Il Prof. Amedeo Reyneri, dell’Università degli Studi di Torino – DISAFA, ha analizzato il tema dell’Ecoschema 4 della PAC a distanza di un anno dall’avvio. Le valutazioni sono state presentante nel corso di un convegno tenutosi a Fieragicola 2024, sulla base delle informazioni prodotte dal Ministero e da ISMEA che ha ricevuto le domande di adesione. Dall’analisi emerge la realtà di un Ecoschema da rifare, con carenze tecniche e informative che ne minano le basi: al secondo anno di attuazione vedremo quante aziende manterranno l’adesione.
L’ecoschema 4, “Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento”, garantisce un sostegno alle superfici a seminativo in avvicendamento di colture leguminose e foraggere, nonché da rinnovo, con l’impegno alla gestione dei residui in ottica di sequestro di carbonio. Ecco il link alla pagina del MASAF dedicata all’Ecoschema 4
Che percorso hanno avuto gli Ecoschemi della PAC, in particolare il 4?
«Non appena pubblicato il regolamento attuativo della nuova PAC, come ho già avuto occasione di dire, sono emerse una serie di incognite che dovevano essere interpretate in modo dettagliato. Questo per poter consentire agli agricoltori di fare scelte razionali sull’adozione o meno degli ecoschemi. Sono state, infatti, necessarie numerose circolari esplicative per chiarire i punti oscuri. Per l’Ecoschema 4, in particolare, sono state evidenziate oltre 40 domande a cui bisongava dare risposta; nonostante le circolari, nel primo anno di applicazione ci troviamo di fronte ad un quadro non sempre molto chiaro».
Restano ancora dei dubbi?
«In qualche misura si… quello più importante riguarda i vincoli di rotazione conseguenti alla BCAA7 della condizionalità rafforzata. Dalla lettura della Circolare del 23.1.2024 emessa dal Ministero su questa BCAA, infatti, emerge che la coltura che entra in rotazione (facendo valida l’alternanza) potrebbe anche non essere una coltura raccolta ma, semplicemente, portata a termine. Ciò vuol dire che una cover crop potrebbe essere considerata valida in questo senso. Se questa è l’interpretazione corretta, ci si chiede dunque se l’Ecoschema 4 è anch’esso o meno soggetto a tale logica: l’interpretazione deve essere, quindi, restrittiva o per l’Ecoschema vale la stessa regola della condizionalità rafforzata»?
I seminativi, alla fine, ne escono danneggiati…
«In parte si, nel senso che, rispetto agli altri, l’Ecoschema 4 ha un impatto significativo in senso limitativo: non è un contributo di aiuto ma un contributo che determina un vincolo nelle modalità in cui si praticano queste colture. Di conseguenza, l’impatto economico può assumere un valore significativo. Questo ragionamento si scontra un po’ col fatto che all’Ecoschema abbia aderito un numero elevatissimo di aziende agricole, superiore alla stima iniziale. E’ anche vero che l’adesione del primo anno è più semplice, mentre i vincoli concreti vengono fuori nel secondo anno: come dicono le associazioni di agricoltori, è possibile che molte aziende abbiano aderito senza una reale coscienza dei vincoli che si vengono a creare. Emerge poi il tema che l’adesione è indicata come biennale ma, con la nuova interpretazione di cui abbiamo detto sopra, potrebbe anche non esserlo. Insomma, i punti sono complessi…ce ne sono parecchi oscuri da chiarire».
Tutto questo, a fronte di un contributo più basso…
«Siccome l’adesione è stata molto ampia, si è scesi a 55€/ ha (alcuni parlano anche di 45-48€/ ha), contributo minimo: è la metà di un importo già basso, ulteriomente ridotto. Insomma, a malincuore concludo che la norma è stata scritta male. Non si possono scrivere delle misure che non reggono ad un esame tecnicamente chiaro: le imprecisioni tecniche sono difetti che, in questo contesto, non deveno essere presenti. Ciò che poi accade è che sono necessari 40 e più chiarimenti che parlano agli agricoltori che fanno seminativi, quindi a tanti ettari della nostra agricoltura».
Autore: Azzurra Giorgio
Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Instagram e Linkedin