Agea ha aperto i termini per la domanda di aiuto per i produttori di grano duro. Fino al 15 settembre potranno fare domanda gli agricoltori che aderiscono a contratti di filiera. A disposizione 10 milioni di euro.
Di cosa si tratta?
Per la campagna 2025 è concesso un aiuto di massimo 100 euro per ogni ettaro coltivato a grano duro. Agea determinerà l’importo unitario dell’aiuto in base al rapporto tra l’ammontare dei fondi stanziati e la superficie totale coltivata a grano duro per la quale il produttore di grano duro presenterà domanda di aiuto. Se le domande supereranno l’importo stanziato, Agea ridurrà gli importi erogati a ciascun produttore di grano duro.
La domanda di aiuto può essere presentata nella sezione “Domanda di aiuto Grano Duro De Minimis 2025″ fino al 15 settembre 2025.
Chi può fare domanda?
L’aiuto, in regime di de minimis, è concesso ai richiedenti nel limite dell’importo massimo di 50mila euro, nell’arco di tre esercizi finanziari. Se il produttore di grano duro ha già ricevuto aiuti ai sensi del regolamento de minimis agricolo negli ultimi tre esercizi finanziari, compreso quello in corso, al momento della concessione dell’aiuto l’importo da concedere è rideterminato da Agea entro la soglia di 50mila euro.
L’aiuto è richiedibile dalle imprese agricole che abbiano già sottoscritto, direttamente o attraverso cooperative, consorzi e organizzazioni di produttori, contratti di filiera di durata almeno triennale, entro il 31 dicembre 2024
Il commento di Confagricoltura
«Questa misura era necessaria». Ne è convinto Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia. Continua: «Qualunque aiuto viene dato alla coltivazione del grano duro è fondamentale. Soprattutto in annate come queste, di prezzi particolarmente bassi, perché rischiamo di aprire una campagna al di sotto dei 30 euro. Qualunque aiuto va bene, ma il contributo si riduce a qualche decina di euro e restiamo comunque in un in una insoddisfazione totale. Serviva una dotazione finanziaria più importante. Parliamo di una misura di massimo 100 a ettaro di grano duro, ma a seconda di quante domande arrivano di deve dividere l’importo. I 100 euro netti non li prenderà nessuno».
Spiega ancora Schiavone che il regime de minimis è un altro limite, «anche se adesso è stato leggermente ampliato grazie a una richiesta di Confindustria che aveva chiesto di aumentare il cassetto de minimis delle aziende agricole. Tutti gli aiuti vengono erogati in regime de minimis e quel cassetto si riempie facilmente. Quindi il rischio è di non poter ottenere non un’agevolazione, ma un aiuto».
«La coltivazione di grano duro – conclude Schiavone – è la prima coltivazione in termini di superficie in Italia con 1.300.000 ettari coltivati. E poi è il settore che più di tutti negli ultimi 10-15 anni sta soffrendo. È sacrosanto che possano richiedere l’aiuto le imprese agricole che abbiano già sottoscritto contratti di filiera di durata almeno triennale. Noi dovremmo essere ancora più stringenti, quindi non andare soltanto sul semplice contratto di filiera, ma bisognerebbe garantire quella provvigione a chi conferisce a cooperative e consorzi. Rispetto alla alla produzione nazionale di grano duro, soltanto il 15% della superficie coltivata a grano duro va in filiera ed è pochissimo. Ma se non si aumenta il premio ci sarà sempre meno filiera perché non è attrattiva».
Autore: Rachele Callegari
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