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A FERRARA -15%

Le notizie dai campi del ferrarese non sono positive, al termine di una annata molto complessa

Sono ormai alla conclusione le trebbiature del frumento nella provincia di Ferrara, dove abbiamo fatto un salto grazie alle testimonianze di Alfredo Bernard (Consigliere) e Luca Davì (Responsabile Tecnico) della Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra. Oltre a gestire un campo sperimentale con 30 varietà di frumento in prova (Leggi 30 VARIETA’ IN PROVA A FERRARA), la Fondazione ha un punto di vista privilegiato su tutta la provincia, grazie ad una rete di tecnici e cerealicoltori attivi sul territorio del ferrarese. I racconti in anteprima sono quelli di raccolti in calo in termini di rese, di almeno il 10-15%, e contenuti proteici molto scarsi. Solo i pesi specifici sono abbastanza buoni, mentre a soffrire sono soprattutto i frumenti di forza che non sono stati in grado di reagire ad una stagione davvero complicata dal punto di vista meteorologico.

Meteo complesso e operazioni in difficoltà

Alfredo Benard e Luca Davì ci confermano l’estrema complessità di questa annata che si avvia alla conclusione, con autunno, inverno e inizio primavera molto piovosi: da novembre a maggio, infatti, sono caduti 700-800 mm di pioggia che hanno pregiudicato la produttività e la qualità dei frumenti. Fortunatamente, con l’arrivo di maggio si è avuta una svolta: il mese ha avuto un andamento sostanzialmente regolare, con poche precipitazioni e temperature nella media.

Il maggiore fresco della prima quindicina di maggio ha consentito al frumento di chiudere il ciclo dopo un difficile sviluppo fenologico. A causa dell’estrema umidità, infatti, in tutta la provincia si erano avuti ristagni e asfissie che avevano impedito agli apparati radicali di crescere in modo soddisfacente: i campi si presentavano piuttosto radi, con accestimento scarso in uscita dall’inverno e poche spighe al metro quadro più avanti nella stagione. Tutto questo non faceva sperare in produzioni rilevanti.

Maggio ha dato un po’ di respiro

Le condizioni meteo di maggio hanno permesso a molti agricoltori, nonchè ai tecnici del campo sperimentale della Fondazione, di concludere le concimazioni di copertura, seppure con un po’ di ritardo. Si è riusciti ad apportare le unità di azoto necessarie così da risollevare una coltura che era in sofferenza. Sempre in maggio si è riusciti ad entrare in campo per eseguire i trattamenti fungicidi con tempestività, così che la pianta ha potuto riempire le cariossidi abbastanza bene.

Nel campo sperimentale le malerbe non sono state un problema perchè, in quella specifica località, le precipitazioni avevano dato delle pause, permettendo di effettuare i diserbi nelle finestre giuste. Ma non è stato così per tutti i cerelicoltori della provincia: molti sono riusciti a realizzare gli interventi ben oltre i periodi canonici, ormai con infestanti già sviluppate e, quindi, con risultati per nulla soddisfacenti. Stessa cosa anche per le concimazioni, così che l’annata è stata molto simile ad una corsa contro il tempo, come testimoniano i tecnici dell’areale ferrarese.

La variabilità della gestione delle pratiche colturali, unita alla naturale disomogeneità dei terreni e delle sistemazioni, ha avuto il suo riflesso nei risultati produttivi: rese e qualità sono molto altalenanti tra zone e aziende agricole e mostrano mediamente cali nelle quantità e nella qualità, a parte il peso specifico.

A Ferrara -15%

La trebbiatura nella provincia di Ferrara ha preso il via intorno alla metà di giugno, favorita dalla stabilità meteorologica, e si appresta a concludersi a cavallo della fine del mese. Il grano ha virato con l’aumento delle temperature e, in giugno, è seccato completamente. Inoltre, le operazioni sono state favorite da campi che non presentavano segni di allettamento, nonostante alcuni fenomeni di precipitazioni intense in giugno: in questo caso, è lo scarso accestimento ad avere giocato un ruolo favorevole.

Secondo le prime indicazioni dei tecnici riferite alla Fondazione Navarra, mediamente in provincia si osserva una riduzione del 10-15% della produzione rispetto allo scorso anno, con valori intorno ai 60-65 quintali/ettaro, seppure con una variabilità che determina una forbice molto ampia tra minimi e massimi. Dal punto di vista qualitativo, nella media i pesi specifici sono soddisfacenti ma sono molto bassi gli indici di proteine, con valori che difficilmente superano il 13. Su certe varietà si viaggia tra l’11 – 11,5, o addirittura meno. Questa non è una buona notizia, soprattutto per i grani duri, per cui la qualità è fondamentale nelle richieste dei mulini e dell’industria alimentare.

Con le difficili condizioni dell’inizio della stagione, hanno sofferto gli areali con terreni più umidi e stagnanti che, magari, avevano avuto in precessione soia raccolta molto tardi, in novembre. Dal punto di vista delle tipologie, si sono avvantaggiati i frumenti biscottieri, più tolleranti alle semine tardive e per cui non si richiedono caratteristiche qualitative elevate: questi hanno offerto produzioni relativamente maggiori. Peccato per i tanti che, a settembre 2024, avevano deciso di puntare sui frumenti di forza, seguendo i listini più favorevoli: in molti casi saranno, purtroppo, costretti a declassare la granella e venderla “nel misto rosso”, con tutte le conseguenze negative dal punto di vista economico.

 

Biscottieri OK

Alfredo Bernard e Luca Davì ci raccontano i risultati del campo sperimentale che si è presentato bene alla raccolta, con dati davvero elevati, a cui stentavano a credere. Le rese medie dei frumenti teneri sono superiori agli 80 quintali/ettaro e quelle del duro si collocano tra i 75 e gli 80. Nel caso di alcune varietà di biscottiero si toccano punte di 100 quintali/ ettaro. Il campo di Malborghetto di Boara, quindi, si colloca tra quelli dai risultati migliori della provincia, in cui le condizioni locali hanno premiato l’impegno dei tecnici.

Dal punto di vista sanitario, non sono state rilevate contaminazioni da micotossine. Anche le testimonianze dei tecnici del resto della provincia riportano una sostanziale assenza di problematiche legate alle micotossine, in particolare al Deossinivalenolo (DON).

Quali, a questo punto, le considerazioni sulla sperimentazione varietale? E’ molto complesso trarre conclusioni che abbiano una certa stabilità, in considerazione dell’estrema variabilità meteorologica delle ultime annate: certamente, si sono comportate meglio le qualità di biscottiero e gli ibridi che, relativamente, non hanno qualità intrinseche molto elevate. Gli agricoltori, quindi, dovranno riflettere sulle scelte di investimento con molta attenzione: puntare sulle rese di categorie meno esigenti, che pure hanno un mercato di filiere importanti nel nostro paese, o scommettere su quelle a più alto valore, accettando il rischio delle condizioni meteo?

Foto della Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra

Autore: Azzurra Giorgio

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