Come sta l’Ecoschema 4? Parliamo dell’impegno facoltativo offerto dalla Politica Agricola Comune 23-27 e dedicato ai seminativi. Già ad un anno dall’avvio avevamo raccolto le valutazioni del Prof. Amedeo Reyneri dell’Università di Torino (leggi l’intervista): il quadro che emergeva era quello di una misura da rifare, le cui incognite non erano state ancora chiarite del tutto e i cui effetti si rivelavano limitanti per gli agricoltori aderenti.
Ricordiamo che l’Ecoschema 4, “Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento”, ha l’obiettivo di garantire un sostegno alle superfici a seminativo in avvicendamento di colture leguminose e foraggere, nonché da rinnovo, con l’impegno alla gestione dei residui in ottica di sequestro di carbonio. Chi aderisce a questo impegno, dunque, non può usufruire delle novità emerse dalla recente revisione della BCAA 7. Quest’ultima, infatti, offre la possibilità di applicare la diversificazione come alternativa alla rotazione, così che la norma ne esce ampliata nel suo campo di applicazione. Chi, dunque, nel 2025 proseguisse nell’adesione all’Ecoschema 4, dovrà portare avanti il programma di rotazione come precedentemente definito.
Ma a che prezzo? O meglio, a fronte di quale contributo effettivo? Abbiamo chiesto un parere alle principali associazioni nazionali sul tema: l’obiettivo è comprendere quale sia ad oggi la reale percezione degli agricoltori nei confronti di questo impegno, alla luce da un lato delle ultime revisioni nazionali della PAC, dall’altro dei valori economici dei contributi che emergono in queste settimane.
Cia: resta la delusione degli agricoltori
Ivan Nardone, Area economica di Cia-Agricoltori Italiani, sottolinea il sentimento di delusione diffuso tra chi ha aderito all’impegno e dichiara: «Su Ecoschema 4 resta per Cia la delusione degli agricoltori. Pur in un contesto difficile e con molti dubbi sulle misure della nuova Pac e gli ecoschemi, tanti agricoltori hanno accettato la sfida dell’Ecoschema 4 in termini di avvicendamento, mettendo in campo una pratica sostenibile dal punto di vista ambientale, come suggerito e auspicato dalle politiche comunitarie. A fronte di un impegno concreto, sia con BCAA7 in termini di condizionalità, sia con l’Ecoschema 4, a pratiche impegnative non è corrisposto un adeguato riconoscimento economico. Resta paradossale che si chiedono pratiche virtuose, si “ingolosiscono” gli agricoltori con simulazioni di cifre dignitose (fino a 110 euro per ettaro) e, poi, se tanti accettano la sfida, gli euro diventano meno della metà, 49,67, con tanta delusione».
Coldiretti: Ecoschema 4 novità problematica
Lorenzo Belcapo, Responsabile tecnico CAA Coldiretti, sottolinea l’esito positivo della revisione della BCAA7, pur ribadendo la difficoltà di valutazione dell’Ecoschema4 in azienda; ci dichiara: «L’Ecoschema 4, nell’impianto generale della nuova PAC, si è rilevato fin da subito uno degli elementi di novità più problematico da applicare per le nostre aziende. La stretta correlazione tra Ecoschema4 e BCAA7, una delle norme più discusse della condizionalità rafforzata, ha fatto sì che interi territori abbiano sostanzialmente ignorato tale ecoschema perché poco compatibile con gli ordinamenti produttivi. La revisione della BCAA 7 mette nelle condizioni le aziende di poter avere perlomeno delle alternative, se prima erano obbligate ad eseguire esclusivamente la rotazione oggi possono optare anche per la diversificazione e rimanere comunque all’interno delle norme. Altro elemento che permette di avere oggi un quadro più definito sul quale basare le proprie scelte aziendali è l’ampliamento delle colture considerate da rinnovo».
Confagricoltura: necessarie revisione e semplificazione
Secondo Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche di Sviluppo Economico delle Filiere Agroalimentari e Centro Studi di Confagricoltura, per l’Ecoschema è necessaria una revisione in ottica di semplificazione; ci dichiara: «l’Ecoschema 4 ha riscosso notevole successo tra gli agricoltori anche se Confagricoltura ribadisce la necessità di rivedere e semplificarlo. Nello specifico, abbiamo chiesto fin da subito che il ciclo di riposo venisse equiparato a una coltura miglioratrice o di rinnovo e quindi sollevato dagli impegni. Riteniamo anche necessario tenere conto della diversificazione, così come fatto per la condizionalità BCAA7 che da quest’anno, come noto, prevede anche il ricorso a tale pratica in alternativa alla rotazione delle colture.
Per quanto riguarda i pagamenti compensativi per l’Ecoschema 4, Confagricoltura è favorevole alla possibilità di recedere dall’Ecoschema 4, soprattutto alla luce degli importi notevolmente ridotti e decisamente non adeguati agli impegni richiesti, rispetto a quelli previsti dal Piano Strategico della PAC. In questo modo, prima della chiusura dell’intervento, l’azienda agricola può recedere dagli impegni presi nelle annualità precedenti, con il recupero di quanto corrisposto e la possibilità di aderire nuovamente alla misura l’anno successivo».
Cosa resta in tasca dei cerealicoltori?
Quali sono i contributi effettivi che sono destinati alle tasche degli agricoltori aderenti? Abbiamo chiesto un parere anche su questo.
Ivan Nardone, Cia, conclude: «Certo utile l’aumento recuperato dalla riserva di crisi che, alla fine, ha portato il contributo a 64 euro, ma la delusione resta. Ovvio che tra vincoli produttivi, rese al minimo, costi di produzione alti e listini al minimo, è difficile pensare che gli agricoltori continuino a seminare seminativi o favorire pratiche ambientali virtuose».
Lorenzo Belcapo, Coldiretti, fa notare: «certo rimane un ecoschema che per gli impegni richiesti all’agricoltore rispetto all’aiuto ad ettaro effettivamente erogato, nonostante la recente rideterminazione in aumento dell’importo unitario (la circolare Agea del 10 maggio u.s. ha fissato l’importo dell’aiuto 2023 in maniera definitiva a 64,33 €/ha) , va attentamente valutato se introdurlo nell’ordinamento produttivo aziendale».
Vincenzo Lenucci, Confagricoltura, aggiunge: «c’è anche una notizia. In seguito a un risparmio di spesa sui pagamenti diretti erogati, Agea (circolare del 2 ottobre) ha previsto l’allocazione di circa 40 milioni di euro sull’Ecoschema 4. Tale decisione deriva dal fatto che, come detto precedentemente, l’importo unitario dell’intervento per il 2023 è risultato inferiore a quello minimo stabilito dal PSP. Si passerebbe così da un importo base di 49,67 euro a un importo di 64,33 euro. La possibilità di recedere dall’Ecoschema 4 potrebbe far variare ulteriormente gli importi dei premi, pertanto, al momento, non è prudente azzardare stime sugli importi definitivi».
Autore: Azzurra Giorgio
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