La proposta della nuova PAC è una vera e propria «dichiarazione di guerra» per Paolo Viarenghi, cerealicoltore e Direttore di CIA-Agricoltori Italiani Alessandria-Asti. Per l’imprenditore agricolo piemontese la PAC ha richiesto tanto agli agricoltori, nel corso dei decenni, a fronte di contributi economici che miravano a compensare i loro impegni e sforzi . Soprattutto negli ultimi anni, quando la cerealicoltura è stata messa a dura prova da un mercato difficile, in cui è quasi impossibile pareggiare i costi. «Ad Alessandria il frumento tenero oggi vale appena 22 euro al quintale: se si hanno i terreni in affitto, è certo che non si riesca ad andare a pareggio con una produzione medio-bassa».
Spariscono 8 miliardi
L’idea di un fondo unico in cui far confluire la PAC, secondo Paolo Viarenghi, è stata una sorpresa, giunta dopo un periodo che aveva fatto attendere politiche più forti e meglio finanziate a livello nazionale. Il taglio del 20% delle risorse, poi, è una ulteriore sorpresa: “per l’Italia si parla di 8 miliardi che spariscono. L’idea che ogni Stato Membro possa finanziare i tagli dell’UE finisce per collocare il nostro paese su un piano svantaggiato: la nostra dotazione finanziaria non è pari a quella di altri grandi paesi dell’Unione, bisogna ammetterlo» ci dice.
E prosegue: «ci si potrebbe aspettare che in Europa si avvii una fase negoziale per giungere a tagli meno netti, considerando che la maggior parte dei governi è contraria, dalla Spagna, alla Germania, dall’Italia alla Grecia. Ma ci giungono voci sul fatto che orma la decisione sia stata presa: vedremo a cosa si giungerà al termine dell’iter parlamentare».
Ne va della competitività dell’Italia
Chiediamo a Paolo Viarenghi se, a questo punto, questa nuova PAC non metta in gioco la competitività del settore agricolo italiano, anche nei confronti degli altri paesi dell’UE. Secondo il cerealicoltore il problema è anche questo, considerando le disponibilità finanziare dell’Italia: «la strada è tutta in salita» ci dice «si pensi che abbiamo difficoltà persino a finanziare i fondi per i disastri ambientali causati dagli eventi estremi».
Il ridimensionamento della spesa per la PAC è un percorso già intrapreso: come ci ricorda Paolo Viarenghi, nel 1980 ammontava quasi al 70% del bilancio europeo e nel 2024 era lo 0,29% del PIL della UE. Ma oltre al taglio del 20%, pesa la fusione del I e del II pilastro della Politica Comune, riforma che mette a rischio i suoi elementi fondanti. La cerealicoltura, poi, è uno dei settori più colpiti perchè ha le superfici più estese. Le complessità aumentano in seguito agli impegni presi per il lavoro in filiera e verso le produzioni di qualità, pur con i costi elevatissimi, le incertezze delle condizioni ambientali e le armi in meno per la difesa fitosanitaria
Raccolto buono ma prezzi bassi
Chiediamo a Paolo Viarenghi un flash sugli esiti del raccolto nelle sue province: con superfici stabilizzatesi dopo i cali rispetto ad un paio di stagioni fa, i campi hanno offerto delle buone rese e una buona qualità, in termini di peso specifico. Parliamo di valori medi che oscillano tra i 50 e i 70 quintali/ ettaro, con punte positive nei terreni più sciolti che hanno saputo meglio gestire gli eccessi idrici causati dalle precipitazioni primaverili. Dopo un inizio di stagione difficile, con semine bagnate e ritardate, i cerealicoltori hanno saputo riprendersi. Peccato per i 22 euro/ quintale che demoralizzano il mercato
Foto di Paolo Viarenghi.
Autore: Azzurra Giorgio
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