Le infestanti fanno danni, molti danni e limitano il potenziale produttivo delle colture. In particolare, nel grano questi danni sono rilevanti e riducono la resa anche del 50%, ed in certi casi possono anche comportare la perdita dell’intero raccolto. Ci sono numerosi studi in letteratura che confermano questi dati, sottolineando poi il diverso impatto delle diverse infestanti, ad esempio le graminacee sembrano essere più pericolose delle foglie larghe: infatti molte ricerche riportano che la foglia stretta può ridurre la produzione anche dell’80% mentre le dicotiledoni sembrerebbero fermarsi al 50%.
Detto questo, è importante notare come manchino studi recenti sull’evoluzione delle infestanti:
1) nuove specie emergenti (aneto, centaurea, fumaria),
2) malerbe comuni diventate resistenti agli erbicidi oggi disponibili sul mercato (i.e., loietto, papavero, senape e altre)
3) infestanti più aggressive e di difficile contenimento (composite, perennanti).
Il fattore clima
A questo fatto è importante aggiungere la componente climatica ovvero l’andamento stagionale anomalo degli ultimi anni con temperature estreme (ondate di forte calore) e andamenti pluviometrici altrettanto estremi alternando periodi molto piovosi a periodi fortemente siccitosi. Un meteo di questo tipo mette sicuramente in difficoltà non solo la coltura ma anche l’attività degli erbicidi.
Facciamo come gli americani
È in questo contesto che si inserisce uno studio recente realizzato in Nord America che riguarda Stati Uniti e Canada, due paesi tra i maggiori produttori di grano duro e tenero che ha preso in considerazione ben 10 anni (2007-2017) valutando l’impatto delle infestanti sulla produzione. Lo studio veramente ben fatto e molto realistico ha confrontato testimone non diserbato e tesi trattata con erbicidi: ma a differenza di altri studi nel testimone sono state effettuate tutte le pratiche agronomiche (lavorazioni, semina, scelta varietale, concimazione e difesa fogliare) di primissimo ordine in modo da isolare il solo effetto delle infestanti sulla produzione.
I risultati sono stati sorprendenti e qui ve li riassumiamo:
- Danno medio alla produzione dovuto alle infestanti pari ad almeno il 25%
- Danno maggiore nelle semine primaverili rispetto a quelle invernali
- In Italia il danno medio è stimato intorno al 34%!
- Danni superiori rispetto a studi fatti in precedenza, questo sottolinea come le infestanti stiano diventando sempre più pericolose nel tempo (infestanti resistenti agli erbicidi, flora di sostituzione, infestanti più aggressive e adattate agli ambienti coltivati)
- Impatto sempre più alto dell’aspetto climatico sulla produzione: decorsi stagionali anomali in termini pluviometrici ed escursioni termiche che mettono gli erbicidi alla corda.
Le migliori armi per difendere la resa
In conclusione, il diserbo è sempre più un fattore chiave per contenere le infestanti e conseguire produzioni elevate e soddisfacenti. Dati non pubblicati di Corteva sull’impatto del diserbo sulla produzione confermano un danno medio nelle coltivazioni cerealicole italiane pari al 34% con punte del 50%. Un buon diserbo può ridurre i danni delle infestanti sino al 90%, ma un piccolo danno rimane. A questo punto se invece l’obbiettivo non è ridurre i danni ma incrementare le produzioni e le rese per ettaro occorre intraprendere percorsi virtuosi nei quali si utilizzano i migliori diserbi sul mercato (Linea erbicidi Corteva Cerealiamo) per il controllo ottimale delle infestanti con la massima velocità e la migliore selettività sulla coltura: in questo modo si può puntare ad aumenti delle produzioni e delle rese per ettaro.
Corteva si pone in prima linea con la propria linea erbicidi (Cerealiamo) per un controllo efficace e veloce delle infestanti e produrre di più nel rispetto dell’ambiente con i massimi livelli di sicurezza per l’uomo (utilizzatore, astante e consumatore) in un’ottica di filiera e valorizzazione del grano italiano (made in Italy).
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