità e gli operatori sono in allarme» scrive il quotidiano.

La testimonianza di Giglioli

A parlare di questo scenario è l’importatore reggiano Aldo Giglioli, secondo il quale nel campo dei fertilizzanti i prezzi ufficiali non esistono: «Nello stesso giorno, lo stesso carico di urea lo posso comprare a 390 o 420 dollari a tonnellata bulk partenza porto estero, me nel giro di pochi giorni possono esserci oscillazioni anche di 50 dollari, in qualche caso di cento» dichiara al giornale cattolico. Che commenta: «Non poco, quando passano di mano in un solo giorno navi da 30.000 tonnellate e il giro d’affari cuba intorno ai 15 miliardi all’anno. L’emergenza nei mesi scorsi ha riguardato l’urea perché è uno dei prodotti più usati per il suo elevato contenuto di azoto (46%) e – finora – quello con il costo unità fertilizzate più basso tra gli azotati».

Anche la Coldiretti scrive

L’analisi segnala che persino la Coldiretti, pur avendo sposato la politica ambientalista, ha scritto al governo per evitare che l’urea sia messa fuori legge: «È necessario eliminare il divieto di utilizzo dell’urea, previsto dal 1° gennaio 2027, almeno fino alla costruzione di un quadro normativo chiaro sull’uso dei fertilizzanti organici (come il digestato da biogas) i quali, grazie al loro impiego sostenibile, possono contribuire a ridurre le emissioni inquinanti in agricoltura». Cioè, commenta l’analisi, «non scherziamo perché l’agricoltura è sotto attacco. Non metaforicamente. Quando gli Usa hanno bombardato gli impianti chimici iraniani da cui escono le materie prime, il prezzo di questo fertilizzante è salito a 550 dollari. Uno scenario incerto, dunque, in cui il contrabbando prospera. Non pensate a malconci spalloni: il cloruro di potassio lo si trova già al 20% meno del prezzo corrente.

L’introduzione di dazi europei su fertilizzanti russi e bielorussi potrebbe favorire quest’area grigia. Mentre i produttori europei lavorano già in perdita, fanno affari i russi e gli iraniani. Anche questi ultimi sono oggetto di sanzioni dal successo incerto. I primi controllano società di produzione e commercio dei fertilizzanti in Europa e Golfo Persico, ma soprattutto ne controllano i traffici. I carichi più importanti di cloruro di potassio bielorusso approdano in Finlandia e in Turchia, ma quando arrivano nei nostri campi parlano tedesco. Analogamente, urea iraniana, imbarcata in Iraq, fa scalo in Oman o Turchia per cambiare casacca e aggirare le sanzioni.

Come evitarlo? Basterebbe che ogni dogana controllasse l’origine carico per carico, ad esempio verificando in Oman la reale partenza di una nave omanita che chiede di esser sdoganata a Ravenna». Commento di Giglioli: «Qualunque sarà la soluzione, al momento dobbiamo preoccuparci oltretutto del fatto che presto Ravenna – porto di riferimento per questo settore – potrebbe dover drasticamente ridurre la quantità importata perché uno dei maggiori terminalisti intenderebbe eliminare il ramo dei fertilizzanti dal proprio portafoglio. Dopo il caro fertilizzanti, andremmo incontro a una potenziale, e ben più grave, crisi di approvvigionamento».

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