Tra le strategie integrate di controllo delle infestanti del frumento, di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente, il diserbo preventivo ha un ruolo fondamentale, grazie alla possibilità di alternare erbicidi residuali con quelli mono-sito di post emergenza, differenziando così i meccanismi di azione.
Come sottolinea Giovanni Campagna, agronomo malerbologo, “gli interventi preventivi non sono ancora diffusamente utilizzati a causa dello spettro d’azione spesso incompleto che include specie perennanti e alcune annuali (si veda Galium e le più problematiche graminacee come Avena e Phalaris). In un’ottica di strategia pluriennale permettono, però, di diversificare i meccanismi d’azione e di ridurre le problematiche derivanti dalla flora di sostituzione e dal crescente aumento delle popolazioni resistenti, come le graminacee Alopecurus, Avena, Lolium, Phalaris e le dicotiledoni Papaver e Sinapis”.
Questa è la motivazione per cui si suggerisce di alternare periodicamente, ai classici interventi di post-emergenza, le applicazioni di pre-emergenza o di post-emergenza precoce con i residuali multisito in miscela con i fogliari, prodotti che riescono a controllare la maggior parte delle specie annuali di sostituzione, incluse quelle di più difficile gestione nei confronti degli erbicidi fogliari (Veronica, Fumaria, Viola, ecc.), oltre alle popolazioni resistenti.
Una flora in evoluzione
La flora infestante del frumento, e dei cereali vernini in generale, è in continua evoluzione, a causa del clima mutevole con periodi autunno-invernali più miti e estivi più siccitosi e torridi, insieme alle tecniche colturali. A questo si aggiungono le semine su sodo o con minima lavorazione, soprattutto se in stretta successione e senza differenziare le strategie di diserbo, che causano una pressione di selezione di popolazioni resistenti e di specie di sostituzione.
Crescono, infatti, le specie della famiglia delle composite aventi semi che emergono in superficie senza interramento e con semi a disseminazione anemocora che provengono dagli incolti, sempre meno curati per il crescente livello di estensivizzazione sempre più diffuso nei nostri ambienti. Tra queste Sylibum marianum, Galactites tomentosus, Centaurea napifolia, Cirsium arvense e C. vulgare, Cichorium intybus, Picris echioides, Lactuca serriola, Sonchus asper, S. oleraceus e S. arvensis, Anthemis arvensis, Matricaria chamomilla, Senecio vulgaris, Aster squamatus, ecc.
Dove non vengono applicati gli erbicidi residuali si diffondono anche le specie meno sensibili alle solfoniluree degli interventi in post-emergenza come Veronica spp., Geranium spp., Fumaria officinalis, Viola arvensis, ecc., oltre a quelle meno sensibili alle applicazioni di glifosate effettuate nei letti di semina, come malvacee, Epilobium tetragonum, Sylibum marianum, Geranium spp., ecc. Tra le graminacee annuali sono sempre più frequenti Avena, Lolium, Phalaris, Bromus, Poa, Alopecurus, ecc., comprese quelle meno sensibili ai graminicidi specifici (Bromus mollis, B. sterilis, B. arvensis, ecc.).
Nelle zone con colture più rade o seminate tardivamente è frequente avere infestazioni non proprie dei vernini a ciclo primaverile-estivo come graminacee macroterme, tra cui anche quelle delle perennanti di Phragmites (in particolare nelle aree vallive) e di Sorghum, Cynodon e Agropyron, nonché delle specie a foglia larga di Chenopodium spp., Abutilon theophrasti, Daucus carota, Ammi majus, ecc.
Popolazioni resistenti
Sono in aumento le popolazioni ALS-resistenti a foglia larga di Papaver rhoeas e Sinapis arvensis, e tra le graminacee Alopecurus myosuroides (soprattutto al Nord), Phalaris paradoxa (al Centro-Sud e verso la Pianura Padana sud-orientale), Avena sterilis e Lolium spp. (ormai in tutta Italia). Tra le graminacee crescenti sono le popolazioni ACCasi-resistenti o multiple (ALS e ACCasi); nel caso di Lolium, collegato da ormai 20 anni alle strette rotazioni con semine su sodo, si segnalano popolazioni resistenti anche nei confronti di glifosate.
Perché il diserbo preventivo è fondamentale
Giovanni Campagna sottolinea come “per poter rendere sostenibile le strategie di lotta alle malerbe in futuro è fondamentale agire attraverso la riduzione della pressione di selezione della flora infestante di sostituzione e delle popolazioni resistenti nei cereali vernini. Questo si può fare integrando le pratiche di lotta agronomiche, meccaniche e chimiche, poiché si riduce la disponibilità di meccanismi d’azione erbicidi, in particolare con i fogliari per la gestione delle graminacee. Le sostanze attive residuali disponibili per il diserbo preventivo agiscono in più siti d’azione: quindi, usati in alternanza a quelli monosito di post-emergenza permettono di differenziare i meccanismi d’azione, cosa che è un principio fondamentale della rotazione degli erbicidi”.
Inoltre, l’avvicendamento colturale con l’alternanza di cicli autunno-vernini e primaverili-estivi, permette di differenziare la tipologia delle malerbe e la tecnica di lotta, riducendo la pressione di selezione. E’ fondamentale anche preparare anticipatamente il terreno e seminare tardivamente per devitalizzare molte specie prima della semina, tra cui Galium, non sufficientemente contenuto con gli erbicidi di pre-emergenza, e le più problematiche graminacee (Bromus nonché Avena e Phalaris meno sensibili alle applicazioni preventive). Se si semina su sodo, non potendo ricorrere alla falsa semina o a semina ritardata, bisogna effettuare interventi con il glifosate dopo le prime piogge di inizio autunno per favorire l’emergenza delle malerbe annuali e la rivegetazione delle infestanti presenti, per consentire al devitalizzante fogliare di agire al meglio.
Devitalizzare
Non è da dimenticare l’attenzione da porre alla devitalizzazione delle specie perennanti e ai ricacci e rinascite delle colture di precessione, nonché delle popolazioni resistenti di Sinapis e Papaver e delle più insidiose graminacee. Se le piogge hanno impedito di intervenire in tempo utile nella finestra temporale di pre-emergenza delle semine su terreno lavorato, o la siccità ha impedito l’emergenza delle malerbe prima dell’applicazione di glifosate nei terreni seminati su sodo, è possibile intervenire in post-emergenza precoce. Così si migliora il grado di selettività, in particolare di flufenacet su frumento duro, ma anche di clortoluron, sia su duro che in alcune varietà di frumento tenero. Se è il caso di gestire specie meno sensibili di Galium e alcune graminacee (Avena e Phalaris, Poa e Bromus), si possono miscelare gli erbicidi residuali nelle dosi ridotte dei fogliari a duplice azione graminicida e dicotiledonicida.
Autore: Azzurra Giorgio