Prosegue l’intervista con la Prof.ssa Monica Mezzalama (nella foto), Prof. Associato di Patologia Vegetale presso il DISAFA dell’Università di Torino (leggi la prima parte). In questa seconda parte, la Prof.ssa ci illustra in particolare il ruolo dei residui colturali nella diffusione della malattia, per poi suggerire le pratiche agronomiche rilevanti in questa fase di preparazione delle semine e programmazione delle operazioni della stagione in partenza.
Prof.ssa Mezzalama, ci dice su quali tessuti avviene la riproduzione del patogeno? Che ruolo hanno i residui colturali?
«Diverse generazioni di conidi si verificano di solito su una coltura di grano durante la stagione di crescita. Le ascospore sono prodotte verso fine stagione in tessuti senescenti colonizzati durante il ciclo colturale. Sui residui vegetali secchi i picnidi, le strutture che contengono i conidi, le spore sessuali, possono sopravvivere per periodi considerevoli e possono essere un’importante fonte di inoculo primario, in particolare in assenza di rotazioni colturali. Durante l’autunno e l’inverno, i conidi di S. nodorum sopravvivono su stoppie e residui di precedenti colture di grano, nei picnidi, visibili sulle foglie e le glume. I conidi vengono rilasciati dai picnidi presenti sui residui durante la pioggia e vengono dispersi dagli spruzzi. Il limite inferiore di temperatura per la germinazione dei conidi è 5°C e la temperatura ottimale per la germinazione è compresa tra 20 e 25°C. La forma sessuale del patogeno (ascospore) può anche essere importante nel trasferimento della malattia al raccolto della stagione successiva. La germinazione delle ascospore avviene a temperature superiori a 0°C e richiede acqua libera. Su diverse cultivar di frumento, il periodo di incubazione varia da 4,5 giorni a 6,5 giorni a 18° C».
Qual è, invece, il ruolo dei semi nel progredire dell’infezione e nella trasmissione della malattia?
«L’infezione dei semi, invece, è favorita dai periodi con alta umidità alla spigatura. L’infezione dei semi è una probabile fonte di trasmissione della malattia, oltre ai residui colonizzati delle colture precedenti. La differenza tra i due patogeni che causano la malattia (Stagonospora nodorum e Zymoseptoria tritici), risiede nella trasmissione in campo che, per S. nodorum può avvenire per seme infetto con un’efficienza che può arrivare anche al 40%».
Quali sono i danni principali subiti dagli agricoltori?
«I danni principali causati dal complesso della septoriosi riguardano perdite di produzione dovute alla parziale o quasi completa defogliazione delle piante e una riduzione della qualità della granella, in caso di infezioni molto gravi».
Cosa possono fare gli agricoltori per difendere al meglio la coltura, già in questa fase di programmazione della stagione?
«Per quanto riguarda la prevenzione in un’ottica di lotta integrata, quando possibile, si consiglia di mantenere una densità di semina meno elevata in zone molto umide e piovose, di usare varietà tolleranti sia di frumento duro che di frumento tenero e di utilizzare sementi certificate e trattate.
Inoltre, è molto importante avvalersi di modelli predittivi efficienti che consentano l’applicazione dei fungicidi nei momenti più rischiosi per l’infezione e le fasi più critiche per la coltura. Numerosi principi attivi sono presenti sul mercato e la lotta chimica, quando utilizzata in strategie di lotta integrata, può fornire i risultati attesi».
Nella foto in alto: grave attacco di septoriosi su foglia (M. graminicola); foto di Monica Mezzalama, CIMMYT.
Autore: Azzurra Giorgio
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