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«UNA DOCCIA FREDDA»

Cosa ci attende nei prossimi due anni per la nuova PAC: il parere di Paolo De Castro

Cosa sta succedendo alla PAC e quali novità possiamo attenderci nei prossimi due anni? Lo chiediamo a Paolo De Castro, già Parlamentare europeo e Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale, oggi Professore ordinario di Economia e politica agraria all’Università degli Studi di Bologna e Presidente di Nomisma.

Lo facciamo, in particolare, alla luce della Risoluzione del Parlamento europeo del 10 settembre scorso sul futuro dell’agricoltura e la politica agricola comune post-2027. All’interno del testo i parlamentari, per voce della relatrice Carmen Crespo Díaz (PPE, ES), chiedono una riduzione degli oneri amministrativi e politiche basate sugli incentivi, una spinta alla digitalizzazione a supporto della sostenibilità, incentivi fiscali e creditizi per l’ingresso dei giovani in agricoltura. Non mancano richieste sulle infrastrutture, ad esempio sulla gestione dell’acqua e per sostenere il recupero delle biomasse.

«Una doccia fredda»

Paolo De Castro definisce come «una doccia fredda» la presentazione della proposta del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale avvenuta lo scorso 16 luglio. A fronte di un aumento da 1.000 a 2.000 mld di euro per il bilancio dell’UE, infatti, il quadro per l’agricoltura è quello di una contrazione di circa il 25% delle risorse a disposizione. Secondo De Castro la spiegazione della Commissione, per cui queste risorse perse andranno a confluire nel Fondo unico, non chiarisce tutto: questo, infatti, determina una sorta di «ri-nazionalizzazione, in particolare in un momento in cui si chiede più Europa, come la stessa Commissione sta dichiarando».

Cosa ci aspetta nei prossimi due anni

Il percorso partito questa estate potrebbe portare ad un ribaltamento della proposta «ma tutto dipenderà dalla volontà politica dei Capi di stato e di governo e del Parlamento stesso», ci dice De Castro. Lo stesso Parlamento, poi, già prima della presentazione della proposta per il QFP, aveva detto di no al Fondo unico con una ampia maggioranza: «questo non è facilmente comprensibile» conclude il Professore.

Accanto al fronte delle risorse finanziarie, poi, ve ne è un altro ancora aperto: quello del contenuto della prossima Politica Agricola Comune. La riforma presentata da Hansen, secondo Paolo De Castro, ha degli aspetti positivi su cui poter lavorare: tra questi, vi è la semplificazione sugli obblighi di carattere ambientale su cui si erano raggiunti livelli di complessità elevatissimi. Il rischio, qui, è che tanti agricoltori, italiani e non, abbandonino l’adesione alla PAC poichè vi ritrovano più oneri che benefici.

Un clima complesso

Il clima attuale nel settore agricolo è particolarmente complesso anche per il tema dei dazi e degli accordi internazionali che, ci dice Paolo De Castro, «creano ansie e preoccupazioni». In particolare la cerealicoltura vive un momento di estrema criticità, non solo per i cambiamenti climatici che impattano soprattutto il mezzogiorno italiano, ma anche per le condizioni di vendita del prodotto. Come ci spiega De Castro, le pressioni economiche non sono dovute solo all’andamento dei mercati internazionali, ma anche alla situazione bellica tra Russia e Ucraina. «Abbiamo permesso all’Ucraina di esportare in Europa a condizioni estremamente favorevoli che mettono in ginocchio molti produttori europei. Non solo, anche in assenza di reciprocità per le regole di produzione: la situazione è molto complessa ma è un fatto che sono gli agricoltori a pagarne il prezzo. E questo non è accettabile».

Autore: Azzurra Giorgio

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